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l'arie Seconda — Alta Italia
chissima Zecca milanese — che dal 1807 al 1813 coniò oltre 102 milioni di lire italiane; il Canonica, l'Antolini — arrabbiato classicista — il Pollale, il Gagnola ed altri minori architetti trasformarono con buoni lavori l'edilizia cittadina, improntandola a quel sapore classico che è caratteristica del tempo. Così sì ebbero l'Arena al Foro Bonaparte, il porticato trionfale di Porta Ticinese, detta allora Porta Marengo, l'Arco del Sempione, e numerose fabbriche pubbliche e private che ancora risentono di quella singolare rifrittura dei modelli dorici, greco-romani, che fu la manifestazione artistica più saliente del principio del secolo.
I decreti imperativi di Napoleone, non ammettendo difficoltà di tecnica e d'arte, nò di spesa, nò dilazione di tempo fecero sì, che si ponesse subito mano ai lavori per la facciata del Duomo; che s'incominciassero gli scavi per il Naviglio di Pavia, che s'aprisse il valico del Sempione, che si progettasse quello dello Stelvio, che si aprissero in Lombardia e nel regno tante strade per settantadue milioni di lire; che si gettassero sui fiumi ponti monumentali, qual è ad esempio quello di Boffalora sul Ticino.
La corte del Beauharnais era brillante di ufficiali, di titolati e decorati nuovi ed antichi, di uniformi, fastosa, gaudente; più le partite di piacere, le feste, i balli, le pubbliche cerimonie — e ve n'era una si può dire ad ogni annunzio di vittoria più o meno strepitosa delle armi napoleoniche — che non gli affari di Stato, ai quali provvedevano ministri e funzionari italiani, salvo il segretario del viceré, Mejean, ed il direttore delle poste, che Napoleone aveva voluto francese, onde aver sicuro e nelle mani, occorrendo, il segreto postale. Il Senato non era che un canonicato di posti ambiti, largamente retribuiti, onde mettere lo spolvero d'un apparente controllo sulle decisioni dei ministri e del Governo, agenti per contraccolpo di ciò che avveniva o si voleva a Parigi. Erano senatori nati: i principi della famiglia reale, igrandi ufficiali della Corona, l'arcivescovo di Milano, il patriarca di Venezia, gli arcivescovi di Bologna, Ferrara, Ravenna, i grandi ufficiali del Regno; scelti: soltanto i cittadini benemeriti, in limitato numero; ogni senatore godeva dell'assegno annuo dì lire 25,000. Si comprende come un corpo così costituito non dovesse esercitare con troppa efficacia un ufficio di controllo e di vigilanza sulle azioni del Governo a tutela del diritto pubblico. Del quale e di libeità vera, non esistevano che meschine parvenze e grandi parole sulle carte, nei proclami e nelle magniloquenti orazioni accompagnanti ogni cerimonia. Ma tale era l'abbarbrglio continuo dei fasti militareschi, delle novità, della pretesa gloria, delle arti, delle lettere, degli avvenimenti, che il pubblico grosso talvolta s'illudeva e plaudiva, pur protestando in cuor suo contro le prepotenze dei soldati stranieri e nostrali (esempio, le finissime satire del Giovannin Bongé e del Marcinomi dìi gamb avert del Porta) e borbottai do ad ogni nuova levata di tasse e d'uomini per i bisogni sempre crescenti delle giù rre imperiali, salvo poi a riconsolarsi di queste amarezze colle baldorie, le feste, i palloni, i fuochi d'artifizio, le commemorazioni, gli spari d'artiglieria, ad ogni annunzio o vero o falso, di nuovi trionfi della politica e delle armi dell'imperatore; o pensando che la Scala era oramai considerata come il primo teatro del mondo, che un'opera od una ballerina battezzate alla Scala avevano diritto all'immortalità.; e che Appiani dipingendo il salone delle Cariatidi nel palazzo di Corte avrebbe lasciato in Milano tal opera d'arte da far crepare d'invidia i pittori parigini.
Questo fastoso scenario durò fino a che la vittoria e la fortuna assecondarono lapolitica napoleonica. Ma verso il 1811, lo scenario cominciò a mostrarsi qua e là logoro, e dagli strappi, dagli sfori prodotti dalla infelice campagna di Spagna, dalla rivincita gloriosa della Germania, si cominciò a vedere il retroscena di orrore, di miseria, di distruzione, di morti nascosto prima da quella luminosa parvenza di fasto e di gloria.
La folle idea del blocco continentale, con cui Napoleone pensò di affamare l'Inghilterra e rovinarne i traffici, ebbe l'effetto opposto. Non servì che ad affrettare la rovina economica e commerciale del suo impero fondato tutto su colpi dì scena politici più o