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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   '171
   l'arte Seconda — Alta Italia
   introdurre la coltivazione del riso, importato in quel periodo da viaggiatori veneziani e da frati che s'erano avventurati fin nell'estremo Oriente ed in Cina, e più tardi la coltivazione del grano turco — venuto dall'America. Non saranno questi monumenti che appaghino, diremo così, l'occhio desideroso di piacevoli sensazioni; ma al giudizio del filosofo e dello storico s'equivalgono a qualunque grandiosa e ricca mole di pietre e di marmi, per attestare della grandezza e civiltà di un popolo in un dato periodo della sua vita fra i secoli.
   Il secolo XIII non è meno ricco Ili avventurose vicende per Milano di quello che non sia stato il secolo XII. È il secolo della immane lotta fra l'Impero e la Chiesa, fra Federigo II, incarnante il primo, ed Innocenzo III ed i suoi successori immedesimanti l'altra; è il secolo nel quale inferociscono in Italia le due grandi fazioni dei parteggiatiti per l'Impero e per la Chiesa, dei Ghibellini e dei Guelfi. Sono nuovamente i due grandi principii antagonisti, animatori delle rivoluzioni d'Italia, che agitano la loro fiaccola incendiaria per tutta la penisola, proprio nel momento d'incubazione della nuova sua lingua e del suo rinascimento artistico, intellettuale. Milano, come lo era stata nel secolo precedente per le guerre contro Federico Barbarossa, così fu anche nel sec. XIII, parte principale — nell'Italia superiore — dei rivolgimenti singolarissimi, or prò or contro la politica imperiale, che furono caratteristica della prima metà del secolo e che, ancora oggi, formano per lo storico interessante argomento di studio.
   Enrico VI prima, e suo figlio Federigo II, credendo di continuare l'opera di Barba-rossa, presero il partito di alzare con privilegi e franchigie le città, che per tradizioni erano state più fedeli alla politica imperiale, abbassando e talvolta mettendo al bando dell'Impero quelle che, non troppo ligie agli imperatori, miravano all'assoluta indipendenza. Le necessità emergenti per queste città di trovarsi un punto d'appoggio moralmente, se non materialmente, equipollente all'Impero le fecero gettare a braccia aperte nel guelfismo, alla cui testa stava il Papato : donde l'accentuazione del conflitto e la violazione da una parte e dall'altra dei patti di Costanza. Di qui una nuova Lega Lombarda, la quale è ben lungi dall'avere i risultati fortunati della prima: ed a Cortenova le armi dei collegati subiscono, per parte dell'imperatore, un grave scacco, poiché sorprese, sebbene gli tenessero testa, comprendendo di non poter resistere, nella notte silenziosamente decamparono, lasciandogli nelle mani il Carroccio, sguarnito però dei sacri paramenti. Tuttavia più tardi i Milanesi, condotti dall'arcivescov o Rizolio a Camporgiiano lo vinsero e gli inondarono il campo rompendo le dighe od argini dei canali che tenevano l'acqua, non altrimenti di quello che tre secoli dopo fecero i Fiamminghi cogli Spagnuoii: e lo vinsero ancora nei pressi di Abbiategrasso, sul Naviglio, tacendogli prigioniero il figlio Enzo, destinato poi a più lunga, perpetua prigionìa in Bologna.
   Comincia intanto, colla rovina della casa di Svevia ed il sopraffare dei Guelfi, per tutta Italia il declino delle libertà comunali» Nel continuo trambusto delle guerre e delle fazioni cittadine a Milano prendono sopravvento due famiglie nobili, che avevano saputo rendersi utili ni varie contingenze al Comune ed alla città. Sono le famiglie dei Della Torre e dei Visconti: originaria l'ima dalla Valsassina, l'altra da Angora sul lago Maggiore.
   I Milanesi, rotti a Cortenova, erano sfati soccorsi di vettovaglie e di danaro da Pagano Della Torre, per il che in riconoscenza gli avevano conferito il titolo di protettore del popolo ambrosiano. Morto Pagano il titolo rimase al figlio Martino, che cominciò ad esercitare una vera influenza sul governo della città: della qual cosa ingelositisi i Visconti con altri nobili loro amici e coli'arcivescovo Leone da Perego levarono tumulto; ma cacciati di città si diedero alla campagna danneggiando il contado, in varie fazioni e spinsero la rabbia al punto di chiamare a Milano Ezzelino da Romano,