Lodi
Fig. 117. — Lodi ; Chiesa di San Francesco (da fotografia di C. Lo re).
seconda metà del secolo XVI il vescovo di Lodi, Carlo Pallavicino, sollecitato iti ciò dal Corpo decurionale dei cittadini aggregò a questo ospedale tutti quegli ospizi e ricoveri che erano presso le chiese della città e dell'immediata campagna, unendone anche tutte le rendite ed 1 benefizi nelle mani d'un solo governo, formato di deputati scelti, metà dal vescovo e metà dal Comune. Il riformatore Giuseppe II diede a questo ospedale , come a tutte le altre forme di beneficenza esistenti allora in Lombardia, ordinamenti più consentanei ai nuovi tempi, di carattere laico e razionale, ed in questo periodo fu pure decretata la ricostruzione e l'ampliamento dell'edilìzio, pel quale fece i disegni l'infaticabile Piermarinì. Altri miglioramenti, senza alterarne la euritmia avuta dal Pierinarini, furono introdotti in quest'Ospedale, onde mantenerlo parallelo ai progressi della scienza medica ed ospitaliera.
Semplice ed elegante ne è la facciata, nelle lunghe e diritte lesene rivelanti i metodi preferiti dal Pieriuaiini; sfarzoso ed armonico ne è il cortile, maggiore ed interessante l'altro minore attiguo, appartenente all'antico edìfizio, rimaneggiato nel secolo XVI, e nel quale furono collocate le lapidi ed i frammenti di scolture romane appartenenti all'antica Lodi e salvatisi nelle bufere distruggitrici del medioevo.
II reddito annuo dell'Ospedale di Lodi è di oltre 200,000 lire, cavate in gran parte dalle vaste possessioni che il luogo pio possiede nel circondario. Vi si curano in inedia più di 3000 ammalati all'anno; circa 70 cronici, 70 pazzi o deliranti, da 30 a 40 puerpere ed un migliaio di esposti, il maggior numero dei quali però è mantenuto presso le famiglie delle nutrici in campagna. E poiché siamo sull'argomento aggiungeremo che la beneficenza pubblica lodigiana si completa con una Congregazione di carità,