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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Como
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   soddisfazione ai cittadini >. A tal line furono consultati diversi periti dell'arte, massime Cristoforo da Sollario, denominato < il Gobbo > — lavorante allora nel Duomo milanese, artista di gran nome. Naturalmente il Solari, per (pianto commendasse il lavoro di Tommaso Rodali, trovò da emendarlo in qualche parte, e preparò all'uopo un nuovo modello. La fabbriceria convocò, oltre che il Solari ed il Roda ri. un adunanza di architetti e maestri, fra 1 quali erano Giovanni Molteno e Pernardino da Legnano, onde sì prendessero le deliberazioni che dovevano assicurare alla fabbrica la migliore riescita possibile.
   In quell'adunanza, e nelle altre che seguirono, protraendosi la disputa per oltre quattro mesi, Tommaso Rodali sostenne vigorosamente il proprio progetto, tinche si venne ad mi amichevole accordo fra lui ed il Solari — fermato sii un verbale del 2 maggio 1519 — col quale si stabiliva di seguire, col consenso di Tommaso Rodari da Mareggia, il modello presentato dal Solari. Il Ciceri, che potè vedere i (lue modelli ed esaminarli, afferma che non v'era fra i due differenza sostanziale se non nell'esterno del coro, presentato dal Solari con maggior sveltezza ed eleganza di linee, ed allargato di due finestre: pel rimanente il progetto del Solali era in tutto simile a quello del Rodai ì.
   Laonde si può dire abbia perfèttamente ragione la lapide, che si legge nel poscoro, all'esterno, attribuendo il meiito dell'opera al maestro Tommaso Rodari da Mareggia.
   Il valoroso artista, che gran parte della sua vita e tutto il suo genio spese intorno al Duomo di Conio, non potè vederne il sospirato compimento.
   Nel 1520 maestro Tommaso de' Rodari da Ma-roggia doveva già essere morto, non essendo, dopo quell'anno, fatta menzione di lui, nei registri della fabbrica, ed essendosi, appunto in quell'anno, nominato architetto e scultore della fabbrica Franchino della Torre, da Cernobbio, il quale la condusse avanti sui disegni del Rodari e del Solari. — Il tempio fu compito — eccetto la cupola — nel 15G4 da Leonardo da Canina, architetto e scultore, pur esso del territorio comacino, siccome eomacini furono tutti gli artisti principali, che dal suo inizio misero mano in quest'opera d'arte insigne.
   Spettava ad un siciliano, a Filippo Luigi Javara, messinese, architetto del re di Sardegna, di rompere la tradizione dei Maestri Comacini, apponendo nel 1731 la sua cupola barocca, su quel monumento sorto cogli intendimenti dell'arte italiana, tra il finire del medioevo e lo sbocciare radioso del Rinascimento nel meraviglioso Cinquecento. La cupola del Jnvara, ricca, bella, fastosa, per se stessa e per arditezza di slancio, è, rispetto al monumento a cui sovrasta, una stonatura stridente, quasi quanto lo è la stolida cupola del Fuga, sull'incomparabile mole d'architettura arabo-normanna della cattedrale di Santa Rosalia in Palermo.
   Tale, è nel suo carattere, nelle sue linee principali, il Duomo di Como, sulle cut vicende 11011 sarà discaro al lettore che ci siamo alquanto estesi, trattandosi d'opera d'arte d'ordine primario, che viene terza, dopo il Duomo di telano e la Certosa di Pavia, fra i monumenti sacri di Lombardia, posteriori al mille, ed inspirata a quello stile, che tanta parte ebbe nel rinascimento artistico non solo d'Italia, ma di tutta Europa, e che fu detto ueo-lombardo 0 gotico moderno.
   Fig. 7. — Corno: (Minio il Vecchio sulla facciata ilei Duomo (ila fotografia di Nessi).