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l'arie Seconda — Alta Italia
proclami, nel raccogliere notizie da recare al Consiglio di Guerra. — Per sapere ciò che avveniva nel circondario esterno il Consiglio di Guerra aveva mandati astronomi ed ottici sulle torri e sui campanili più elevati della città; poi si innalzarono palloni, che portavano avvisi e proclami della insurrezione in Milano. < Gli Austriaci, accampati sui bastioni, stavano attoniti mirando quegli aerei messaggieri sorvolare alle loro linee e li bersagliavano con vani colpi». Il tenore di questi proclami era il seguente:
< A tutte le città, a tutti i Comuni del Lombardo-Veneto: — Milano, vincitrice in
< due giorni e tuttavia quasi inerme, è ancora circondata da 1111 ammasso di solda-
< fesche avvilite, ma pur sempre formidabili. Noi gettiamo dalle mura questo foglio
< per chiamare tutte le città e tutti i Comuni ad armarsi immantinente ili guardia
< civica facendo capo alle parrocchie, come si fa in Milano, e ordinandosi in compagnie
< di cinquanta uomini, che si eleggeranno ciascuna un comandante e un provveditore,
< per accorrere ovunque la necessità della difesa impone. Aiuto e vittoria >.
< Molti di quei palloni caddero in luoghi ove gli abitanti non avevano udito il suono del cannone, o non ne avevano sospettato la causa; altri giunsero fin oltre il confine svizzero, piemontese, piacentino. In molti dei nostri territori furono segnale di sollevamento, dappertutto misero iu fermento i popoli. Turbe di contadini, condotte da studenti, da medici, da curati, da doganieri, movevano d'ogni parte verso Milano. Dall'alto dei nostri campanili si videro fra le campagne le strade biancheggianti, oscurarsi ed ingombrarsi all'arrivo di quelle moltitudini, e innanzi ai loro colpi fuggire le vedette nemiche ». La Svizzera italiana mandò 500 uomini; altrettanti ne vennero da Como e montagne circostanti, dopo aver fatti prigionieri in quella città mille cinquecento Austriaci accasermati a Borgo Vico ed a Porta Torre: trecento altri da Varese, e molti dal Lago Maggiore, contro il divieto della polizia sarda. Ne vennero poi dal Pavese e dalle sponde del Po ; dalla Valsassina e dalla Valtellina. Bergamo, sempre pronta e generosa a queste chiamate, mandò parecchie centinaia de'suoi cittadini e valligiani Gerolamo Borgazzi ispettore della ferrovia di Monza, mentre di notte con duemila operai raccolti a Monza, nel suburbio si apprestava a passare la linea del bastione di Porta Tosa e ad entrare in città, fu ucciso dal primo colpo di moschetto sparato dalle mura; per cui fu duopo differire l'impresa, che non riuscì se non nel pomeriggio del quinto giorno.
Al quarto giorno le condizioni degli Austriaci erano disperate. Per mezzo dei consoli esteri, Radetzky, fece domandare un armistizio di tre giorni con una porta libera ad ognuna delle parti per l'entrata e l'uscita dalla città. La pavida municipalità era propensa ad accogliere la proposta del vecchio maresciallo; ma il Consiglio di Guerra con a capo Cattaneo, anche per una volta s'impose, dichiarando che la città non doveva lasciare le armi se non quando fosse veramente libera. < Il nemico sui bastioni — disse Cattaneo alla municipalità riunita — non può reggere, è una linea troppo prolungata (circa 12 chilometri). Gli deve già riescire assai malagevole la distribuzione dei viveri; e difatti in giro alla città Croati e Tedeschi erano già ridotti a vivere di ruba. — Questa sera, se riescono i concerti fatti or ora, sarà sforzata la sua linea lungo i bastioni; e per poco che tardi a mettersi in ritirata, non troverà più strade. Infine, quando pur ci dovesse mancare il pane, meglio morir di fame clic di forca >.
E fu ventura che il proposto armistizio venisse respinto, poiché da lettere intercettate, si seppe che Radetzky domandava quel tempo per far giungere a Milano mille e duecento bombe ch'erano a Piacenza.
Colla sicurezza della vittoria crebbe l'ardore e l'entusiasmo ai cittadini combattenti. Furono fusi dei cannoncini di bronzo; altri ne furono fatti con tronchi d'albero scavati e cerchiati in ferro, onde potessero resistere ad un dato numero di colpi. Chi fondeva palle,chi fabbricava polvere e cotone fulminante; si raccoglievano nelle strade spazzate dalla mitraglia i proiettili nemici, e fra questi vi si rinvennero grosse medaglie di ferro fuso coirimpronta di Pio IX.