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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   /l'JO l'arte Seconda — Alta Italia
   una Visitazione ritenuta del G norcino, dipinto clie della maniera di questo forte fra i coloristi della scuola bolognese ha tutte le caratteristiche. Soavi pure altre pitture di stile più recente. L'altare maggiore fu disegnato, in forma di tempietto circolare con colonne in marmo e bronzo dorato, dall'Appiani in quel ritorno al classicismo accademico, che fu fredda reazione al barocco fra la line del secolo scorso ed il principio del nostro.
   Ma di ben altro interesse per l'arte è la struttnra interna del tempio, mostrante all'evidenza il distacco fra la primitiva chiesa di Teodolinda e l'aggiunta fattavi tra la fine del secolo XIII ed il principio del secolo XIV. La chiesa di Teodolinda, a forma di croce greca perfetta, arrivava nelle navate ai tre piloni o colonne cilindriche delle due prime arcate ed aveva un'abside sola. La parte anteriore, colle sei colonne o pilastri ottagonali, è quella aggiunta nel periodo anzidetto: notevolissimi però per la loro singolarità i capitelli di queste colonne in marmo scolpito, con figure ed intrecci simbolici di un'arte e di un pensiero religioso assai anteriore a quello che l'arte dava già nel periodo in cui l'allungamento od ampliamento della basilica avvenne. Singolarissimo fra tutti, è il capitello della terza colonna a sinistra entrando, con otto ligure di musici o strumenti diversi e quattro sirene o chimere che si voglia dire, coronate. E senza dubbio imo dei pezzi più interessanti di scoltnra che l'arte dei bassi tempi, di molto anteriore al mille, ci abbia lasciato.
   Opera d'arte importantissima, del secolo XIV, è l'ambone o pergamo (fig. 127) per la lettura e spiegazione del Vangelo, ora ridotto a cantoria, di fronte all'organo. E, come fu detto, di Matteo da Campione, l'autore della facciata. Notevole è in esso la finezza colla quale sono trattate le figurine e gli ornati che lo decorano. Apparteneva a questo ambone, in qualità di schienale, il lungo bassorilievo ni marino, che ora vedesi nel braccio destro della basilica stessa, smratol sotto la statua di San Gregorio Magno: quest'ultima, come l'altra della regina Teodolinda, che vedesi nel braccio sinistro, lavoro evidentissimo del secolo barocco.
   Quel lungo bassorilievo, che gli archeologi e gli studiosi di storia patria conoscono col nome di « Tavola della incoronazione », rappresenta appunto la cerimonia dell'incoronazione di un re d'Italia (fig. 128), ed è lavoro anteriore d'assai al tempo di Matteo da Campione. Fu gran dibattito tra gli scrittori ili cose storiche italiane intorno all'imperatore, la cui incoronazione a re d'Italia, avvenuta 111 Monza, quel bassorilievo rappresenta. 11 Carli, sulla fede del monzese Morigia, ritiene (parte ìv, libro ì, Antichità italiane) che quel bassorilievo possa riferirsi alla incoronazione di Ottone III, seguita appunto in Monza, nel 995 pei dissidi che in Milano erano sorti fra i cittadini e l'arcivescovo Landolfo da Carenilo, che già voleva far pesare troppo la sua autorità sulla città. Il Giulini, il Frisi e lo Zucclii, nelle lunghe eri accurate descrizioni che lasciarono di questo monumento, confermano tale opinione con validi argomenti, e specialmente coll'osservazione che in esso marmo sono rappresentati soltanto i sei elettori primitivi dell'impero, essendo noto che il settimo, netta persona del re di Boemia, non fu aggiunto se non dopo il 1290, col diritto di intervenire solo in caso di votò preponderante. Questo marmo essendo indubbiamente stato scolpito prima dello scadere del secolo XIII, è per i caratteri rielle iscrizioni che lo spiegano, da avvicinarsi al tempo in cui avvenne quell'incoronatone] essendo naturale che i Monzesi volessero celebrato e consacrato in modo imperituro un fatto dal quale tanto lustro ne venne alla loro chiesa e tanti privilegi alla loro città.
   Alla sinistra dell'osservatore di questa tavola sta una mensa d'altare, spoglia dei sacri arredi, ma cogli oggetti ben noti del tesoro di Monza, cioè il gran calice d'oro ingemmato con due manubri, la coppa d'agata orientale, la tazza di zaffiro coli'antico suo piede, la croce coi simboli evangelici lavorati a smalto.
   Sulla mensa pendono quattro corone gigliate affatto diverse da quelle che si conservano nel tesoro rii Monza, del re Agilulfo, della regina Teodolinda e della Corona