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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Milano 188
   421
   meno spettacolosi; ed in Italia, come in Francia, come dovunque, il folle provvedimento fu causa di grandi rovine commerciali e della paralizzazione d'infiniti interessi. Ciò contribuì non poco a far aprire gli occhi alle popolazioni, che cominciarono a domandarsi, se proprio la gloria di Napoleone e dei re di sua famiglia, di cui aveva seminato l'Europa, dei suoi marescialli, dei suoi generali e dei suoi grandi fornitori, valeva la spesa di esser sostenuta, con tanti sacrifizi di sangue e di danaro, dai popoli À questi fatti s'aggiunse la campagna di Russia, clic dovendo — nell'intendimento di Napoleone e dei suoi — essere una marcia trionfale fino a Mosca e Pietroburgo, si mutò in uno dei più terribili disastri politico-militari che mai si sieno avverati; quarantamila circa, gli Italiani che andati in Russia colla Grande Armata, vi eran rimasti morti, di ferite o di stenti, o inandati prigioni in Siberia, A Milana, che qualche mese prima aveva visto, dopo le follie di un allegro carnevale, partire gran parte di quella balda gioventù, di quella brillante e chiassosa ufficialità, l'impressione fu immensa; Napoleone fu, nella opinione del popolo, giudicato e condannato. Satire, atroci cominciarono a correre di bocca in bocca su Napoleone ed i suoi; una sorda animosità, nella quale soffiavano per interessi particolari ed odiosi alcuni tristi, cominciava a serpeggiare contro il ministro delle finanze Giuseppe Prina, che alle sue fiscalità e rapacità, la popolazione imputava la crescente miseria nella quale versava, mentre egli aveva il torto solo ili mostrarsi 1111 troppo cieco, duro e zelante esecutore degli ordini di Parigi, risolve.ntisi in sempre nuove e pressanti richieste di danaro. Un sintomo del malcontento gravissimo e della stanchezza nelle, popolazioni per quel continuo stato ili guerra, lo si ebbe manifesto nella primavera del 1813, quando l'imperatore domandando nuovi soldati per far fronte alla coalizione dei monarchi d'Europa e dell'Inghilterra, che minacciava di stringerlo alla gola, ordinò ima nuova leva in massa di ventimila uomini, senza distinzione di età e di condizione: leva da eseguirsi in meno di quindici giorni La maggior parte dei colpiti in Milano e fuori si diede ai monti, alla campagna, riparò in Isvizzera ed altrove. Intanto la campagna del 1S13 non si risolve che in una rovina per Napoleone, costretto nell'aprile 1814 ad abdicare a Fontainebleau, ed a ritirarsi a regnare nell'isola d'Elba. Mentre stavano entrando iu Parigi i Russi odi Tedeschi,in Italia gli Austro-Russi avevano invaso il Veneto e la Lombardia, opponendosi invano all'invasione, con brillanti fazioni a Roverbclta, Borglietto, Guastalla, gli avanzi delle truppe italiane scampati dalle precedenti campagne, sotto il comando del viceré Eugenio di Beauharnais — il quale tini per chiudersi in Mantova e capitolare dopo inefficace, resistenza. Gli eventi precipitano a tragiche soluzioni. Il momento — viste lo gelosie che già rodevano gli alleati, cui specialmente non garbava un soverchio ingrandimento dell'Austria, temendone la egemonia sull'Europa — il momento, diciamo, sarebbe stato propizio per affermare la indipendenza dell'Italia superiore, per costituire per lo meno un Regno di quanto rimaneva del Regno Italico, toltone l'antico Stato Sardo. — Fra gli alleati oravi chi vagheggiava questa idea, insieme a quella di mettere a capo del futuro regno Beauharnais, già imparentato colla famiglia reale di Baviera. Ma ire ed odi personali cagionati, dicesi, da ragioni ìntime, bollivano atroci nell'animo di alcuni nobili milanesi contro il viceré; e fra i maggiori odiatori di questi, fn annoverato il conte. Federigo Gonfalonieri che vuoisi capitanasse la dimostrazione popolare organizzata contro il Senato, perche richiamasse la deputazione mandata agli alleati per chiedere l'indipendenza dello Stato ed Eugenio re eletto. La dimostrazione voleva i comizi generali e l'abbassamento di Eugenio. —¦ E tanta fu la paura che incusse ai senatori — poco degni invero della loro carica — che, all'invasione dei dimostranti nell'aula, firmarono il decreto
   di richiamo della deputazione e la convocazione dei comizi; e, felici di cavarsela a sì poco prezzo, sgattaiolarono per una porticina di servizio, mentre la folla dei dimostranti, costituita per la massima parte di gente venuta dalla campagna, invadeva il palazzo e ne metteva a ruba ed a saccheggio ogni cosa.
   23 — I,a Patria, voi. II.