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/l'JO l'arte Seconda — Alta Italia
Con questa tragedia finisce la storia dell'indi pendenza di Lodi: la storia vera della città, che da allora in poi, poco più, poco meno, segui il carro delle vicende generali delle quali fu afflitta la Lombardia. Da questo momento, anche per Lodi, la storia discende a più umili uffici: si trasforma cioè in cronaca, in un seguito di avvenimenti speciali svolgentisi tutti nell'ambito cittadino e per conseguenza al di fuori di quei maggiori avvenimenti che caratterizzano d nuovo periodo storico.
Quindi, più che narrare, riassumiamo.
Morto Filippo Maria Visconti, il più odioso fra i personaggi di questa famiglia, perchè il più vile, e proclamata in Milano l'Aurea Repubblica Ambrosiana, Lodi si dà a Venezia ed è occupata da Antonio Morello, provveditore della Serenissima; ma più tardi, per la pace conchiusa fiala Repubblica di Venezia e Francesco Sforza, nuovo duca di Milano, Lodi, come parte integrante del ducato visconteo, è a questi ceduta. \ Francesco Sforza Lodi deve la porta d'Adda ed il ponte stabile sul fiume nel luogo stesso ove ora sorge il ponte in pietra.
Tra la fine del secolo XV ed il principio del secolo XVI, Lodi [tassa tutte le alternative delle altre città del ducato di Milano: ora occupata dai Francesi, ora dagli Imperiali, dagli Svizzeri, dagli Sforzeschi, dagli Spagnuoli poi dai Francesi ancora, e finalmente rimasta con tutto il ducato a Carlo V ed alla Spagna. Furono anni per Lodi tristissimi. invasioni, licenze, oppressioni soldatesche sulla città ed in tutto il contado; rovinato ogni commercio, ogni utile industria: devastate le campagne, perduti 1 raccolti; poi le forti imposizioni che ogni nuovo sopravvegnente signore del momento prelevava per lo spese di guerre; poi le pestilenze e le carestie che seguivano inevitabili alla coda degli eserciti : Serissima quella del 1457, e più fieni la carestia del 1499, nella quale i cittadini e gli abitanti delle campagne morivano di fame ad onta che il vescovo Carlo Pallavicini, genovese, avesse speso oltre che tutti i redditi del Vescovado, 20,000 scudi del suo per comperar grano, che faceva distribuire ai poveri. Dopo la battaglia della Ricocca, per punire Lodi d'essere stata qualche tempo occupata dai Francesi del Lautrec, gli Spaglinoli vi ripeterono per tre volte in un giorno il saccheggio, incendiarono molte case e per,'ino il campanile del duomo ove erano rifugiate molte persone; spogliarono le chiese dei loro arredi, imposero al Monte di Pietà una taglia di G mila scudi se non voleva veder distrutti i pegni; delle carte, tolte dagli archivi del Comune e della Cattedrale, fu fatto, per allegria, dai soldati un gran falò sulla piazza Maggiore. E così andarono distrutte le memorie più care, che i Lodigiani serbavano dell'Ara gloriosa del loro Comune.
Più tardi, essendosi stabilite in Lodi le truppe imperiali ch'erano sotto il comando di Fabrizio Maramaldo — nome dalla storia d'Italia consacrato a perpetuo obbrobrio -costui si diede a taglieggiare in modo iniquo sulla città ed a sottometterne gli abitanti, le donne in particola]' modo, ad ogni suo mal talento. Reclamarono i Lodigiani al mari chese del Vasto, generale delle truppe imperiali, onde richiamasse l'indegno capitano; ma inutilmente. Allora Lodovico Vistarino, lodigiano, valoroso capitano delle truppe imperiali, si ritirò dal servizio, e, deciso di liberare la città da quel tristo, si accorda colla Lega Italiana contro gli Imperiali, e nella notte di San Giovanni Battista del 1526, certo del sopravvenire dì Malatesta Bagliori, generale della Lega, con qualche migliaio ili nomini, uscito dalla sua casa con sei giovani di provato valore e ben determinati, assale il presidio in un dato punto del bastione e lo tiene nell'impossibilità di impedire al Paglioni di entrare, scalando le mura in città.
Il Maramaldo dovette ritirarsi nel castello, ove tentò invano di soccorrerlo il marchese del Vasto : e dopo qualche tempo dovette cedere e ritirarsi per correre, più tardi, alla nefanda sua impresa di Gavinana.
Rimasta poco appresso, con tutto il ducato di Milano, soggetta al dominio spaglinolo, Lodi ne subì le vicende, e più che queste ancora, le miserie grandissime e molte; afflitta