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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   /l'JO
   l'arte Seconda — Alta Italia
   Fig, 1-23. — Macca?torna i Castello.
   Le gioie del nuovo maritaggio e gli splendori di Maccastorna non furono questa volta por il Cabrino di lunga durata. Ambizioso, egli meditava d'impadronirsi di Cremona e della signoria tutta dei Cavalcabò: non potendolo colla forza, pensò al tradimento. Attirato il Cavalcabò in quelle vicinanze lo fece, in una strada presso il castello, uccidere da alcuni suoi masnadieri, mentre nello stesso castello faceva uccidere Andreasio, Giacomo e Lorenzo Cavalcabò, suoi ospiti. Compiuta la strage nefanda ed in Cremona fatti assassinare altri della famiglia Cavalcabò e de' loro più fidi aderenti, Cabrino Fonduto si proclamò signore della città e per qualche tempo si assise sul mal conquistato dominio. Ma Giovanni Vignati, di Lodi, volendo vendicare 1 congiunti Cavalcabò, s'impossessò, egli pure col tradimento — ch'era la maggior arte politica d'allora — del castello ili Maccastorna, tenendovi il Biancarello, che al Fornitilo si era prestato nell'eccidio dei Cavalcabò e che per lui governava il castello, in durissima prigionia.
   Cabrino Fornitilo protostò, e volle restituito coll'amico e complice il castello; il Vignati si miniò. I)a una parte e dall'altra si preparavano armi per venire alle mani; ma poi il Fondnlo, attratto dalla possibilità di avere il castello di Solicino tenuto dai Barbò, desistette dall'impresa nel frattempo il Vignati ed il t'ondulo, presentita la necessità di guarentirsi contro le minaccio d'ini ben maggiore nemico, il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, che entrambi insidiavali, fecero pace: Maccastorna fu restituita a Cabrino Fondalo. Ma per poco. Poiché, Oldrado Lampugnano, capitano del duca Filippo Maria Visconti, impossessossi a tradimento di Maccastorna e pili tardi di Cabrino Fornitilo che erasi rifugiato, fuggiasco, nella nativa villa di Vidiceto. Condotto prigioniero a Milano il fonduto venne decapitato, per ordine del duca, nella corte del Broletto nuovo.