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Dintorni di Como.
Ni dintorni deliziosissimi di Como .sono aldini monumenti di ;iIto valore storico ed artistico die non possiamo dispensarci dal descrivere. Primo fra questi è il castello del BarmMIo (fig. \i). Si sale al colle, sul quale gli avanzi di questo castello si trovano, per una comoda, romantica strada, in meno di nu ora e mezzo. l>a quelle alture si gode un'incomparabile vista, tanto sul primo bacino ilei lago di Como, (pianto sulle sottostanti colline della Brianza e sulla più lontana pianura milanese.
Le origini del lìaradello risalgono alla più alta antichità. 11 nome lo si vorrebbe derivato da una espressione greca significante < torre dell'occidente >. Kd infatti, specie nel periodo degli equinozi, il sole, rispetto a Como, tramonta precisamente dietro al colle ed alla sua vecchia torre. La sua posizione isolata, a guardia di Conio, del lago, di fronte alla grande pianimi lombarda, pare tanto indicata, che gli storici lo ritengono sia uno dei ventotto castelli distrutti—fecondo Tito Livio — nel Comasco da .Marco Claudio Marcello, quando nell'anno 507 di Bruna trionfò definitivamente degli Insubri dominanti in questa regione. Nel medio evo il nome di Baradello (villa qualifica di Castello Nuovo — appare per la prima volta in un diploma del secolo Vili, mediante il (piale Luitpiando, re longobardo, fa varie donazioni al vescovado di Como, e questo castello compreso. Qualche storico assegna a Luitprando medesimo la ricostruzione del castello; ma ci pare cosa poco verosimile, che qin 1 re facesse ricostruì re, e con non lieve dispendio, quel castello per farne poi subito donazione al vescovo di Como, l'in logico è, all'incontro, il supporre che il castello esistesse già al tempo di Luitprando — eretto ni periodo più battagliero, quale, ad esempio, fu l'ultimo periodo d#a dominazione gotica — e che Luitprando, per sollevare l'erario regio dalle spese di custodia e di presidio di quel castello, lo abbia affidato alla curia vescovile di Como, che più agevolmente, e più direttamente poteva ad esso provvedere. Di queste donazioni, diremo cosi, pelose, ne sono piene le storie italiane del medio evo.
Durante il periodo comunale, il castello del Baradello assunse una grande importanza, come maggiore propugnacolo dei Comaschi contro la minacciante Milano. Kd i Milanesi, nelle loro guerre contro Como, non risparmiarono certo il Baradello, poiché nel 1127, avutolo, in gran parte lo smantellarono. Allora, secondo gli eruditi e gli storici locali, il castello del Baradello si stendeva per la china del monte verso mezzodì, e le sue mura di cinta larghissime comprendevano anche il villaggio, che forse per le sue stesse fortificazioni fu detto Ca-Merlata - ora aiiienissima ed importante frazione del Connine di Como. Quivi accampò più volte l'esercito di Barbarossa, e dalle informazioni dei cronisti sincroni, sappiamo che vi erano quartieri per la guarnigione, palazzo per il podestà ed una chiesa — che è quella antichissima di San Carpoforo, della quale parleremo più sotto. Barbarossa riparò, o fece, secondo il solito, riparare dalla popolazione il castello dai danni subiti dai Milanesi, assumendosene poi tutto il merito; vi dimorò più volte, tanto al colmo della potenza, allorché decretava la distruzione di Milano, quanto nel momento della maggiore sua umiliazione, dopo la battaglia di Legnano, accoltovi dalla moglie che già si credeva vedova.
Nel periodo delle discordie fra Guelfi e Ghibellini, e nella lunga disputa che Tor-riani e Visconti fecero della supremazia loro su Milano e su Lombardia tutta, intorno al Baradello si annodano i ricordi di varie fazioni guerresche e d'una tragedia die segnò il declinare della fortuna torriana. Sconfitto ila Ottone Visconti, arcivescovo di Milano alla battaglia ili Desio (;>7 gennaio 1:277) e fatto prigioniero, Napoleone Della Torre fu condotto al castello del Baradello, insieme ad altri suoi fratelli e congiunti, cioè. Corrado. Mosca, Carnevario. Krecco, Lombardo e Guido. Questi furono chiusi nelle prigioni: ma Napo, come il principale della famiglia, a maggior strazio e dileggio, fu