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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Lodi
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   clic Tiberio e Druso. suo figlio, fecero edificare una nuova porta alla città: che i Lodigiani tributarono speciali onori ad Agrippina, madre d'esso Druso, e che inline in Laude l'ompeja erano templi a Venere, a Giunone, ad Ercole, a Mercurio, a Mefite, e si ha la testimonianza eli Cirillo Anconitano ad alien naie, che sulle rive dell'Adda, presso Laude l'ompeja, ai suoi tempi, si vedevano ancora gli avanzi di un grandioso tempio dedicato ad Ercole.
   Le lapidi, i frammenti di scolture, i vasi d'ogni foggia, le monete, le medaglie, gli oggetti di uso domestico, le armi rinvenute nei dintorni di Lodi Vecchio, attestano della ricchezza dell'antica Laude, della cui importanza parlano gli storici, rammentandola come teatro d'importanti fazioni guerresche nel periodo decadente dell'impero, (piando fu devastata dai Visigoti, dagli Unni e da Odoacre, e quando sotto le sue mura costui venne ad affrontare Oreste condottiero e padre dell'ultimo effimero imperatore, Romolo o Mondilo A tignatolo — come per dispregiativo lo chiamarono i contemporanei.
   In questo periodo però la storia di Lodi è incerta, confusa, e più che altro vi campeggia la leggenda cristiana, trasportante a Lodi San Barnaba a predicarvi primo la buona novella, poi San Siro e Saut'Invenzio, vescovi della vicina Pavia, che colle loro predicazioni in Lodi fecero uu gran numero di proseliti. Vuoisi che i legionari Naborre e Felice, ricusantisi in Milano di pregare agli Dei pagani, fossero tratti sul ponte del Silero, presso la porta ili Lodi vecchio, e decapitati : e vuoisi anche che Savina, matrona lodigiana, con grave rischio proprio, ne raccogliesse i corpi e più tardi li trasportasse a Milano ove diede loro onorevole sepoltura. Al tempo delle persecuzioni di Diocleziano il vescovo di Lodi (se pure allora la chiesa lodigiana era eretta in vescovado) e 1500 fedeli, si lasciarono bruciare nella chiesa piuttosto che rinnegare la nuova fede e consegnare i libri sacri. Ma la leggenda ricama assai largamente su questi fatti, e le notizie più positive della Chiesa lodigiana salgono a S. Passano, o Bassiano da Siracusa, amico di Sant'Ambrogio, che la governò tra lo scorcio del secolo IV ed il principio del \ .
   Durante il periodo del Regno della conquista, Lodi fu assai favorita dai nuovi padroni d'Italia, che avevano interesse ad umiliare Milano e Roma, ove le tradizioni ed i ricordi della Repubblica gloriosa e dell'Impero, avevano maggior forza ed ardenti fautori. In questo fatto trova la sua origine, secondo l'illustre storico e filosofo della storia, Giuseppe Ferrari, l'antagonismo, così vivo e potente nel medioevo, tra le citta regie e le città che si dicevano romane: ultime depositarie della tradizione latina. Lodi fu molto favorita da Teodorico, l'instauratorc della monarchia dei Goti, che vi fece erigere un grandioso palazzo ed un castello, per potervi godere * con magnificenza >, come dicono le cronache, i comodi di questa città, e fuori delle mura fece erigere un altro castello o rocca, nella località che fin d'allora era detta di Salerano. Tanto erano contenti del dominio dei Goti ì Lodigiani, che avversarono — contrariamente a quello che facevano le città fedeli albi tradizione romana — la venuta dei Bisanlini.
   Più tardi tentarono d'impedire ai Longobardi di effettuare il passaggio dell' Vdda, da cui deviarono canali che allagarono tutto il territorio e vi formarono perciò paludi pestilenziali. Ma inutilmente. La nuova circoscrizione politica creata dai Longobardi, coi loro trentasei duchi, favori Lodi a scapito di Milano, cui il recente disastro di Uraja, nell'ultima resistenza dei Goti iu Italia, aveva totalmente debellata dall'antico splendore.
   Lodi ebbe essa pure il suo duca, ed Auspicando prima di essere duca di Bergamo lo era stato di Lodi. Nel 701, durante le contese di re Ariperto contro il duca Uotari, pretendente al trono, Lodi fu presa d'assalto dalle truppe d'Ariperto. Nello stesso secolo un Gtósulftì Rorator, vivente secondo la legge longobarda, fondò in Lodi (vecchio) il monastero di San Giovanni ad abbadessa del quale pose sua figlia Pelagia, dotandolo dì metà dei suoi beni, ii ricavo de: quali il vescovo di Lodi doveva distribuire ai poveri.
   Il susseguente periodo dei Carolingi trovò ancora Lodi in migliori condizioni materiali dì .Milano, con uu ricco vescovado, doviziosi monasteri, palazzi e corti regie e