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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Seconda — Alta Italia
   perfetta regolarità; un cerchio eli alte mura ed nu largo fossato, oggi ancora in gran parte esistente, la protessero dai minacciati assalti della temuta rivale, Milano.
   La città, attraversata dalla strada romana e da quella che dalle bassure di Pavia e eli Sant'Angelo, passando poi sull'Adda si dirige a Crema, è, si può dire, divisa in quattro sezioni regolari. Alla intersecazione delle due strade principali si apre, in perfetto quadrato, la piazza Maggiore, attorniata tutta all'ingiro da porticati, che per quanto in gran parte rimodernati, vi danno, colle loro tozze colonne, coi rozzi capitelli, ancora l'impressione di quello che la bella piazza doveva essere nel medioevo. Una casa del secolo Xlli, sull'angolo d'imbocco del corso Vittorio Emanuele, coi suoi porticati e le sue finestre ogivali, tutta in mattoni a vista e con ornati in cotto, completa, per chi sa ricercarla, questa illusione.
   Il Duomo (fig. 113). — Monumento della fede e del sentimento municipale dei Lodigiani dominante in questa piazza è, senza dubbio, il Duomo, la cui severissima antica facciata fu con poco scrupolo in qualche particolare deturpata da varianti introdottevi nei secoli successivi. Cominciata su disegno, dicesi, di Tinto Muzio de (lata, architetto cremonese, che pur diresse ì lavori della nuova città, la fabbrica del Duomo di Lodi venne su originariamente cogli intendimenti dell'antico stile lombardo, essendo evidente nei Lodigiani d'allora, l'intenzione di riprodurre nel nuovo tempio l'antico Duomo di San Lassano, lasciato nella rovinata ed abbandonata città di Lodi Vecchio. 11 gotico, sopravvenuto poscia sul principio del secolo XIII, fece introdurre importanti modificazioni al primitivo concetto di questa facciata, che dalla nuova maniera prese specialmente lo slanciato antiporto a sesto acuto; il rosone centrale, l'edicoletta della cuspide, sulla quale fu collocata la statua m bronzo dorato di San Passano, che prima, in quasi identico posto, figurava sulla facciata della chiesa cattedrale di Lodi Vecchio, dalla quale furono pur tolti gli stipiti e l'arco della porta maggiore, nonché quello della porta secondaria sul Broletto: due bellissimi dettagli nel puro stile lombardo. creatore delle più insigni cattedrali nei liberi Comuni dell'Italia superiore.
   Secondo le cronache locali la prima pietra del t'empio, dedicato a Maria Assunta, fu posta da Lanfranco dei conti Cassini, ultimo vescovo di Lodi Vecchio e primo vescovo di Lodi nuovo, il giorno 5 d'agosto dell'anno 1158. Fu terminata all'interno, secondo lo storico Defendente da Lodi, l'anno 1173, e secondo altri nel 1177,.concorrendo nella spesa l'intiera città. Federigo Barbarossa diede del suo 30 lire imperiali e 5 ne diede Beatrice di Svevia, sua moglie.
   La facciata, compiuta sul princìpio del secolo XIII, venne rimaneggiata nel secolo XVI per ordine del cardinale Claudio Sommarmi di Seyssel, nel tempo che fu amministratore e legato pontificio della chiesa lodigiana. A costui sì debbono quei due tìnestroui laterali bifori, bramanteschi, che sono la più stridente stonatura immaginabile, coll'insieme solenne e severo della facciata.
   La torre campanaria si imposta imponente e massiccia sul lato sinistro della facciata, condotta nella parte superiore con disegno di Calisto Piazza in luogo dell'antico pinacolo rovinato da un incendio appiccatovi dagli Spaguuoli, Ma l'opera ideata dal Piazza non potè, per le turbolenze dei tempi e la mancanza di danaro, aver compimento, e la torre restò mozza alla galleria delle campane. Tuttavia, nella sua solida e quadra architettura, si presenta con una certa gravità, ed è l'edificio più elevato di Lodi. Gli ornati che adornano il quadrante dell'orologio sono attribuiti al Piazza medesimo.
   Chi entra nel Duomo di Lodi, immedesimato dalla veneranda austerità del suo esterno, non può a meno di provare la più viva sorpresa per il carattere di gaiezza quasi profana, che i rifacimenti avvenuti nella metà del secolo scorso ed i ritocchi compiutivi nel presente, vi hanno trasfuso. Le volte e le pareti sono dipinte a tinte chiare, a chiaroscuri, ed ornate di stucchi e di dorature barocche, di un gusto sì