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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Lodi
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   ai Lodigiani l'antica indipendenza, riconoscendo loro la facoltà di eleggersi il proprio vescovo.
   Abbiamo insistito su questo fatto perchè in esso ha il suo primo addentellato quella fìerissima inimicizia che per tutto il secolo XI ed il XII regnò fra Lodi e Milano, e che fu causa di tanto sangue sparso e di tante sventure per le due vicine città.
   Durante le discordie che turbarono più tardi la Chiesa milanese per la quistione del celibato degli ecclesiastici e per quella delle investiture, Lodi parteggiò sempre per il papa contro l'indirizzo della Curia milanese: e prestò aiuto d'uomini e dimezzi alla contessa Matilde, sostenitrice valorosa dei diritti supremi della Curia romana su tutte le altre della Cristianità e sulla stessa autorità imperiale. Più tardi ancora, Lodi prese parte coi suoi militi, sotto il comando di Gisalberto Coinardo, alla prima crociata, riportandone delle reliquie, che ebbero in seguito grande venerazione dai fedeli.
   Frattanto avanzavasi il secolo XII gravido di cause a future discordie coi vicini e di sanguinosi conflitti. Sullo scorcio del secolo XI le istituzioni comunali, colle quali le città della Lombardia si reggevano, andavano sempre più consolidandosi, e con questa consistenza che andavano prendendo i Comuni nessuno di essi sentiva la necessità di determinare e assicurare i confini della propria giurisdizione. Conseguenza immediata di ciò lo scoppio di conflitti e di guerre municipali per il possesso di un prato, d'un canale, d'una riva di fiume, d'un ponte, d'un lembo di territorio o d'altro consimile diritto. In queste guerre i Lodigiani furono dapprima contro i Cremaschi, invadenti la Cera d'Adda, dai Lodigiani considerata come loro allodio; poi furono alleati di Pavia contro Tortona, che per parte sua era sostenuta dai Milanesi; indi ebbero guerre insieme a Cremona contro Brescia, sostenuta essa pure da Milano. Cotesto trovarsi i Lodigiani continuamente contrari inasprì, irritò vivamente i Milanesi, che pensarono di sottomettere la vicina città e di appropriarsene il territorio. La guerra fu dunque dichiarata fra le due città, e durò con alterne vicende per qualche tempo, tino a che Tintorio, 1111 v aloroso condottiero dei Lodigiani, non inflisse ai Milanesi una fiera sconfitta, inseguendoli tino alle porte della loro città, presso la chiesa dì San Pietro, ed accampando minaccioso in quella località, che passò tino ai nostri giorni col nome di Campo lodigiano. Fu per un momento stabilita una tregua; poi i Milanesi, comprendendo che Lodi sarebbe addirittura l'alleata naturale di tutti i loro nemici e l'avanguardia delle città avversarie, decisero di sterminarla. Perciò, raccolti quanti armati poterono, si portarono all'improvviso su Lodi, che dopo un'accanita resistenza presero, smantellandone le mura, diroccandone le torri, abbruciandone il maggior numero di edifizi, le chiese non escluse, e facendo strage di quanti cittadini trovarono colle armi in pugno a difesa della patria. Gli inermi, i fuggiaschi, le donne, i fanciulli, i vecchi, gli ammalati ebbero salva la vita, ma furono obbligati ad abbandonare la città, a non ricostruirla e ad abitare altre terre: di più, fu loro tolta la facoltà di adunarsi in pubblici comizi, di stringere amicizia e contratti senza il consentimento de' Milanesi e furono dichiarati decaduti da ogni diritto, privilegio e consuetudine municipale: poco più poco meno degli asserviti alla gleba. Lodi venne cancellata dal novero delle città, e sulle carte d'allora designata col semplice appellativo di borgo. Il triste fatto che tanto si stacca ila tutte le tradizioni della generosità ambrosiana avvenne nell'anno 1111.
   Con tuttociò i Lodigiani mal si rassegnavano a lasciare la loro città, e col l'agricoltura ed attirandovi, nel sobborgo detto Piacentino, un mercato settimanale, al quale convenivano, con grande benefizio dell'intera città, i negozianti di Pavia, di Milano, di Crema, Piacenza, Cremona e d'altre località più o meno distanti, tentavano di risollevare le sorti della loro patria. Ma. implacabili, i Milanesi si diedero ad osteggiare anche il mercato, obbligando i Lodigiani a tenerlo fuori dell'abitato, così che tornava incomodo tanto ai cittadini quanto ai mercatanti, onde anche questa fonte di attività che i Lodigiani s'erano creata andava di volte in volta deperendo.
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