l'urlo Kccomla Alla Italia
ricacciarono dalla ritti ili cui rinforzarono le porto e .spensero tosto gli incendi. Costretti a rientrare nella loro città, i Milanesi, a riparare ni doppio scorno patito, usarono di ogni arte per sollevare contro Conto le città vicine ed i paesi ilei lago: cosi ottennero la ribellione a Conio di Cantò, di Lecco, di .Menaggio, di Grnvedoiia, di liellagio, dell'Isola Coiiiacina —allora presidiata da mi forte castello ili Lugano e ili altre terre circostanti. Attorniata da tanti nemici e minacciata continuamente ila un nemico si poderoso qual era Milano, Como affrontò la lotta ila sola, e si accinse alla resistenza durata dieci anni, per modo che diede occasione ad un poeta, pressoché .sincrono rimasto anonimo, ili descrivere quella guerra e la catastrofe ila cui fu terminata, paragonandola nientemeno che alla guerra ed alla catastrofe di Troja. (igni anno i Milanesi ed i loro alleati, nella stagione estiva, venivano alle olfese contro Conio con forze sempre più agguerrite e numerose. 10 Como resisteva con incredibile ardore, infliggendo (piasi sempre rumorose sconfitte ai suoi nemici. Così potè punire quelli di liellagio e dell'Isola Comacina della loro ribellione; potè armare una flottiglia per punire Lugano e mantenere iu soggezione i paesi di quel lago che non ancora s'erano ribellati : e, precedendo d'oltre tre secoli l'ardiniento dei Veneziani, tra il lago di Loppio ed il lago di (iarda, e d'oltre Sette secoli quello ili Garibaldi nelle pampas americane, sapendo clic i Milanesi e loro amici guardavano il passo della valle della 'fresa per coglierli alle spalle, caricarono una flottiglia su appositi carriaggi e, condottala in prossimità del lago Maggiore, quivi la vararono, e giungendo improvvisi da tergo sul nemico riuscirono a cacciarlo ila quel passo, importante per le comunicazioni dei tre laghi.
Anima della difesa era il vescovo Guido e quando questi inori, nel 112ò, cominciarono a cambiare le sorti della guerra, fi ti allora per i Comaschi sempre vantaggiose. Nell'estate del 112(1, al nono anno in cui la guerra riprendevasi, i Milanesi ebbero importanti vantaggi, onde si convinsero clic nell'anno vegnente, raddoppiati gli sforzi, avrebbero ottenuto il definitivo trionfo. Infatti, nel 1127, non aspettarono neppure l'estate. Sapendo i Comaschi stremati di forze e corti a danaro, avanti che potessero provvedere, non appena la primavera fu dichiarata, i Milanesi, ben preparati, si portarono a Como per stringere la città di regolare assedio, cosa che fin allora, per la gagliarda difesa dei Comaschi alla campagna, non era loro riescila. Se si vuole prestar fede al poeta comasco — certo inesatto ed amplificante per render più eroica l'ultima fase del suo poema — i Milanesi tirarono nella Lega, oltre le località del lago più so]ira dette, varie città della Lombardia e fuori, quali: Pavia, Novara, Vercelli, Asti, Alba, Albenga, Cremona, Piacenza, Mantova, Bologna. Modena e Vicenza ed il giovane conte di Biaudrate. Ma ciò è inverosimile, non avendo allora quelle città nessuna ragione per osteggiare Como, e. non trovandosi por giunta nei documenti sincroni alcuna menzione del fatto. Aggiunse il poeta comasco clic i Milanesi avevano assoldati varii ingegneri da Pisa, specialmente esperti nell'arte di indirizzare le mine, ed altri da Genova, per erigere torri e macelline da guerra, ecc., trasportando evidentemente le vicende della presa di Gerusalemme al caso di Como. Dal canto loro i Comaschi si prepararono come meglio poterono per sostenere quell'urto, cui capivano sarebbe stato il definitivo dell'aspra contesa: e, con una sortita disperata, tentarono d'incendiare le balestre, gli arieti e le altre macelline ili guerra dei Milanesi, operanti contro le mura della loro città. Non riessendo, imbarcarono le donne ed i fanciulli e tutte le cose più preziose da essi posseduto, che rifugiarono nell'agguerrito castello di Borgo Vico, risoluti ili quello di sostenere tino all'estremo la difesa. Sfondata, a furia d'arieti, una parte, delle mura, i Milanesi entrarono per la breccia; ma furono ben sorpresi di trovare, nel cuor della notte com'erano, la città disabitata, le case aperte e vuote di persone, ili roba. Temendo d'una sorpresa ristettero dall'avanzarsi fino all'alba: solo a giorno s'accorsero che la città era effettivamente evacuata e che i Comaschi s'erano