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J'arte Seconda — Alta Italia
Fig. -il. — Milano: Palazzo Marino fila fotografia di Brooi).
Dopo lunga preparazione fu deciso che il moto insurrezionale si sarebbe tentato la mattina del 0 febbraio 1853, mentre la città era ancora assorta negli ultimi clamori carnevaleschi. Sembrava ai cospiratori che più facile sarebbe stato sorprendere la polizia ed i corpi di guardia. Ma il tentativo non riesci. Di duemila che dovevano essere pronti all'azione in quella mattina, duecento appena, sotto gli ordini di Piolti De Bianchi, si trovano in piazza del Duomo, davanti al Palazzo Reale, pronti ad assalire e disarmare la guardia; poche diecine d'altri, invece delle centinaia, nei luoghi designati dal piano. Sorpresa e torpore nella popolazione, non fanno assecondare il moto che abortisce nell'uccisione di qualche soldato e di qualche popolano, e in deboli tentativi di barricate e nel conflitto con qualche pattuglia. Ma ciò dà pretesto alla polizia per nuove e feroci repressioni. Chiusi tutti i teatri e proibita ogni riunione di più di tre persone, rammentato l'obbligo della notificazione d'alloggio, vietato il transito dei bastioni dalle 6 della sera alle 7 del mattino, vietato il canto nelle vie, le sentinelle dovevano esigere che i borghesi passassero alla distanza di almeno trenta passi dai corpi di guardia, cosa talvolta impossibile, data la strettezza di certe strade. Indi decretato da Radetzky da Verona, di bel nuovo lo stato d'assedio rigoroso. Ripresi i giudizi statari : il giorno 9 furono appiccati, davanti al Castello e sul piazzale prospiciente la città, sette popolani