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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Como
   fio
   Dal secolo XVII fino ai nostri giorni l'inclinazione artistica della popolazione del territorio coinacino non si è mai smentita: e se i Comacini hanno cessato d'essere specialisti 111 architettura e dì formare una particolare corporazione o categoria d'artisti, ciò lo si deve alle variate condizioni d'ambiente e di coltura, ed alla sempre maggiore diffusione della coltura artistica fra i popoli d'Europa, Yd onta di questo, ripetiamo, la tradizione artistica delle popolazioni comacine è tutt'altro che interrotta o spenta; essa è anche, nel nostro secolo, affermata da una schiera valorosa d'artisti d'ogni genere, che si conquistarono nell'arte nomi di prim'ordine, dei quali per non dire di taluno vivènte — accenneremo agli ultimi morti, artisti ammirati e noti in tutto il mondo: Vincenzo Vela, di Ligornetto, presso Lugano e Giuseppe Grandi — l'acclamato autore del monumento delle Cinque Giornate in Milano — nato nella malinconica vai Gamia, sopra Varese.
   *
   Como e l'Industria Serica. — Sarebbe, a nostro avviso, incompleta questa raccolta di notizie storico-statistiche-geografiche su Como e la sua provincia, ove 11011 fosse fatto, per quanto ristretto alle essenziali indicazioni, un posto ali industria serica, che in questa regione ha tradizione antichissima ed è giunta al grado massimo della intensità e della produzione, toccato 111 Italia, valendoci all'uopo dei dati e delle notizie d'una recentissima quanto dotta monografia del sig. Pietro Piiichetti, professore di tessitura nel R. Istituto industriale e professionale di Como, gentilmente fornitaci dalla benemerita Camera di Commercio ed Viti di quella città.
   Per l'importanza della sua produzione serica l'Italia occupa il primo posto fra le nazioni d'Europa ; anzi, il suo raccolto, nella media normale, è cinque volte maggiore di quello della Erancia e tre volte superiore ili quello complessivo delle, altre nazioni sericole d'Europa. Alla produzione ed alla lavorazione della seta sono collegati, in varie regioni, e nella lombarda in particolar modo, tutti i rami e le manifestazioni della vita economica: dall'agricoltura alle manifatture, dalle banche al commercio. Questa preponderanza, dall'Italia conquistata e conservata fra i paesi produttori della seta, non è cosa recente. Le sete italiane hanno, fin dal secolo XIII, riputazione di eccellenza bene stabilita, e nel medioevo già sostenevano la concorrenza colle migliori della Spagna e del Levante: in seguito, quelle prodotte in Toscana, Lombardia e Piemonte, diventarono elemento indispensabile alla vita delle manifatture francesi* svizzere e inglesi.
   Le sete lucide, uguali, fine, nervose, che si producono in Italia, non sono concesse a tutti i climi; epperò questi pregi, che sono conseguenza d'un clima più propizio alla coltura dei gelsi ed all'allevamento dei bachi, sono un monopolio naturale al nostro paese. Ciò peraltro — osserva il prof. Pinclietti — non toglie, che dei perfezionamenti introdotti nella sericoltura, nella trattura e torcitura, il merito principale non debbasi attribuire ai setaiuoli italiani, che. anche nei tempi di maggiore disdetta, per malattie del baco, non risparmiarono sacrifizi, studi, fatiche, tentath i per migliorare, o colle selezioni o cogli incrociamenti, la qualità e la vitalità delle loro razze. Su un prodotto complessi o di chilogrammi 41,397,325 di bozzoli, ottenuto nel 1886 in tutta Italia, la Lombardia vi è rappresentata per chilogrammi 16,928,449, vale a dire quasi la metà del prodotto generale, e più del doppio del prodotto delle due regioni — dopo la Lombardia — maggiormente sericole d'Italia, il Piemonte (chilogrammi 7,464,721) e la Toscana (chilogrammi 8,46S,698).
   L'Italia è perciò, dopo la Cina ed il Giappone, il paese che produce e inette una maggior quantità di seta greggia a disposizione delle fabbriche d'Europa e degli Stati Uniti: ed è naturale quindi, che,come si è visto negli ultimi anni, ad ogni causa di perturbamento economico, di ristagno o di squilibrio nei paesi di ultima lavorazione o di grande consumo della seta, l'Italia ne abbia a subire scosse gravissime pei la sua economia interna.