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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   J'arte Seconda — Alta Italia
   Quivi orano gli appartamenti riservati dei duelli, che ad ornarli chiamarono Bramante e Leonardo, i quali vi lasciarono traccio del loro genio nella lìnea elegante del colonnato e delle loggie, nel taglio di alcune finestre rimaste ancora oggidì esempi di mirabile perfezione, ed in pitture' che si scoprirono sotto le successive imbiancature di calce : nelle scuderie in particola:- modo, ove furono negli ultimi anni coperte da un nuovo strato d'imbiancatura, onde preservarle dagli effetti disastrosi delle emanazioni alcaline, imo al momento — speriamo ormai non lontano — nel quale sarà possibile scrostarle, studiarle e metterne in essere il vero valore storico ed artistico, ritenendosi dagli eruditi che tali pitture possano essere opera del divino Leonardo.
   Sullo scorcio del secolo XV e sul principio del secolo XVI il Castello di Milano sostenne vani assalti, ma non fu inai capace di lunga e valida resistenza ; cedette sempre e talvolta con capitolazioni 11011 troppo gloriose.
   Durante la dominazione spagnuola Filippo li fece circondare il Castello di fortificazioni, come dice l'iscrizione commemorativa alla moderna : cioè con tanaglie, cortine, fossati, strade coperte, muraglie e sei baluardi formanti stella.
   Queste opere cstendevaiisi per largo raggio intorno al Castello, dove ora sono le nuove vie del Foro Bonaparte e dove sì sta ora creando il nuovo parco. Ordinò inoltre, perchè ninno potesse spiare ciò che entro la linea delle fortificazioni avveniva, fossero abbassate le torri ed i campanili della città, per un largo raggio intorno al Castello. Opere mutili le une e le altre, poiché d'allora ili poi, fuori clic nell'cntrala delle truppe ili Bonaparte nel 1790, il Castello di Milano non ebbe più a subire assedi, ed anche in quella circostanza si mostrò impotente a resistere. Nel 1800, quando dopo la vittoria di Marengo, Bonaparte lo riebbe di nuovo — affinchè, come scrive il Cantù: « la città non avesse più a temere fracassati i vetri » lo fece demolire nelle, sue opere di fortificazione, e uè fece riattare la parte centrale, ad uso di caserma, contornandolo a settentrione ed a sera di due grandiosi fabbricati, dei quali il migliore — colla grandiosa porta dorica in granito, lisejpata dal colonnello Bossi — prospiciente all'arco del Sciiipione ed all'antica piazza d'Armi fu di nuovo raffazzonalo nel 1838.
   Durante la rivoluzione delle Cinque Giornate Radetzky, che vi si teneva appiattato, del Castello fece teatro delle sue feroci rappresaglie sui cittadini condotti prigionieri. Nell'ultimo periodo della dominazione austriaca si collocarono sulla fronte del Castello le forche per le impiccagioni dei compromessi nel moto del 0 febbraio 1851 ; e nella gran corte si impartiva pure la bastonatura a quei cittadini, uomini o donne che fossero, , quali si erano resi colpevoli di infrazioni alle vessatorie disposizioni della polizia.
   L; A reti a (fig. 50). — Durante il regno italico, nei primi anni di questo secolo fu progettato dall'architetto Giovanni Antolini, che nella località intorno alle demolite fortificazioni del Castello, detta Foro Iìonaparteed adiacenze, dovesse sorgere una quantità di nuovi edilizi ad uso pubblico, cioè: terme, teatro, borsa, pantheon, museo, dogana ed otto sale di pubblica istruzione — una per ogni rione della città, riunite fra di loro da un sontuoso porticato a colonne di granito. Gaetano Cattaneo aggiunse al progetto Antolini quello di un'erma monumentale, rappresentante Bonaparte, alta 00 nielli in 53 strati di granito rosso: la corona ferrea avrebbe formato un terrazzo di 18 ni. capace di quaranta persone. Fu perfino coniata una medaglia, bilingue, Pace celebrala, Foro Bo-naparle, fondalo anno IX. Ma di questi progetti, svaniti lini dopo l'altro, non ebbero esecuzione che quelli dell'Arena e dell'arco del Sempione.
   L'Arena è il più singolare dei monumenti rimasti in Milano dell'epoca napoleonica. Ne fu architetto Luigi Canonica, sotto la direzione del quale ì lavori cominciati nel 1805, consentirono che l'Arena potesse aprirsi nell'anno seguente: il pulvinare imponente e la porta trionfale furono compiti nel 1813, le carceri nel 1827 1 primi spettacoli di corsealla romana, per le quali l'Arena milanese andò lungamente celebre, vi furono dati il 17 giugno 1807; nel successivo dicembre, presente lo stesso Napoleone, fu data una grande naumachia ; nel febbraio dell anno seguente, all'Arena, la municipalità milanese imbandì un pranzo alla divisione militare italiana, reduce dalla guerra : banchetto ripetuto in pari occasione nel 1811. Grandi spettacoli all'Arena furono dati in solenni circostanze politiche o cittadine; ma ora, per le. mistificazioni troppo frequenti degli impresari, sonu alquanto screditali, e finiscono di sovente a scenate di liscili e di proteste.
   L'Arena consta di una grande elissi ad Imitai zione del circo di Caracalla in limila, misurante nell'asse maggiore 238 metri e 119 nel minore, con dieci ordini degradanti di sedili per il pubblico, che il primitivo piano voleva rivestiti in pietra, ma clic poi, per risparmio di tempo e danaro, si fecero di zolle erbose.
   Lo spalto 6 ora contornato da due filari d'alberi ; ina nel progetto primitivo, che non si potè compiere per difetto di danaro, doveva finirsi in un gran porticato, a riparo del pubblico in caso di pioggia improvvisa. All'estremità set-tentrionale dell'olissi, sull'asse maggiore, sorge l'edificio detto delle Carceri, perchè simula l'edificio consimile che negli antichi circhi di Boina era riservalo agli schiavi, ai gladiatori, ed ai condannati ad essere sbranati dalle belve È ima costruzione alta, severa, fiancheggiata da due torri quadrate. Al lato opposto delle Carceri, è la grandiosa porta trionfale, d ordine dorico, d cui