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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Lodi
   decorazioni colle quali egli ed i suoi congiunti ornarono il rimanente della chiesa fino alla loggia superiore; ma non alla cupola, che, come ognuno può di leggieri accorgersene, è opera adatto moderna e non troppo intonata al mirabile stile delle antiche decorazioni, di Enrico Scuri bergamasco.
   Gli altari laterali sono tutti adorni di tavole e quadri del Borgognoni, tra cui la meravigliosa Conversione dì San Paolo ed una Presentazione al tempio coll'interno della stessa Rotonda, nella sua primitiva decorazione di Calisto, Albertino e Martino Piazza; gli sportelli dell'organo furono dipinti sullo scorcio del secolo XV da Giovanni Chiesa; altri quadri sono dei Procaccini.
   Su una tavola in un altare laterale rappresentante, con una vivacità di colori ed una morbidezza di particolari degni del Veronese, le Nozze di Cerna, Calisto Piazza dipinse il proprio ritratto in elegantissimo costume di cavaliere del cinquecento, e con una si efficace espressione nel volto — per quanto di minime proporzioni — da emulare il potente fare tizianesco del miglior momento.
   II recinto del coro venne aggiunto alla rotonda nel seicento: furono chiamati a frescarlo il cav. Lanzaiii e Stefano Legnani pittori di gran voga, i quali lasciarono nella loro opera tutta l'influenza ed il manierismo del tempo. Gli stalli del coro di mirabile intaglio barocco sono opera di Carlantonio Lanzani, pure lodigiano. L'aitar maggiore fu rinnovato con grave dispendio nel secolo scorso; è lavoro di perfetto barocco, in marmi rarissimi, corniole, verde, breccia africana, serpentino e bronzo.
   Nell'insieme la Rotonda dell'Incoronata, che anche all'esterno mostra in linee elegantissime il tamburo della sua cupola bramantesca ed il campanile, 111 origine bramantesco con una sovrapposizione barocca, 6 un monumento d'arte ragguardevolissimo, di un valore inestimabile, degno dell'ammirazione degli intelligenti e dell'orgoglio col quale i Lodigiani lo vantano.
   San Francesco (fig. 117). — Col Duomo e l'Incoronata fa degnamente la terna delle insigni chiese lodigiane la basilica di San Francesco, sorgente presso le mura orientali della città verso l'Adda in capo alla bella e diritta via fompeia. Questa chiesa è opera del secolo XIII, dovuta alle elargizioni (li Antonio Fissiraga, che ne ordinò i primi lavori nel 1287, ma che non potò vederne 11 compimento, perchè morì prigione dei Visconti Ì11 Milano.
   Naturale, quindi, che per il tempo nel quale fu eretta, e per essere destinata ai seguaci del fraticello d'Assisi, i maggiori importatori delle simmetrie gotiche in Italia, questa chiesa riuscisse, specie nell'interno, del phi perfetto e mistico gotico antico. Solo sulla facciata si ebbe evidentemente intenzione di riprodurre quella dell'antica cattedrale di San Bassano in Lodi Vecchio; ma colla disgrazia del Fissiraga e per altre circostanze, mancati i danari, la facciata restò come oggi si vede tronca, e col suo alto e gotico antiporto ed i lunghi pilastri laterali che dovevano salire fino alla sommità del frontone, è rimasta un singolare miscuglio dì gotico e di lombardo antico.
   L'interno di questa chiesa, a tre navate ed a croce latina, ove entra una luce blanda, malinconica, è di una imponente severità. Le arcate ogivali posano sopra grossi pilastri cilindrici a capitello dei quali sta un bordo di pietra rozzamente scolpita.
   La chiesa fu, nel secolo XIV, intieramente coperta di affreschi di stile giottesco da Antonio e Taddeo da Lodi, che avevano, con molta probabilità appresa quest'arte dal grande pittore fiorentino, nel tempo che questi lavorò in Milano al palazzo di Azzone Visconti, facendo buona scuola, ed altrove.
   Certo è, che le pitture lasciate da questi due modesti quanto valenti artisti in San Francesco, specie nella cappella detta di San Bernardino, ora che furono diligentemente ripristinate dallo Kuoller, si potrebbero confondere, se non con quelle del maestro, con quelle di molti fra 1 migliori suoi discepoli, formanti quella prima scuola fiorentina dalla quale cominciò la rigenerazione dell'arte in Italia e la sua corsa