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J'arte Seconda — Alta Italia
Ermes Visconti, polemista vigoroso; il conte Giovanni Amvabene di Mantova, dantofilo chiarissimo ed illustratore del secolo di Dante; Gionata Sealvini, traduttore del Faust; Camillo Ugotii, critico elegante. — Scrissero sul Conciliatore di scienze politiche, giuridiche, mediche, positive Gian Domenico Romagnosi, Melchiorre Gioia, Ra/ori, Plana, Carlini, Mussotti: propugnando oltre che il rinnovamento intellettuale e morale d'Italia, il suo rinnovamento economico, senza perder di vista l'obbiettivo lontano e sacro della risurrezione politica del paese. Ed a tal uopo Porro, Gonfalonieri ed d marchese Alessandro Visconti, fecero venire dall'Inghilterra un battello a vapore — il primo che si sia avuto in Italia — che, partendo da Pavia per il Ticino, dopo aver toccata la sponda piemontese scendeva nel Po, e ne seguiva il corso fino alle foci, e costeggiando sempre l'estuario veneto, per mare giungeva a Venezia ; e ciò allo scopo di mantenere relazioni ravvivando i commerci. Lo stesso conte Porro fece venire dall'Inghilterra macchine per la illuminazione a gas — la gran novità del momento: e nello stesso tempo Gonfalonieri ordinava in Inghilterra macchine per la filatura del lino e della canapa ; ed altre ne faceva costrurre il Porro per la trattura della seta. A questo lavoro palese i conciliatoristi univano l'occulto; ed era quello di tenersi in corrispondenze e relazioni coi Carbonari,-.] quali nella Romagna, nel meridionale ed in Piemonte miravano ad un movimento costituzionale, e di coltivare le relazioni con illustri italiani già profughi all'estero, quali Pellegrino Rossi e Sismondo Sisnioudi, lo storico delle Repubbliche italiane, residenti a Ginevra. Tutto questo armeggio, e tutta la simpatia di cui la città circondava, colla fede nell'avvenire, cotesta eletta di persone, cominciò ad insospettire il Governo; la polizia ebbe ordini di vegliare, ed alla notizia dei moti di Calabria e di Sicilia, di agire. Cominciarono gli arresti, le perquisizioni, i processi statari, affidati a sgherri provati per la loro devozione, o meglio per il loro interessato attaccamento all'ordine costituito: onde cominciarono a fioccare sentenze capitali, che, 11011 ardendosi peranco di eseguirle, tanta n'era la enormità, furono commutate in lunghe espiazioni nella galera dello Spielberg. Melchiorre Gioia, Silvio Pellico, Roma-gnosi, Pietro Maroncelli, per dire dei più noti, insieme a parecchi altri, furono in quella prima operazione della polizia austriaca inquisiti. Poco dopo, un altro processo mandava condannati a morte, indi per grazia sovrana condotti allo Spielberg, Federico Gonfalonieri, Pietro Borsieri, Andryane, cittadino francese dimorante in Milano e che dell'Italia aveva fatto la sua seconda patria tanto da esporre la vita cospirando per la sua libertà, Castiglia, Arese, Giorgio Pallavicino, Tonelli; e così d'anno in anno continuò e si accrebbe la gloriosa e valorosa falange di questi precursori del patrio risorgimento.
Ci siamo diffusi alquanto sui fatti del 1821, perchè caratterizzano il principio della repressione austriaca contro il movimento nazionale, sia in Milano che nella Lombardia e nel Veneto tutto.
Il tristissimo periodo sul quale aleggiava una calma profonda, letale, che quasi non lasciava scintilla al pensiero e respiro alle anime, durò per molti anni, interrotto da un solo raggio di vera e generale esultanza, quando cioè, nel 1835, morto l'imperatore Francesco I, suo figlio Ferdinando salendo al trono, con un'amnistia generale ed incondizionata, cassò i processi, ritornò in libertà i patrioti gementi nelle prigioni e permise agli esuli di rientrare in patria. Questo atto di clemenza, ma meglio ancora di tarda riparazione ai dolori causati dalla politica paterna, giustificò le dimostrazioni popolari e le feste che a Ferdinando I fecero i Milanesi, allorché il tì settembre 183S venne in Milano a prendervi la Corona di ferro.
Il governo di Ferdinando I fu effettivamente più mite di quello del suo predecessore, del quale nulla potrà mai giustificare la spietata crudezza personalmente usata verso i compromessi italiani e della quale rimarrà mai sempre documento accusatore il libro di Silvio Pellico: Le Mie Prigioni — sintesi di tutte le torture morali e materiali subite da quei primi martiri dell'idea italiana. Fu questo del regno di Ferdinando I, un