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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Monza
   479
   e colla evidente indicazione del suo uso ci porta all'èra fortunosa dei liberi Comuni italiani, occupa un vasto parallelogramma e comprende al pianterreno cinque robusti ardii sul lato maggiore e due nel minore, formanti un porticato,, nel quale per solito venivano i cittadini a trattare dei loro all'ari o ad ascoltarvi le deliberazioni del Consiglio generale del Comune che si adunava nel vastissimo salone superiore. A questo si accedeva mediante due rampe di scale iti marino bianco, poste sul lato orientale della fabbrica; rampe ora scomparse. Attualmente si entra nell'Arengario, mediante un cavalcavia che ne congiunge il lato occidentale col v icino palazzo del Pretorio. L'interno del palazzo è ormai tutto rovinato dagli scompartimenti e dai ripieghi che in ogni tempo si dovettero fare per allogarvi uffici pubblici, e sotto il Regno d'Italia per installarvi il Tribunale civile e penale.
   Sul lato destro della fronte settentrionale del palazzo si erge una robusta torre quadrata e merlata, terminante come tutte le consimili fabbriche del tempo, in un pin a colo conico. Su questa torre si credette per lontana tradizione collocato il terzo degli orologi a soneria costrutto dal famoso Giovanni Domli— il quale in quei tempi stava al servizio dei Visconti signori di Milano, collo stipendio di circa duemila fiorini all'anno, e colla fatila < di genio più che umano >. j\Ia più Fig-. 137. — Monza : L'Arengario (da lutugr. di Bianchi).
   accurate indagini appurarono che
   quell'orologio fu collocato invece, come si è detto, sulla torre del Duomo; e fu il terzo costrutto dal celebre meccanico; il primo, venne collocato nella torre di San Gottardo in Milano nel 1339; il secondo a Padova nel 1314, il terzo è questo di Monza finito nel 1347. Come si vede, il lavoro di uno di questi orologi importava al Donili da tre a quattro anni.
   Sulla facciata meridionale dell'Arengario è la piccola tribuna in marmo bianco, dalla quale i pubblici banditori leggevano i deliberati del Consiglio generale ed i bandi dei consoli e del podestà. È opinione di alcuni archeologi, che questa loggia sia stata aperta in epoca posteriore alla costruzione del palazzo, e che in origine ì bandi e le decisioni del Comune si pubblicassero dall'alto della scala sulla fronte orientale del palazzo. Sulla spalletta di questo balcone, che sovrastava al mercato dei pesci e delle civaie, si veggono ancora scolpiti ili cinque campi ; due Liscie viscontee, un cimiero, una luna crescente e nel mezzo un'aquila che tiene fra gli artigli un cerbiatto,