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J'arte Seconda — Alta Italia
In pochi anni, senza nulla domandare al Governo del paese di speciale, rinunziando, e talvolta vedendosi anche togliere ciò Ch'era di acquisito diritto, Milano, confidando nelle sole proprie forze, nella operosa fibra dei suoi figli, riesci a mettersi alla testa del movimento progressivo delle città sorelle ed a conquistarsi il posto primario nella produzione delle industrie, nello sviluppo dei traffici, nell'incremento delle arti, nel rinnovamento intellettuale della nazione; accompagnando questa meravigliosa trasformazione con quella del proprio rinnovamento, igienico, edilizio, estetico — per il quale da trenta anni a questa parte la città ha profuso — e del proprio — tesori, come nessun'altra in Italia, all'infuorì di Torino ed ora anche di Genova, riuscì a fare.
Oggi, Milano, cui pure attendono maggiori orizzonti d'attività morale e materiale nell'avvenire, è certo da mettersi fra le maggiori, pili simpatiche e moderne metropoli d'Europa, sebbene le condizioni nelle quali si svolse l'opera della ricostituzione nazionale, le abbiano tolto ogni attributo di capitale, lasciandole la sola modestissima qualifica ufficiale ili capoluogo ili provincia. Ma ciò 11011 impedisce all'Italia tutta, e la superiore, in ispecie, di sentire e riconoscere che gran parte del suo cuore, della sua niente e del suo nerbo economico palpitano in questa città, la quale ha avuto nel passato e pui) avere ancora per l'avvenire, inlhienze decisive sulle sorti della patria comune.
Riassunta così la vita storica e politica dì Milano in relazione al suo sviluppo edilizio, non ci rimane che a passare in rapida rassegna quegli edilìzi 0 monumenti, pubblici e privati, nei quali s'incardina tutto il movimento della città, che da un secolo a questa parte hanno assunta importanza speciale nelle consuetudini 0 nei bisogni della vita cittadina, che danno semplicemente risalto artistico e lustro alla città 0 ne rammentano i fasti e gli uomini gloriosi — per la città stessa — e per la patria comune.
E cominciamo.
Palano Marino (figg. 44 47). ora sede del Connine (piazza della Scala e via Marino ed adiacenze). •— E cosi detto perchè fu fatto erigere da Tommaso Marino, negoziante e banchiere genovese, elle venuto a Milano intorno al 1525, s'era straordinariamente arricchito assumendo in appalto le pubbliche gabelle. Diede i disegni di questo palazzo, unico nel suo genere in Milano, il perugino Galeazzo Alessi, che il Marino slesso chiamò da Genova, ove sta\a edificando palazzi e ville per quel ricco e potente patriziato, in quel periodo d'oro della Repubblica Genovese. Ala l'Alessi non lo potè compiere se non nell'interno, nel cortile ed ai due lati. Intorno alla sospensione dei lavori in sì cospicua fabbrica, si novellò, della fuga del Marino, — che in Sicilia aveva comperato anche il ducato di Terranova — dopo aver uccisa per gelosia la propria moglie, Ara ('ornato, nella villa di Gagliano e della confisca fatta ili ogni suo avere dallo Stato. Ma la versione 11011 sembra gran che fondata nella storia.
Sta il fatto che nel 1577 il palazzo del Marino fu confiscato; ma sembra per crediti dello Stato verso la successione del Marino per la precedente amministrazione delle gabelle. (1 palazzo fu poi venduto ad una famiglia Omodei residente in Ispagna, per 80,000 scudi. Gli eredi degli Omodei lo vendettero al Governo di Maria Teresa, il quale vi pose alcuni uffici pubblici. Sotto d Regno Italico vi avevano sede gii uffici della Finanza ; sotto il Governo austriaco vi combinarono questi
uffici, insieme a quelli della direzione della cassa per la l. II. Finanza. Dopo il 1850, per convenzione intervenuta tra il Governo nazionale e la municipalità, il Marino divenne la sede del Connine, che cedette al Governo per gli uffici di finanza il palazzo detto del Broletto, del quale più sotto parleremo.
La facciata principale del palazzo Marino, lasciata compiuta dallo stesso Galeazzo Alessi è quella prospiciente alla piazza San Fedele. Consta di Ire ordini, dorico l'inferiore sopra uno zoccolo continuato, e ornato di bugne: jonieo e il secondo disegnalo con molta leggiadria di linee; il terzo 0 il superiore, è formato da pilastri tagliati a guisa di termini, portanti superiormente ai lati eleganti mensole a sostegno del soprastante ricco cornicione, su cui gira a ino' di fastigio un attico a meandri. Questa facciata doveva corrispondere esattamente, giusta gli antichi disegni che se ne hanno, a quella ora guardante in piazza della Scala, che 11011 fu costrutta se non in questi ultimi anni, sotto la direzione espertissima dell'architetto deputato Luca Delirami. Le due facciate laterali, quella guardante in via Marino e quella volta verso San Giovanni alle Case Rotte, differiscono dalle due precedenti, in quanto non hanno compimento fino al terzo piano, come negli altri due prospetti. Si vuole che la facciata verso San Giovanili alle Case Rotte fosse cosi lasciata dall'Alessi per farvi poi un terrazzo 0 giardino pensile, che doveva dare maggiore eleganza alla