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l'arte Seconda — Alta Italia
fregio a compasso fermato ria lastrine d'oro sorgenti dal fondo, riempite da granate tagliate con tanta precisione da rendere al fregio tutta l'apparenza di uno smalto riuscitissimo.
Il tesoro monzese, detto anche Flaviano, perchè la regina Teodolinda usava talvolta anche il prenome di Flavia, serba tre dittici consolari in avorio di altissima importanza storica ed artistica. 11 più antico di questi è lavoro del principio del secolo V e rappresenta in una tavoletta un guerriero impugnante la lancia in atto marziale e colla sinistra appoggiata allo scudo; nell'altra tavoletta è la figura di una matrona romana con un fanciullo : si ritiene che il guerriero sia Ezio e la matrona Galla Piaci dia, madre dell'imperatore Yalentiniano III. Le figure sono disegnate e scolpite con arte non ancor guasta dalle maniere bizantine e le tavolette serbano tuttavia una pellucidità perfetta, sorprendente, assai rara in oggetti di tanta antichità e passati per tante inani. Segue per ordine d'età il dittico, detto di Boezio e della Musica, lavoro della prima metà del secolo VI, nel quale, confrontato colla purezza di disegno del primo, si nota subito la rapida decadenza dell'arte, dopo la catastrofe dell'impero d'Occidente. Una tavoletta di questo dittico rappresenta un uomo seduto sotto una magnifica loggia a colonne, con libri e carte ai piedi che ne denotano l'indole studiosa e nel quale gli eruditi vorrebbero raffigurato il console Boezio. Nell'altra tavoletta è una figura di donna suonante un plettro decacordo, allegoria della musica, arte fra le altre preferita dal famoso console filosofo e martire, forse, dell'idea o del desiderio di riveder l'Italia liberata dai barbari e Roma ritornata alla primitiva grandezza. Il terzo dittico è lavoro di carattere affatto bizantino del VII secolo e rappresenta il re Davide ed il pontefice Gregorio Magno in paludamenti proprii agli imperatori d'Oriente. Altri avorii sono posseduti dal tesoro di San Giovanili in Monza, tra cui una tavoletta colla glorificazione della Vergine, anteriore al mille ed altri d'epoca posteriore a questa, tra cui una buona tavola figurata del secolo XV.
Di molto interesse artistico e di grande valore archeologico sono le varie croci possedute dal tesoro di Monza, taluna delle quali di rimarchevole antichità. Fra queste notansi la croce capitolare del VII all'Vili secolo, la croce detta del Regno o di Berengario (fig. 132), lavoro del secolo IX, in forma greca e cosparsa di gemme e di perle; croci e pettorali e la croce latina in legno fino intagliato, con minutissime figure rappresentanti la Passione, lavoro di stile gotico del secolo XIII.
Dei calici, numerosi, posseduti dalla basilica monzese, dopo la tazza di zaffiro già sopra descritta, il più famoso è il calice visconteo : bellissimo lavoro in istile gotico del secolo XIV, dono di Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano; vi sono pure calici di antichissima foggia ad anse, ostensori, pissidi reliquiari d'ogni genere, compreso quello grandissimo di stile barocco, che fu già dei Gesuiti nella chiesa di San Fedele in Milano: fra i reliquiari è celebre, per la sua antichità, quello donato dal re Berengario, ornato di gemme e lavorato a smalti bellissimi, con a tergo una Crocefissione, lavorata al punzone su lamina d'oro, saggio singolare dell'oreficeria nel secolo IX (fig, 133).
La Corona ferrea (fig. 134). — Ma il cimelio per il quale il tesoro della basilica di San Giovanni in Monza va sopratutto famoso, nel inondo degli storici specialmente, è la Corona ferrea — cosidetta dal cerchietto di ferro che le gira intorno all'interno — della quale si cinsero in tante occasioni ì re d'Italia, più o meno italiani. E tutta in oro puro, fregiata di ventiquattro gemme e pietre dure, fra corniole, rubini, turchesi e fiorellini a smalto, fatta a guisa di grande anello senza raggi nò traverse, e divisa ìli sei parti legate insieme con cerniere girevoli. Ciò prova che in origine questa Corona altro non era se non un diadema frontale da adattarsi alle varie misure della testa, tenuta dietro da nastri, bende ed altre legami. Il cerchietto interno di ferro che ha dato la qualifica alla Corona fu evidente ni ente applicato per rendere fisse le sei parti mobili della Corona stessa. Consiste in una lamina di ferro rozzamente battuta,