Monza
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catacombe di Roma. La regina Teodolinda 'l'arricchì di feudi e donazioni, perchè potesse essere solennemente e largamente officiata. I)i più, spogliandosi delle umane vanità, Teodolinda donò alla chiesa pressoché tutti gli oggetti più rari e preziosi che formavano il suo corredo, gioielli ed oggetti di suo uso particolare, alcuni dei quali sono tuttavia parte interessantissima del tesoro di questa cattedrale.
La basilica di San Giovanni, a tre navate, ebbe [ter sua forma primitiva la croce greca; successivamente, dall'epoca dei Comuni in poi,subì grandi modificazioni. Si aggiunsero lateralmente due altre appendici per cappelle; e nell'anno 1300, quando ili tutta Italia era ancor \ivo l'ardore ed il desiderio per le grandi cattedrali, il tempio fu allungato di due arcate, dando all'edificio una lunghezza di metri 72, su 28 di larghezza, in rapporto — osserva il Canta — di 5:2 < notevole nelle formule massoniche ».
Verso la metà dello stesso secolo, a rinnovare la facciata del vetusto tempio, fu chiamato Matteo da Campione, famosissimo ingegnere ed architetto, della corporazione dei Maestri Coniarmi, il quale ideò l'attuale facciata, che senza teina di smentita si può dire uno dei gioielli meravigliosi dell'architettura italiana nel secolo XIV. Come l'indole del tempo voleva, e come anche la disposizione interna della chiesa esigeva, Matteo da Campione diede alla sua facciata la forma cuspidale, divisa in cinque scompartì da sei piloni sporgenti, ognuno dei quali avrebbe dovuto terminare m una guglietta ad edicola, siccome è quella clic completa il primo a destra, nella quale vedesi la statua di San Gregorio Magno. Una singolarità di questa facciata è di essere impostata alquanto obliquamente all'asse interno della navata; spediente trovato dall'architetto forse per darle posizione più simmetrica alla piazza.
La facciata del duomo di Monza è tutta rivestita in marmo a liste bianche e nere, ed oltre l'effetto di questa ricca decorazione, frequente nelle chiese italiane del secolo XIII e del XIV e della maestosa armonia del suo complesso, sono degni della maggior attenzione gli ornati che in ogni parte l'abbelliscono. La cimasa, che dai due piloni laterali estremi corre tino alla cuspide, è fregiata da un bel motivo di archetti gotico-moreschi, ricorrenti su colonnine sostenute da leggiadre mensole; lavoro finissimo di arte gotica sono le finestre archiacute, bifore, trifore, con mirabili modanature, sfori, rosoni e ornati interni; caratteristiche le finestre circolari, inserite in cornici quadrate e scolpite ili bellissimo effetto. Ma la trovata vera, il capolavoro di Matteo da Campione, è il rosone centrale, di fine ed elegante traforo, inquadrato esso pure entro una cornice quadra, cui sovrasta per tutto lo specchio superiore ili questa parte della facciata, fino al timpano della cuspide, un grande quadrato diviso con cordoni in marino scolpito, in 30 piccoli quadrati o cassettoni, entro ciascuno dei quali sta un rosone od altro ornato scolpito, e terminante nella parte superiore in nove nicchie o edicolette con entro statue di santi lavoro di decorazione bellissimo nel suo genere, perfetto e che da noi, per quanto si sappia, non ha riscontro.
Altro particolare caratteristico della basilica di San Giovanni in Monza è il portale o vestibolo, sormontato da un terrazzino ili marmo a finissimi trafori, sul quale sorge una statua in rame dorato di San Giovanni Battista. Sotto questo vestibolo, nella lunetta dell'arco, è incastrato un bassorilievo antichissimo, forse del secolo VII, in marino bianco, in parte decorato ed in parte dipinto, nel quale è rozzamente figurato il battesimo di Gesù, ed in alto vedesi la regina Teodolinda offerente a San Giovanni Battista, titolare del tempio, una corona gemmata; vicino alla regina Teodolinda stanno il marito Agilulfo ed i tigli Gundeberga ed Adaloaldo (fig. 125).
Questo pezzo di scoltura, importantissimo monumento d'un tempo nel quale ogni soffio d'arte pareva spento, apparteneva alla fronte primitiva della chiesa. Fu di quelle memorie assai rispettoso Matteo da Campione nel conservarlo e collocarlo nella stessa onorevole posizione, sulla nuova facciata da lui ideata. Così dicasi dei due leoncini che sorreggono le smilze colonnette di quel portiehetto, appartenenti all'antica facciata