Milano
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e nella torre di San Gottardo ; monumento fra i più singolari che Milano vanti. È opinione degli eruditi che quella che è ora la chiesa di San Gottardo, o eappella di Corte, fosse in origine la chiesa antichissima di Sari Giovanili in Fonte o battistero maschile, ricostrutta e dedicata poscia a San Gottardo
La torre bellissima (vedi fig. 40, pag. 165) è forse dovuta al cremonese Francesco Pecorari. E dì forma ottagona a sette, piani differenti, oltre il cono terminale. Il primo di questi piani è affatto liscio, fiancheggiato da torrieelle di mattoni posti in taglio e di effetto grazioso; il secondo è pur liscio ; il terzo ha finestre arcuate con grande strombatura; il quarto ha finestre quadrale bipartite da colonnine: il quinto bellissimo e di rara eleganza è tutto formato da colonnette in due ordini sovrapposti, il superiore dei quali in trabalzo con archetti semicircolari. Sopra questo piano la torre di San Gottardo forma un terrazzo sul quale s'erge, rientrato, il sesto piano, con finestre arcuale ed a strombatura; l'ultimo piano è formato da una galleria arcuata a pieno centro, sorretta da colonnine elegantissime, nelle quali posa lo slanciato cono terminale, coll'ar-cangelo Gabriele in lamina di rame dorato su d'un globo pure di rame. Questa torre è per gli artisti del più grande interesse, sia per In svelta eleganza delle sue linee, che per la perfezione delle terre cotte da cui è ornata, per la felice combinazione del marmo eolle terre cotte e coi mattoni, e per la cura grandissima colla uale in ogni suo particolare venne eseguita, u questa torre venne nel periodo visconteo collocato il primo orologio a batteria, donde il nome delle Ore alla contigua strada. L'interno della chiesa di San Gottardo, spogliato nei rifacimenti delle antiche decorazioni, ha dal punto di vista storico-artistico, perduto ogni valore.
I Visconti dimorarono in questo palazzo fino al 1112, nel qual anno fu assassinato sull'ingresso di San Gottardo, da una mano di congiurati, il daca Giovanni Maria. Per mettersi in sicuro, il fratello di questi, Filippo Maria, abbandonò il palazzo e ritirossi nel Castello dì porta Giovia, ove tenne per lunghi anni la sua Corte. Ma alla sua morte il popolo stanco di quella cupa tirannide, proclamando la Repubblica Ambrosiana, saccheggiò e, se non demolì del tutto il castello, lo danneggiò assai ; tanto che quando Francesco Sforza, soffocata la Repubblica Ambrosiana ed impadronitosi dello Stato venne in Milano, dovette stabilirsi nell'antico palazzo visconteo presso il Duomo, per dar tempo ai suoi ingegneri di ricostrurre e fortificare — a minaccia futura dei Milanesi il castello di porla Giovia, ove poi, in fjnella bellissima parte che da lui prese nome di Sforaesca, si stabili colla sua Corte, splendida quanlaltra mai.
Sotto la dominazione spagnuola il palazzo, che
fu sempre detto ducale, fu sede dei governatol i, clic vi tenevano inoltre il Consiglio segreto, il Senato, la stamperia ducale.
Il governatore Ponce de Leon, ne fece eseguire un completo rimaneggiamento, nel quale il barocco più fastoso fu sostituito alle semplici ed eleganti simmetrie gotiche.
Passato nel principio del secolo scorso lo Stato di Milano in possesso di Casa d'Austria, e diventata Milano sede di un arciduca austriaco, fu deciso di dare al palazzo un migliore assetto, rimodernandolo completamente. Fu chiamato all'uopo il Yanvitelli, che allora s'era fatto celebre colie costruzioni delle reggie di Napoli e di Caserta. Il Vanvitelli giudicando che la ubicazione del palazzo non era simmetrica col Duomo e la piazza circostante, proponeva di abbattere l'antica fabbrica, e riedificarne una a nuovo, in posizione più propria.
La grandespesa spaventò arciduca e Governo; ed il Yanvitelli non volendo assumere la responsabilità di un rimaneggiamento contrario alle sue idee artistiche si ritirò designando pel lavoro uno fra i migliori suoi allievi, Giuseppe Pierma-rini, da Foligno.
Questi, abbattendo l'antica fronte del palazzo, ridusse a piazzale la prima amplissima corte d'onore, lasciando in piedi le due ali laterali, delle quali unafupoi raccorciata nell848, perchè, protendendosi troppo verso il Duomo, nuoceva ad .in tempo alla visuale del grandioso monumento ed al transito, in quella posizione centralissima, ognora crescente. L'opera del Piermarini fu completata nel 1778 senza grande sfolgorio artistico, ma con molta ingegnosità, nel vincere le difficoltà dello spazio e della utilizzazione delle fabbriche già esistenti, ed una certa semplice e fredda eleganza nella decorazione del prospetto. Nel principio del secolo, non bastando il palazzo alle esigenze della allegra, fastosa e festosa Corte vicercale, vi fu dal Canonica aggiunta una terza corte includendovi il tratto d'una via che dall'Arcivescovado metteva ne' Rastrelli quasi davanti all'attuale posta centrale; l'architetto Tazzini, compi nel 1830 il lavoro del Canonica, colla facciata di stile classico che si vede in via Larga. Da allora il palazzo reale non subì altre modificazioni di seria importanza.
Nella parte anteriore dell'ala sinistra, fin dal 1580, era stata aperta una gran sala ad uso di spettacoli teatrali; distrutta questa da un incendio nel 1708, a spese della nobiltà milanese venne nel 1717 cretto nello stesso luogo quel teatrino ducale, che fu il precursore della Scala, e che durò fino al 1776, nel qual anno un altro incendio lo distrusse.
Non volendo piò oltre la Corte una così pericolosa vicinanza il Piermarini ebbe incarico di edificare a nuovo un grandioso teatro, nella località della vecchia e soppressa chiesa di S. M. della