Monza
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con tante speranze, avrebbe voluto cingerla ; ma non gli fn dato, perchè allora la storica Corona, insieme ad altri oggetti del tesoro monzese, Irovavasi impegnata presso dei banchieri, che per maggiore sicurezza la trasportarono in Avignone. Stette impegnata 46 anni e fu riscattata nel 1345. Dieci anni dopo fu cinta dall'imperatore Carlo IV e più tardi, sembra, anche dall'imperatore Sigismondo, nel 1431. Anche in questo periodo 11011 si ha notizia della leggenda del Chiodo: e per giunta i Milanesi davano sì poco pregio a questa Corona, della quale si fregiavano i re d'Italia — contro l'autorità dei quali, ledente l'autonomia e la supremazia loro, sentivano per legge storica insuperabile avversione — che di sovente la chiamavano corona di paglia, a significazione della nessuna importanza che si dava tanto al titolo che alla cerimonia d'incoronazione dei re d'Italia. E si comprende, poiché, come ben dice il Cantò, < ciò non acquistava alcun diritto alla nazione, non simboleggiava alcun patto, stretto fra popolo e re, dinanzi a chi tutela i popoli e consacra i re; e perciò non fn grave scapito agli Italiani che siasi dismessa quella vana cerimonia >.
Carlo V chiuse le rappresentazioni medioevali colla Corona ferrea quando, nel 1530, si fece incoronare in Bologna dal papa Clemente VII: patto tristissimo (li quella incoronazione l'eccidio della libertà fiorentina, ultimo lampo delle popolari libertà italiane, venute su dal l'èra gloriosa dei Comuni. < Tre giorni innanzi di ricevere da questi (papa Clemente VII) la corona d'oro — scrive Gaspare Bugattì in continuazione di Paolo Giovio — si coronò della Corona di ferro che si suol prendere in Milano: questa fu portata a Bologna da due ambasciatori della terra di Monza, che furono Paolo Velato e Polidoro Vecchi, uomini gravi >.
Di questo Vecchi o Vegio si legge ancora l'iscrizione funeraria — ricordante il fatto della sua gita a Bologna colla deputazione che vi portò la Corona ferrea — nel passaggio fuori della porticina laterale, a destra di chi esce dal duomo di Monza.
Dopo Carlo Via Corona ferrea non fu più toccata che da Napoleone I, il quale facendosi incoronare con pompa straordinaria il 26 maggio 1805 nel duomo di Milano — come a Parigi, il 2 dicembre 1804, s'era fatto incoronare imperatore dei Francesi — nel momento in cui l'arcivescovo cardinale Caprara stava per mettergliela sul capo gliela tolse di mano, e cingendola da sé pronunziò le stoltissime parole: <¦ Dio me l'ha data, guai a chi la tocca >. — In commemorazione di questo fatto Napoleone istituì l'Ordine cavalleresco della Corona di ferro, delle cui decorazioni, durante tutto il periodo del Regno Italico, si fece larghissima distribuzione.
L'ultima incoronazione o redimizione, avvenuta colla Corona di ferro, fu quella del 0 settembre 1838, in persona di Ferdinando I imperatore d'Austria, che volle la cerimonia dell incoronazione 111 ossequio alla volontà del suo predecessore, il quale aveva decretato e fatto riconoscere dai re della Santa Alleanza l'obbligo nei suoi successori di venire in Milano a cingervi questa Corona onde affermare il diritto loro sull'Italia. Fu quest'incoronazione fatta con straordinario sfarzo e coll'intervento delle rappresentanze di tutti i sovrani d'Furopa ed alla presenza di re, duchi, granduchi e (Inchini, dai (piali rialia era allora governata, mentre martiri generosi avevano già dato il loro sangue, la loro vita, la loro libertà alla causa della patria: mentre tanti Italiani ramingavano esuli di paese in paese, senza patria, o combattendo in Ispagna, in Grecia, in America per la libertà di altri popoli; fu quest'incoronazione, insultante al dolore, alla sventura, al lutto di tutta Italia, che strappò a Giuseppe Giusti la più terribile, la più amara delle sue satire politiche.
Dopo quel fatto la Corona ferrea se ne stette chiusa nella sua custodia fino al 1850, epoca in cui gli xVustriaci, prima di sgomberare la Lombardia, la portarono per maggior sicurezza a Mantova, ed a Venezia poscia. Quivi fu tenuta fino al 1860, nella (piai egea, dopo la campagna — poco fortunata per le armi italiane — venne, per l'intromissione di Napoleone III, restituita al Governo italiano e riportata a Monza,