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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arti- Seconda Alla llalia
   lombarda, compiuto in tre secoli da architetti e m'iiltori campioni-si, primo dei quali fu un Lanfranco, probabilmente ili Ligunui, terra del Lugani-M*. Li un campioni-se fu il rosolie rrutrale della facciata; e la famosa torri' della (ìhirlaudiua, ima fra le pili elefanti e .slanciate d'Italia, eietta nel L'.JJ e compiuta alcuni anni prima rhe Giotto ideas.se, jirr la sua Firenze, il meraviglioso caiupauile di Santa .Maria ilei Fiori-, t* dovuta ari ini Illirico ila Campione, Monumento noli dissimile, indie proporzioni e negli elementi decorativi, dal Duomo di Modena, e il Duomo di Ferrara, datato dal 1 ll;i», e come dice una notissima iscrizione in mosaico — lavorato ila un Nicolai* scultore e ( ilieluio o Guglielmo autore, pre.siiniiltilmente della stessa corporazione di maestri raiii-pionesi che lavoravano a Modena. Alla Basilica ili Sant'Antonio a Padova lavorarono maestri lombardi, tra cui un Gian Itouo da Conio, e di questi Bono ila Como e ili vai d'intelvi, architetti e scultori, sene trovano a lavorare, nella prima metà del secoloXII, a Venezia, Ravenna, Arezzo e Napoli, ili Bologna ed altrove, mentre opere di stile lombardo, compiute tra il secolo XI ed il XIII, se ne trovano ancora a Faenza, ad Oliena ed Ancona (San Ciriaco), a Jesi, al monte Gargano, a Benevento, a Bari e Barletta nelle l'aglio. \*é diverso accade della Toscana, ove preludiano al rifiorimento dell'arte locale in Pistoia, in Pisa, in Lucra, in Prato, in Arezzo, in Siena, in Orvieto, in Assisi ed anche nell'alma Firenze. — iu una infinità d'opere, per la maggior parte ancora esistenti, due generazioni di Maestri Comacini, dei quali le cronache ed i monumenti locali conservano ancora i nomi: precursori indubhii del risveglio e dell'ingentilirsi dell'arte locale, che prese le mosse da Nicolo Pisano e da Arnolfo di Lapo, accentuandosi sempre più con Giotto. l'Orcagna e Donatello, all'apparizione dei quali i Comacini sgombrano, si può dire, dalla inedia e dalla bassa Italia, per raddoppiare d'intensità operosa in Lombardia: ove, dal secolo XII al XIV, si affermano con monumenti, per dire solo dei maggiori e tipici, che sono il coronamento della loro gloria e li consacrano all'ammirazione •Ielle più lontane generazioni: cioè l'Abbazia di Chiara valle, il Duomo di Monza, la Certosa di Pavia, il Duomo di Como ed il Duomo di Milano. Nominato il quale, ci sembra non occorra aggiungere altro.
   Nò si creila che con questi monumenti, unici nel loro genere, che oltre di provare il gusto raffinato e l'arditezza dei concepimenti dei Maestri Comacini. provano eziandio come la loro arte sia stata essenzialmente progressiva, come essi, cioè, si siano immobilizzati nei canoni fondamentali e nelle tradizioni antiche, ina abbiano seguito e sovente anche precorso, il processo evolutivo, artistico in questi cinque secoli, nè si creda, diciamo, che con quei monumenti l'arte comacina abbia detta l'ultima sua parola. Tutt'altro. L'arte comacina. che, dal secolo Vili al XIV, era stata molte volte precipuo e semine potentissimo fattore di progresso e miglioramento nel gusto artistico in Italia e fuori, nel secolo XV ed in quelli rhe seguirono non si ritrasse od insterili : ma entrò, coefficiente poderoso e vitale, in tutta la grandiosa evoluzione e rivoluzione artistica, che forma la gloria d'Italia del 1500 e del 1G00: e fra gli artisti più eletti di quel periodo la schiera dei Comacini, o Lombardi, oriundi nel maggior numero delle valli coinaciue, usciti dai lucoreri dei Comacini, creati intorno alle monumentali loro cattedrali, ha parte assolutamente predominante. Le maggiori fabbriche dell'Italia superiore, venute dopo il secolo XV, sono, più o meno, legate a nomi di maestri lombardi e comacini. che danno a Milano i Pellegrini, i Leoni, gli Agrate; a Verona i San Micheli; a Genova i Carlone; a Roma i Maderno, i Borroniini, e se si vuole anche i Barozzi, poiché si sa che il padre del Vignola era lombardo e, secondo il Ticozzi, della Yalsolda, territorio comacino.
   Né cessarono per questo le emigrazioni degli artisti comacini in più lontani paesi: e il colossale monolito del monumento di Alessandro I a Pietroburgo parla del comacino Antonio Adamiui ili Montagnola : e chi si senti l'animo di porre mano, senza profanare l'arte, ai restauri di S. Sofia in Costantinopoli fu Gaspare Fossati da Mozzate, comacino.