Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Como e Sondrio', Gustavo Strafforello

   

Pagina (30/522)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (30/522)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   JCi
   I al U* Sfviui la
   Alla Ila
   MONUMENTI COMACIN1
   li Di-omo (tigg. 2-7). 11 uiumiiuento di cui uwn.'gioniiaite ed a Riusi») titolo jiinr-gogliscono i Comaschi è il loro i(nonio. L'edilizio, come ili tutto lo anlirlio chiose, perfettamente oriontat. sorge nella pia/.*®, so 11011 maggioro, corto più mitralo oil aristocratica della vecchia Como: < Chiesa, feiiihilismo, comunità scrive Cesare Gaiitu
   sono i tre elementi che, nella società del medio evo, trovanti uno accanto all'altro, intenti reciprocamente a soverchiarsi, e dal loro cozzo generando la moderna civiltà. Ili questa unione, non potrebbe trovarsi ini simbolo più Indio che nella piazza maggiore di Como. II Duomo a destra rappresenta il potere ecclesiastico; la torre, a sinistra il fendale; di mezzo a loro sorge il palazzo colla ringhiera, da cui i magistrati comunali ragionavano al popolo congregato ».
   Il Duomo di t'orno è opera cospicua — dopo quello di Milano e la Certosa dì l'avi a reputata anzi la maggiore in Lombardia lasciata da quella corporazione (se propriamente tale si può dire) d'architetti, scultori, fabbricatori di chiese, palazzi e nioniinieiiti. tanto celebri nel medioevo ili Italia e fuori, conosciuta sotto il nomo generico ilei Maestri Comaciiii e C'ampionesi, della quale diremo più particolarmente in appresso.
   Non vi sono intorno alle origini della primitiva chiesa cattedrale in Como notizie molto sicure 11 Ciceri, che vi studiò appresso nella prima parte del nostro secolo, e fece ricorrile accuratissimo, compulsando documenti ed archivi, dichiara di non essere riescilo a trovare atti importanti ed interessanti prima del 1139, avendo gli incendi, le guerre, le discordie cittadine, l'incuria, il tempo, distrutto quanto avrebbe potuto recare luce sicura intorno a questo importante soggetto della storia comasca.
   Lo notizie più accertate recano che intorno al mille (1013) nella località ove ora sorge il maestoso Duomo commise sorgesse la chiesa di Santa Maria Maggiore, coll'aii-nesso episcopio: chiesa che subì gravi danni liei secoli successivi, durante il periodo delle guerre comunali, e specialmente tra Como e Milano. Oltre che dal tempo — il che fa credere fosse opera vetustissima, cioè attaccantesi ai primi secoli del Cristianesimo. come in gran parte quasi tutte le antiche cattedrali rifatte a nuovo dopo il mille, e nel periodo comunale particolarmente (secoli XI, XII e XIII) — questa chiesa aveva subito gravi ingiurie anco dagli uomini, dalle guerre frequenti e dalle altre poco liete vicende, a cui in quei secoli furono soggette le città lombarde. Grandi erano i reclami dei vescovi comaeini. ed anche del popolo, per lo stato e 1' angustia della ( hiesa cattedrale, ed insistenti le domande fatte alla città per il suo rinnovamento. Sul principio del secolo \1V, essendosi chiuso il periodo delle guerre comunali, ed assopite in parte, anche per il formarsi delle signorie locali, le discordie cittadine, la citta ili Como, provando i benefici della pace, pensò alla sua cattedrale: voto delle generazioni precedenti. Furono studiati ed intrapresi i lavori: ma, intorno al 1335. essendosi impadronito della città \zzone Visconti, e volendola, a guarentigia del proprio dominio, munire di fortificazioni, fece sospendere i lavori della cattedrale, per prolungare le mura della città ed erigere in quei paraggi un fortilizio: onde, al dire di Galvano rianima, restando una parte della città entro quelle mura e l'altra fuori, il vescovo ed ì canonici dovettero trasportare altrove la loro sede ed andare ad officiare nella chiesa di San Fedele, vetustissima sì, ma non conveniente e troppo angusta pei bisogni della cresciuta città. Ciò scontentò assai i Comaschi verso la nuova signoria e molti e replicati furono i reclami che mossero ai signori di Milano e di Lombardia.
   Soltanto sullo scorcio del secolo XI\ riesci al vescovo di Como, Enrico Sessa, farsi ascoltare da Gian Galeazzo duca di Milano ed ottenere che, mutata la fronte della fortificazione, venisse riaperta ed officiata l'antica chiesa di Santa Maria Maggiore: la qual cosa si effettuò nel LISO con grande giubilo della popolazione. Ma la lunga incuria e le vicende subite precedentemente avevano dimostrato essere urgente alla