'173 l'arte Seconda — Alta Italia
del Vecchio Testamento. Il codice manoscritto è conservato nella Biblioteca Nazionale di Brera ed ba miniature del tempo. Comincia così:
Como deo ha facto lo mondo E conio de terra fo lo omo formo Cum el descendè de ciel in terra In la vergen rogai pulzella Et cum sostenè passion Per nostra grande salvazion ....
Ed infine, pure dello scorcio di questo secolo, è una specie di statistica compilata da certo Buonvieino da Riva, terziario di San Francesco, dimorante in Legnano, il quale afferma che, al suo tempo, il circuito delle mura di Milano girava 20,051 cubiti con un fosso profondo più di 30 piedi e 1G porte di muro e di pietra; che entro la città erano 13,000 case contenenti 200,000 cittadini, dei quali 40,000 atti a portare le armi. Vi erano inoltre G0 porticati o coperti e piazze dove stavano nobili e cittadini a parlare dei loro affari; che i nobili avevano 100 astori da caccia, e oltre il doppio falconi, infiniti avoltoi e Gll-9 cani, i quali divoravano pili pane che non i cittadini di Lodi. Il Buonvieino conta poscia esistenti in Milano al suo tempo G000 pozzi, 4000 (?) forni, 1000 taverne, 400 beccai macellanti ogni dì 70 bovi grassi oltre innumerevoli agnelli, castrati, galline, selvatici, ecc., ecc. Si consumavano giornalmente 1200 moggia di farina, G di gamberi (1), 4 staia di pesci grossi e 4 staia di pesci minuti. Funzionavano poi G00 notai imperiali, 300 notai della città, 200 giudici o giurisperiti, 200 medici, 80 maestri di scuola, 30 copiatori di libri, 100 fabbricanti d'armi, SO maniscalchi e 30 fabbricatori d'istruinenti musicali.
Gli statuti milanesi riconosciuti dalla pace di Costanza furono raccolti e pubblicati dal podestà Brunasio Porca, novarese, nell'anno 1215. Comprendevano: 1° il diritto pubblico interno, vale a dire gli uffici dei magistrati e le immunità ecclesiastiche; 2° il diritto civile, cioè, lo stato delle persone e delle cose; 3° il diritto criminale, cioè, l'amministrazione della giustizia punitiva; la materia annonaria, economica, le regole di commercio, di pulizia rurale, ecc., ecc. Loro base era la consuetudine, ridotta a forma di precetto e servivano di legge generale se 11011 si ammetteva il diritto comune; e legge di eccezione, quando questo era osservato. Infatti la formula del giuramento imposto nel 12SS a Matteo Visconti da Francesco da Legnano è la seguente: < Voi giurerete reggere il popolo nel nome del Signore per cinque anni, con buona fede, senza frode e di custodire e salvare esso popolo e gli statuti: ed ove questi tacciano, starete alle leggi romane >.
Giuramento dato sì con grande slancio dal Magno Matteo, ma con pari proponimento di non osservarlo, poiché l'assunzione di costui alla Signoria di Milano fu il colpo mortale alla libertà del Comune.
Signori ghibellini i Visconti, misero tutto lo studio della loro polìtica nel conquistarsi in Lombardia e nell'Italia superiore una posiziona predominante su tutte le altre Signorie, grandi o piccine, che nello stesso periodo o (piasi, a Mantova, a Verona, a Ferrara, in Monferrato, eransi formate sulle soffocate istituzioni comunali. Ottenuto da Arrigo di Lussemburgo il titolo di vicario imperiale nella città e contado di Milano, Matteo Visconti se ne valse subito per assoggettare un po' colle minaccio, un po' colle lusinghe, un po' colle armi Alessandria, Tortona, Piacenza, Pavia, Bergamo, Lodi, Como, Cremona, Vercelli, Novara e pretendere riconoscimento di diritti e di superiorità dai signorotti e tirannelli pullulanti dovunque. A Milano poi, fra le altre novità, fu poco per volta soppressa l'insegna gloriosa del Comune della croce rossa ili campo bianco, sostituendole quella viscontea: lo stemma cioè del biscione o drago col fanciullo