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l'arte Seconda — Alta Italia
fortificazioni del Castello e ne migliorò le artiglierie ; tenne una scuola di pittura, dalla quale uscì tutta la gloriosa pleiade dei pittori lombardi del Cinquecento: Cesare da Sesto, Marco d'Qgionno, Calisto da Lodi, Antonio Boltrafììo, Bernardino Luino, Gaudenzio Ferrari, Antonio Sala, il Lanino, ed altri minori.
Alla morte del figlio, Bianca Maria assume energicamente la reggenza per salvare lo Stato al nipote Gian Galeazzo : suo ministro e consigliere era Cicco Simonetta, politico abile ed onesto, in quanto lo comportava la morale del tempo. I raggiri, le congiure dei congiunti e dei cortigiani in meno di sei anni sfatarono la reggenza, fecero mandare il Simonetta sul patibolo, la duchessa relegata in un castello. Lodovico Sforza, detto il Moro, assume in nome del nipote, minorenne, le redini dello Stato: e col proposito di sbarazzarsi dell'imbelle fanciullo e farsi proclamar duca alla prima occasione, se ne assicura con danaro l'investitura dall'imperatore; indi, volendo affrettare gli avvenimenti, sollecita Carlo VIII re di Francia alla conquista del reame di Napoli. Di qui il principio delle dominazioni straniere e delle sciagure che dal 1500 in poi colpirono l'Italia.
Il viaggio d'andata e ritorno (li Carlo Vili in Italia ha per effetto di aprire un grande squarcio nella politica dei paesi d'oltremonte. Tanto dal lato di Francia che da quello dell'Impero tedesco, che attraverso a molte vicende aveva finito per consolidarsi in casa d'Austria, sì comprende che in Italia, nelle provincia lombarde, nella valle padana, e giù giù lungo gli Apennini, c'è un gran campo aperto, indifeso quasi, alle cupidigie, alle ambizioni dei più arditi. E subito da una parte e dall'altra si fa per stendervi la mano. Luigi XII, re di Francia, eccitato anche dal marchese Gian Giacomo Trìvulzio, che fu poi gran maresciallo di Francia, cui Lodovico il Moro s'era inimicato, pretende come pronipote di Valentina Visconti, al ducato di Milano, e colle sue truppe, capitanate dal Trìvulzio, scende alla conquista (1499). Fugge il Moro vilmente in Germania implorando aiuti dall'imperatore ed assoldandone dagli Svizzeri. I'oi, profittando d'una rivolta dei Milanesi, inaspriti contro i Francesi e contro il Trivulzio, rientra in Milano, ina per poco; poiché di nuovo sopraffatto dal Trivulzio e dai Francesi si rende prigioniero a Novara ed è mandato in Francia a morirvi di rodimento. Figura trista questa di Lodovico il Moro nella storia del suo tempo ed in quella d'Italia, su cui attirò la maggiore delle sventure, la dominazione straniera; ma ciò non toglie, per una di quelle contraddizioni che furono sì frequenti in quei tempi, che non sia stato fra i più splendidi principi italiani; che, sotto la sua protezione non abbiano prosperato in Milano le scuole di Leonardo e di Bramante, delle quali si hanno i ragguardevoli monumenti sacri e profani, già più volte menzionati ; che a lui si debba — cosa allora utile assai — l'introduzione delle acque del Naviglio di Trezzo e della Marte-sana nel l'osso circondante Milano, appositamente allargato ed approfondito, onde si potessero barcheggiare mercanzie e derrate tutt'intorno alla città. Sotto Lodovico il Moro fiorirono gli studi, si aprirono nuove scuole, e prosperò singolarmente la tipografia, introdotta prima a Milano che non a Parigi; e l'agricoltura si arricchì per le nuove opere irrigue e per la grande estensione data alla coltura del gelso, dal Moro singolarmente favorita e protetta. Monumento tipico del periodo di Lodovico il Moro è quello al quale il romanzo di Manzoni creò notorietà mondiale : il Lazzaretto (fig. 42). Sorgeva (or non ne rimangono che poche arcate e la chiesa ettagona del Pellegrini, rimodernata nel mezzo) fuori di porta Orientale, ed era un vastissimo quadrato cinto di portico e di celle per ricoverarvi gli appestati. Ne fu architetto Lazzaro Palazzo, che lo disegnò in stile bramantesco. Fu incominciato nel 1488 e finito nel 1506. Il nuovo piano regolatore della città lo ha quasi del tutto spazzato via.
Altro ricordo del tempo di Lodovico il Moro è il monumento in pietra, con lapidi e sculture, sovrastante al bombone di Via renna (fig. 43), ove le acque del Naviglio interno si immettono in quelle del Naviglio grande, al laghetto di Sant'Eustorgio, col