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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   nuova città. Sotto al portico sono invece i busti di Garibaldi e di Cavour, e fra questi, una grande lapide ricordante i molti Lodigiani caduti nelle battaglie dell'indipendenza patria dal 1848 al 1867.
   L'Incoronata (figg. 115-116). — Un breve tratto di via (via dell'Incoronata) conduce dalla piazza Maggiore al tempio dell'Incoronata, clic è quanto dire la perla artistica di Lodi. Dove ora sorge questo tempio era un lupanare, nel quale, insieme agli scandali permanenti, avvenivano continuamente risse clamorose, scene di sangue, e talvolta vere tragedie. Sulla parete esterna di quella tristissima casa era dipinta un'immagine della Madonna, dal popolino veneratissima, alla quale si attribuivano molti miracoli Sullo scorcio del secolo XV si pensò di togliere quella fonte di grave scandalo e di scene disgustose dal cuore della città e di salvare nel tempo istesso l'immagine della Madonna venerata, dalle ulteriori deturpazioni delle abitatrici e dei frequentatori del postribolo.
   A spese dei cittadini fu comperata la casa, e sfrattatene le abitatrici, fu tosto demolita, chiamandosi ad edificare sull'area rimasta Giovanni Battaggio, architetto lodigiano di ottima fama dimorante a Milano, ove assai probabilmente studiò e lavorò con Bramante d'Urbino, dal quale ha certamente tratto il bello stile a cui fu informata questa sua opera, per molto tempo creduta del Bramante medesimo.
   11 lavoro, come dice l'iscrizione latina in lettere d'oro, che si legge nella fascia del fregio che sta sopra la cappella dell'altare maggiore, fu intrapreso nel 1487. Consta in un elegantissimo ottagono, nella distribuzione delle linee ricorrenti e nell'insieme ricordante alquanto la sagrestia famosa di San Satiro a Milano; è uno fra i più reputati lavori bramanteschi che si conoscano. Ogni lato ha un'ancona ad arco, cinque di queste arcate sono destinate ad altari, compresa quella dell'aitar maggiore, dietro al quale, nel secolo XVII, fu aperta una cappella per il coro; due destinate a passaggio per la sagrestia ed un'entrata secondaria, sono dimezzate, l'una dall'organo colla cantoria e l'altra da una tribuna; infine, nell'ultima di queste arcate, prospiciente all'aitar maggiore, havvi la porta principale, che si apre solo nei giorni di grande solennità e di massima affluenza nel piccolo tempio. Una galleria ad archetti praticabili gira tutt'intorno all'ottagono, e su di essa si imposta slanciata, di un'eleganza estrema, la cupola pure ottagonale.
   Le prime decorazioni di questo tempio vennero eseguite da Ambrogio daFossano, detto il Borgognone, ottimo fra i migliori pittori quattrocentisti, e da Giovanni e Matteo Chiosa- Ma questa primitiva decorazione venne in gran parte sostituita da altra ideata da Calisto Piazza, e da lui con altri di sua famiglia eseguita, con tale varietà d'invenzione, brio di disegno, freschezza di colorito, da formare dì questo tempio un vero capolavoro dell'arte decorativa. Mirabili sopratutto le lunghe lesene, fra le quali si aprono in ogni spicchio dell'ottagono le nicchie degli altari, per l'eleganza delle loro decorazioni, la novità e freschezza delle trovate, colle quali d dipinto si interseca ed unisce alle decorazioni finissime, tanto da dare all'osservatore l'illusione di un ricchissimo broccato in seta ed oro. o farlo credere coperto d'un finissimo smagliante mosaico, tempestato di pietre preziose dai più vividi colori. E ciò senza rasentare, neppure lontanamente, quel senso di pesantezza fastosa che il sovraccarico degli ornati e delle decorazioni, anche le meglio riuscite, sogliono di frequente generare.
   Della primitiva decorazione del Borgognone e dei fratelli Giovanni e Matteo Chiesa, che sotto dì luì lavorarono, rimangono, gelosamente custoditi sotto vetro, nelle pareti dell'andito d'entrata e di quella della sagrestia, due Madonne ed altre figure, spiranti tutta la semplice serenità ch'è caratteristica dei quattrocentisti discendenti ni linea retta dai giotteschi: figure che il Piazza, da artista coscienzioso, volle conservate, perche, mentre sono per loro medesime opere d'arte interessantissime, giovano col confronto della loro ingenuità a dar risalto maggiore alla grazia, al brio cinquecentista, delle