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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Provincia ili Sondrio
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   Il bacino Ili Chiavcnna non differisce, nella sua ossatura geognostica, dalla gran conca valteUineso propriamente detta, essendo come questa costituita nella massima parte da gucis e micaschisti alternati con schisti anfibolia ed interrotti da filoni granitici. Un vasto sollevamento ili schisti anfibolici — collegati a quelli della vicina Svizzera — è visibile nella regione di Sorico presso il lago di Mezzola, per riapparire alla riva opposta, connesso ai micaschisti, e più in alto ai graniti dei monte Spinga e della valle del Masino. Da Dubino a Chiavenna, territorio che dovette essere soggetto a grandi commozioni, è un disordine, un labirinto inestricabile di questi affioramenti: Chiavenna sorge entro un bacino di schisto antibolico, tutto circoscritto da micaschisti fino a Cast asegna.
   Oltre Sorico, in tutta la vallata del Mera e di San Giacomo hanno predominio assoluto i micaschisti, e tra questi ed i terreni alluvionali della valle giacciono i paesi di Sainolaco, Gordona e Mese: San Giacomo posa sullo gneis, (ìallivaggio e Campodol-cino sul micaschisto, figurano come accidentalità in questa vasta formazione lo schisto verde, sul (piale passa la strada nazionale dello Spinga, tra Gampodolcino e Spliigen, e quello consimile che si trova sopra Gordona: un grandioso dicco di granito trovasi sopra Gordona, e presso Chiavenna trovasi un ammasso di pietra oliare più bianca e meno arrendevole al tornio di quella che si scava in vai Maiolico.
   Nelle vicinanze di Menarola, di Mese, verso nord, si trovano traccio di antracite. La parte del bacino di Chiavenna, inteinantesi nella vai lìregaglia, ha qualche affinità e somiglianza geognostii a colla vai Malenco, per la natura delle rocce magnesiache elio vi abbondano: come le pietre oliali già ricordate, 1 serpentini di Chiavenna e di l'nita, i talepschisti di Villi e le rocce asbestifonui, che si trov ino oltre San Giacomo.
   .Minerali e Torbiere. — 1 monti della provincia di Sondrio e segnatamente della Valtellina hanno abbondanza di minerale di ferro : i principali giacimenti si trovano nel bacino di Bormio, a più di 2000 metri sul livello del mare, e consistono in ammassi di perossido idrato e concrezionato. Le miniere principali di ferro sono denominate Pcdeno/o, l'edmoletlo e Ferrarola ed appartengono al territorio della Valle di Dentro. Però al presente non è attiva alcuna miniera. Quando \ i si lavorava, il minerale estratto veniva trattato nell'alto forno di Preraadio (altra frazione del Comune di Valle di Dentro) ottenendone il 5S per cento di ghisa. Utra miniera di ferro si trova al monte Zebru in Comune di Valfurva, a 3000 metri sul livello del mare: è un minerale di ferro ossidulato magnetico, ottimo da mescolarsi nei letti di fusione, con quello ocraceo delle vicine miniere di Penedolo, in modo da ottenere il 07 per cento di ghisa. Si trovano pure filoni di ferro spatico in Val Venina, Comune di Piateda, sul versante meridionale della Valtellina.
   Le condizioni nelle quali si dibatto attualmente l'industria siderurgica lasciano pur troppo poca speranza di veder riattivate queste miniere in tempi vicini.
   Nel fondo delle depressioni si trovano eziandio notevoli giacimenti di torba: citiamo, fra gli altri, quello della piana di Piantedo, presso il lago di Como, producente una torba abbastanza buona, per quanto terrosa, e quella di Isolato, nella valle di San Giacomo, il cui prodotto viene consumato per uso domestico; anche nei dintorni di Tirano si trovano giacimenti torbiferi, ma per difficoltà inerenti alla loro ubicazione non fu possibile finora trarne profitto per usi industriali
   Acque Minerali. — La provincia di Sondrio, tanto nella regione valtellinese, quanto nella valle di San Giacomo o del Liro, è ricca di acque minerali, assai accreditate per le loro qualità terapeutiche. Le più famose di queste acque sono quelle di Bormio, sólfo-calciche, già conosciute nel tempo dei Romani e frequentate anche nel periodo niedioevale. Hanno una temperatura variabile, nell'estate, da 37 a 42 gradi centigradi: si usano tanto per bevanda che per bagni, doccio e fanghi. Sono limpide, insipide, quasi dolciastre. Hanno efficacia per le malattie cutanee, reumatiche, viscerali, uterine.
   112 — La S>atriu, voi. II.