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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Gonio
   31
   ancora si conservano della fabbrica gli si è assegnato il salario di soldi 34 al giorno: paga non certo conveniente per chi avesse rivestita la qualità di supremo direttore dei lavori; di più dagli stessi registri risulta che fu pagata al suddetto maestro Luchino di .Milano la somma di lire 2, per dare un pranzo < a tutta la maestranza pei' la Benedizione della Ruota, posta nell'occhio, ossia rosone della facciata, sopra cui vi è il globo >. — E dopo questo fatto, che inette maestro Luchino di Milano al suo posto di bravo ed intelligente capomastro, esperto esecutore degli altrui concetti, il suo nome scompare dalla storia del Duomo couiense, nò altro si sa di lui.
   All'incontro subito un anno dopo, dovendosi intraprendere un lavoro di grande importanza quale le cappelle laterali e l'abside, appare, e questa volta giustamente, irrefutabilmente, il nome di un vero e grande artista, che al Duomo comasco ha legato la sua gloria maggiore. Ed è Tommaso dei Rodali da Maroggia sul lago di Lugano: il liliale con atto pubblico, rogato il 20 luglio 1187 dal notaro sei' Antonio Rusca, viene nominato in qualità di statuario ed ingegnere generale della fabbrica, come appare dall'annotazione fatta nel registro della fabbriceria, cosi concepita: < Maestro Toni-masiuo, fabbricatore di statue ed ingegnere della fabbrica di Santa Maria Maggioro di Como, eletto e costituito da tutti i deputati di detta fabbrica, come consta da istru-mento consegnato da scr Antonio Rusca notaro e procuratore di Como del dì 20 luglio 11-87 e finché sarà compito l'edilizio di detta fabbrica ». — Tommaso Rodari era figlio di un maestro Giovanili da .Maroggia. Dove abbia imparato l'arte non si sa; ina è presumibile che, come tutti i suoi compagni, abbia fin da fanciullo lavorato in quelle vere scuole d'applicazione che erano le botteghe dei vecchi artisti ed i lavoreri delle antiche, grandiose cattedrali. 11 Merzario, ne' suoi Maestri Con/acini, ne traccia questo indovinato profilo artistico. < Crebbe in quell'età, nella quale l'arte aveva la scorza vecchia e prepara vasi a vestire la nuova; laonde in lui si nota una differenza e quasi un contrasto di linee e di forme, che vanno bensì lentamente accomodandosi ed appianandosi, ma presentano qua e là, anche quando ricercasi la morbidezza e la gentilezza, un qualche cosa di duro e di tagliente. E una specie di Andrea Mantegna della scoltura con la sua grandezza ed i suoi difetti >. II nome e la gloria di Tommaso Rodari ebbero tarde rivendicazioni. Il Vasari, ad esempio, che di tanti artisti di assai minor merito e di altri ora affatto dimenticati fa le lodi sperticate, di Tommaso Rodari, l'autore delle cose più mirabili che adornano il Duomo di Como, in fatto di scoltura, e l'architetto delle maestose cappelle ai bracci della croce e dell'abside imponente, non ricorda neppure il nome. Spettava specialmente agli stranieri, come il Burclikardt, al Liibke ed al Hahn, di rivendicare il merito e la gloria di questo arteiice —certo da annoverarsi tra i migliori del suo tempo — e di richiamare su di esso l'attenzione degli studiosi e degli artisti.
   I primi lavori fatti da Tomaso Rodari per il Duomo di Como sono le statue di Sant'Ambrogio, Santa Maria Maddalena, dell'Arcangelo Gabriele, della Vergine per l'interno, ed altre otto per la facciata, che, sebbene danneggiate dal tempo e dalle intemperie, sono, per il disegno e le movenze, prova della valentia dell'artefice, che le modellava e scolpiva.
   Questi lavori erano compiuti quando Tommaso Rodari fu nominato architetto ed ingegnere del Duomo. Avuta l'alta carica, Tommasino si pose tosto all'opera, costruendo — siccome allora, più che adesso, era usanza «-—¦ il modello in legno del compimento del Duomo, cioè, le cappelle laterali, il coro e la cupola, ed esponendolo nella sua bottega per sentirne i giudizi del pubblico. Gravi difficoltà si opponevano alla sollecita esecuzione del progetto, cioè l'approvazione del modello; la facoltà dalla autorità civile alla ecclesiastica di occupare e demolire alcuni edilìzi attigui alla chiesa; il danaro. Quanto al danaro fu trovato colla vendita di beni pertinenti alla fabbriceria del Duomo stesso, vendita accordata da Gian Galeazzo Maria Sforza, con lettere patenti del 5 luglio 1492,