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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Monza
   407
   prolungata all'olio. È fissata sopra «n piedistallo d'oro cesellato a fogliami ed a nicchie, imitante il genere gotico; ma questo è lavoro relativamente moderno, datando dal 1490. Prima, stando alla descrizione fattane dall'inventario del 1275 ed in quello del 1353 ed alle scolture della lunetta della porta maggiore e della tavola Ae\Y Incoronazione, questa tazza aveva una legatura ben diversa
   dell'attuale, che ne ha fatto un piccolo calice. um M'wjuiì.--..
   Aveva un semplice piede, ed intorno all'orlo jC^^-^Mi^c^^^Aa^'i'¦
   due anelli, a ino' di anse, onde poter essere ^ùJk/àl^^^l^^^^j^^^^^^^jL afferrata e portata con ambe le inani alla ^^J^^f&^^^^ruO^^Jà fiocca, siccome volevasi nelle cerimonie un- LA, •• >XY?
   ziali dei Longobardi. Poiché, la leggenda -
   ritiene essere questa la tazza, che la regina .....
   Teodolinda, movendo da Lomello incontro al suo secondo sposo, ch'era Agilulfo duca di Torino, gli offerse, piena di \ino, e che egli vuotò d un sorso, segno, secondo il costume longobardo, delle contratte nozze. Che la materia azzurra cristallina, formante la calotta di questo nappo, sia veramente zaffiro è assai dubbio: e gii archeologi francesi, dai quali, dopo la spogliazione famosa del 1790, fu esaminata lo negano addirittura, affermando che nel medioevo tino al secolo XII, ogni vetro azzurro o bleu, come cosa proveniente dall'Oriente, era designato colla voce orientale di Saphìr. Pensando a quello che avvenne del famoso catino del tesoro di San Lorenzo in Genova, per tanti secoli creduto di smeraldo, e poi verificatosi — nella rottura avvenuta appunto in occasione del suo viaggio a Parigi durante il periodo delle spogliazioni napoleoniche—essere di vetro verde, si può fare qualche riserva sulla credenza generalmente sparsa, e dai Monzesi ritenuta une dogma, che la tazza della regina Teo-lolinda sia proprio un pezzo di quella gemma alla quale ora si dà il nome di zaffiro.
   Altro pezzo importante del tesoro di Monza è la corona della regina Teodolinda, consistente in un cerchio d'oro geminato, al quale
   è per una catenella raccomandata una croce di stile greco, pure gemmata (fig. 130). Il disegno, la fattura di questa corona e dell'altra quasi consimile che ancora conser-vansi nel tesoro del duomo di Monza e delle croci ad esse unite, a primo tratto reputansi di artefice bizantino: il che prova, che ove questi oggetti non siano venuti direttamente da Costantinopoli, furono fabbricati da artisti greci, dei quali l'Italia allora non mancava e che, dopo l'invasione gotica e la longobardica, erano rimasti da noi si può dire gli unici depositari di quanto, iu fatto d'arte e d'industrie, si collegava alla passata grandezza del mondo romano. La corona della regina Teodolinda fu, insieme alle altre dal tesoro monzese possedute, mandata dal generale Berthier a Parigi. Ne ritornò qualche anno appresso privata delle grosse e preziosissime — perchè veramente autentiche — perle che la adornavano, sostituite da altrettanti pezzetti di madreperla 1
   Fig. 130. — Monza (Duomo): Coruna e Croce della regina Teodolinda (da fotografìa di Bianchi).