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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Milano
   183
   Hovcrnn O'Donnell e il direttore di polizia Torfesani. L'autorità municipale, si costituì in permanenza alla sua sede, in Proietto, tutti avendo compreso esser venuto il momento della soluzione. Nella popolazione erano vivi il fermento e l'ansietà; mancavano armi e munizioni, sebbene ad incuorare la folla corresse la notizia di quarantamila fucili venuti dal Piemonte, fatti entrare in Milano e depositati in luogo sicuro; ma nessuno sapeva né dove nò come; e la notizia eia per sò insussistente. Il Cattaneo, che fu parte ed anima della gloriosa rivoluzione, calcola che alla mattina del 18 marzo non fossero in Milano più di seicento cittadini armati di fucili, e questi per la maggior parte da caccia; poiché, essendo minacciata una requisizione d'armi, i più avevano mandato quelle che possedevano in campagna. All'incontro Radetzky disponeva di quasi ventimila uomini armati di tutto punto, di numerose artiglierie, di cavalleria, di munizioni senza risparmio.
   Nella mattina del 18 marzo, grande era la tensione degli animi, sapendosi che il podestà Casati sarebbe® recato in forma ufficiale al palazzo del Governo per domandare a nome del popolo concessioni. La folla agitata riversavasi nelle vie, in attesa degli avvenimenti; ma lo spìrito di sommossa era nell'aria e (pia e là aveva fatto capolino il tricolore cisalpino. Dopo il mezzodì, il podestà con due assessori si recò dal vicepresidente di Governo, conte O'Donnell. Ma mentre egli stava discutendo con questi sulle maggiori o minori concessioni da accordarsi al popolo tumultuante nelle vie, entra nella sala un giovane d'animo deliberato, Enrica Cernuschi, clic tronca il dibattito, imponendo e dettando al conte tre decreti: costituzione della guardia civica armata; abolizione della polizia; consegna delle armi di questa alla municipalità. Poi dichiara il conte prigioniero del popolo, ed insieme al podestà Casati, al delegato della pro-incia, si avvia fra la folla annata di fucili da caccia, di pistole e di vecchie sciabole, per recarsi al palazzo ìnunicipale, allora in Broletto. A metà delia via Monte Napoleone, ima grossa pattuglia d'oltre cento soldati, sbarra loro la strada e fa fuoco sulla folla. 11 podestà col prigioniero conte O'Donnell e gli altri che lo attorniavano riparano ili casa Vidiserti. « Ed è per questo fortuito incontro che l'autorità municipale, recapito dei cittadini e quartier generale dei combattenti, si trovò in luogo sì remoto dalla sua sede. Il che Radetzky ignorando, circondo alia sera da due parti il palazzo municipale, fece sfondare la porta a cannonate, sperando di trovarvi a concilio tutto quel comitato direttore, intorno a cui volgeva con pari illusione il cieco odio del nemico e la incauta fiducia dei cittadini; e trascinò prigionieri in Castello quanti vi si trovavano a cercare ordini e novelle >. Le posizioni degli Austriaci erano le migliori; tenevano, come si disse, il Castello dal quale Radetzky spingeva le due braccia dell'esercito lungo la curva dei bastioni, cingendo e minacciando da quegli alti terrapieni tutta la città e separandola dalla campagna. < Ad ogni posto — continua il Cattaneo, clic oltre esser stato alla testa del moto ne fu anche lo storiografo più sincero ed accurato — aveva collocato un grosso di soldati con artiglieria, e di là spingeva li assalti per i corsi più diritti e spaziosi che convergono al cuore della città. E quivi pure tennero i soldati, per tre giorni, tutti i principali edifici, il Duomo, i palazzi del viceré, della Giustizia, del Tesoro, del Municipio, del Comando generale, del Genio militare, molte caserme e tutti «li uffici della polizia. In agguato sulle aguglie marmoree del Duomo, i cacciatori tirolesi ferivano qua e là per le vie, e perfino nell'interno delle case li uomini e anche le donne >. Cionondimeno le barricate furono improvvisate in vari punti della città; principalmente in via Monforte, ove la popolazione fu per alcun tempo padrona del palazzo del Governo, in via Monte Napoleone, ove s'era stabilito il quartiere generalo di quei cittadini, che insieme al podestà Casati, s'erano trovati alla testa del movimento: Carlo Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi e Giorgio Clerici fra i primi. A render più sicura la sede di quella specie di coniando civile e militare della città insorta e dal quale ili gran parte dipendeva l'esito finale della immane lotta in cui il popolo si era con tanto eroismo impegnato, si provvide al trasferimento del Comitato