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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   '185
   l'arte Seconda — Alta Italia
   parte è da ricercarsi la genesi eli quanto avvenne di liberale, di patriottico, di grande, nel nostro secolo, fino alla coronazione dell'edilìzio, coll'epopea del riscatto nazionale.
   Chi di questo stato di cose maggiormente avvantaggiò fu Milano: per condizioni ambienti, politiche, sociali, economiche, si mostrò più pronta ad accogliere il nuovo ordine d'idee e ad assimilarne la parte buona: sebbene nei primi tempi del nuovo stato di cose, per la tassa di guerra di venti milioni imposta dal Bonaparte, per le spogliazioni dei tesori delle chiese e del Monte di Pietà, per altre gravezze le condizioni economiche del paese si fossero improvvisamente peggiorate. Ma anche l'incanto del paterno Governo di Maria Teresa e di Giuseppe II, era stato rotto dall'onda rivoluzionaria ; le vecchie dinastie d'Europa svegliatesi, al suono di quella terribile squilla che veniva di Francia, dai bei sogni del secolo riformatore, compresero che non era più tempo, se volevano durare, di largheggiare 111 concessioni coi popoli, ina di restringere e togliere quelle già date; a Vienna questo lo si intese e si applicò più che non altrove. Quindi dalla blanda acquiescenza d'un tempo, si passò alla più energica ed eccessiva reazione. Nella rivincita austro-russa del 1799, coloro che avevano sperato il ritorno del buon tempo antico, ebbero campo a disingannarsi prontamente: e Vincenzo Monti, che in quel momento godeva gli onori del trionfo come autore della Basvilliana, sì preparava già a cambiar tono al suo plettro, per cantare la gloria imminente del vincitore di Marengo.
   C' eran voluti quei tredici mesi di reazione austro-russa e di amministrazione Cocastelh, per persuadere i popoli che il regime liberale, a malgrado degli inconvenienti che talvolta può portare, è pur sempre il migliore e preferibile. La Repubblica Cisalpina,, il cui titolo si credette opportune di non rievocare, diventò Repubblica Italiana. I Comizi di Lione, ai quali preluse la famosa orazione di Ugo Foscolo, diedero alla Repubblica Italiana una costituzione propria, per quanto foggiata sulla francese. Bonaparte ne fii presidente lontano, e Francesco Melzi d'Eril ne fu vice-presidente in loco: lmono, patriota, onesto, studioso, mitigò e fece argine, in quanto possibile, alle prepotenze soldatesche che i generali del Bonaparte, primo Console in Francia, tentavano o commettevano. Col Melzi d'Eril avevano il governo i seguenti ministri: Spanoccln alla Giustizia; I'rina alle Finanze (cui non lasciò se non quattordici anni dopo, nel giorno del miserando suo line); Veneri al Tesoro; Trivulzi alla Guerra; Villa all'Interno; Marescalchi all'Estero. Coadiuvavano i ministri otto consultori ili Stato e quindici membri del corpo cosidetto legislativo. La sovranità popolare fu limitata a tre collegi, eleggenti appunto quella parvenza di Corpo Legislativo, ed i ventun censori degli atti incostituzionali (specie di Corte dei conti). — Milano era sede del Governo; è quanto (lire capitale di buona parte dell'Italia superiore, essendo conglobati nella Repubblica Italiana i territori di Milano e suo antico ducato; Mantova, Bologna, Modena, Parma. Piacenza, Novara, la Valtellina (staccata dalla Svizzera da Bonaparte nella precedente campagna del 179G), la Romagna, la Venezia, con Bergamo e Brescia, città che tino al trattato di Campoformio avevano fatto parte dello Stato ili terra della Serenissima.
   Fu quello un momento splendido e felice per Milano, che s'ampliò, s'abbellì rapidamente ili magnifiche opere edilizie — tra cui il Foro Bonaparte, creato a giardino, a parco, a piazza d'armi, colla demolizione decretata da Napoleone delle ormai inutili fortificazioni del Castello. A Milano era un affollarsi di uomini colti ed illustri da ogni parte d'Italia: 1111 semenzaio di letterati, ili poeti, ili mecenati, di artisti celebri; a Milano (lavasi 1 intonazione d'ogni avvenimento politico, letterario, artistico, scientifico per l'Italia, come per la Francia la si dava da Parigi. Da Milano si mandavano gli artisti giovani a studiare in Roma; e letterati e scienziati vi preparavano le lezioni da dirsi nell' Università di Pavia. — Le finanze eransi riavute completamente dal passato sconquasso, ed il Brina non aveva peranco meditato tutti gii