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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Como
   5!)
   In questo fatto la popolazione comasca ebbe 7 morti e lo feriti; gli Austriaci 28 morti ed oltre CO feriti. L'intera guarnigione, di 1500 uomini, oltre gli ufficiali, tenuta dapprima prigioniera, fu fatta partire disarmata e colla parola d'onore degli ufficiali di non pili battersi contro gli Italiani parola d'onore presto data, ma più presto ancora non mantenuta.
   Appena liberata ed assicuratasi dai nemici interni, Como mandò squadre armate della sua miglior gioventn, alle quali era lisi uniti molti e valentissimi tiratori ticinesi, in soccorso di Milano: e gli aiuti di Como giunsero alle porte di Milano in tempo per assistere all'ultima fase dell'epica riscossa dei cinque giorni Nella susseguente campagna Como contribuì largamente con nomini, armi e danaro alla causa nazionale: e non è certo da ascriversi alla mancata volontà dei Comaschi per bene se, deluse le tante speranze concepite nella primavera liberatrice, s'ebbe, nella state affannosa, il ritorno dello straniero, inferocito per gli scacchi e le umiliazioni patite, sitibondo di reazione e di vendetta.
   Nell'ultimo periodo della dominazione austriaca Como cooperò ardentemente alla causa della risurrezione, patria. V Como, più che altrove, preparavansi ai profughi lombardi e veneti, ai ricercati dalla feroce polizia austriaca, i mezzi per espatriare, rifugiarsi al sicuro, oltre il contine svizzero. A Como facevano capo tutte le pubblicazioni clandestine clic Mazzini, Cattaneo, Correnti ed altri patrioti preparavano a Capolago e Lugano, per essere introdotte in Lombardia e nel Veneto, onde tenervi viva ed ardente la fiamma dell'amor patrio, onde preparare la riorganizzazione delle forze nazionali e bandire la nuova riscossa. La tipografia italiana di Capolago, a poche miglia dal conline comasco, era il centro principale di queste pubblicazioni. Anima del pericolosissimo lavoro di introduzione a Como e poscia a Milano, a Brescia, .Mantova e Venezia era il comasco Luigi Dottesio, libraio, borissimo repubblicano, uno dei martiri più puri e generosi che si sieno offerti alla causa italiana. Egli aveva organizzato, servendosi dei contrabbandieri e talvolta anche di signore, coraggiosamente prestantesi all'opera, tutto il servizio d'introduzione e diramazione principale di quegli stampati. Arrestato sul confine, nel giorno lu gennaio 1851, mentre rientrava in Como, fu trattenuto per alcun tempo nelle carceri di quella città ; indi, perchè scoperto un tentativo fatto per procurargli la fuga, mediante corruzione a peso d'oro d'un carceriere, fu mandato a Mantova, poscia a Venezia. Là gli fu istruito uno di quei processi statari, conclusione inevitabile dei quali era la forca, l'infame capestro; l'il ottobre dello stesso anno, dopo che tutte le arti poliziesche si melarono vane per fargli confessare chi fossero 1 suoi complici nel diramare gli stampati pericolosi pelle città del Lombardo-Veneto, Luigi Dottesio morì eroicamente, strangolato da un carnefice inesperto e con un nuovo sistema detto del paletto, il quale fece soffrire al paziente orribili torture, tanto che dopo un quarto d'ora di lavoro del boia, ancora vivo, emise un grido e fu strappato dalla corda. Poco appresso il carnefice, preso d'orrore di sè medesimo, s'impiccò !
   L'alba della liberazione spuntò per Conio, col giorno 27 maggio 1859, all'indomani, si può dire, della liberazione di Varese. La colonna dei Cacciatori delle Alpi, ì volontari comandati da Garibaldi, continuando la marcia trionfale intrapresa da Sesto Calende tre giorni prima, si scontrava la mattina di quel dì a San Fermo, sull'altipiano, sulle colline di Vergosa, lungo la strada da Varese a Como, con 1111 grosso corpo dì Croati e d'altra gente austriaca ragunaticcia, formanti un complesso di forze maggiore di quattro volte. Nondimeno 1 Garibaldini provocarono la battaglia, la quale fu, per oltre quattro ore, accanita; ma si chiuse col trionfo dei Cacciatori delle Alpi i quali ebbero così libero il passo fino a Como, ove la loro avanguardia giungeva, mentre alla Cainerlata ancora avvenivano gli ultimi scontri colla colonna austriaca in ritirata. La liberazione di Como, a San Fermo costò ai volontari garibaldini 120 uomini fuori di combattimento, tra morti e feriti. Dei primi fu il valentissimo capitano Carlo De Cristoforis, della nobile e patriottica