Milano
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benedice alla lega: la confortarono di approvazioni il re d'Inghilterra, i re Normanni di Sicilia, l'imperatore d'Oriente, il quale mandò anche — caso raro per un greco — aiuti in danaro. Prima cura dei collegati fu di riparare ai danni subiti da Milano e riedificare gli atterrati edilìzi. Il 2G aprile 1107, ì collegati, preceduti da un frate Jacopo — che fu grande paciere degli animi e sollecitatore della generosa impresa — portante la croce, si presentarono ai Milanesi per aintarli a risollevare dalle rovine la loro città. Incredibile fu l'ardore messo da tutti nella patriottica opera: le donne si spogliarono dei loro gioielli, delle loro vesti più ricche, onde rialzare la metropolitana ili gran parte rovinata dal crollo della torre campanaria. Cittadini d'ogni condizione si diedero a scavare il fossato intorno alle mura, e non potendo, per mancanza di tempo e di danaro risollevar queste, collo sterro del fosso formarono all'intorno un rialzo che fu detto lerraggio — nome rimasto tino ai nostri giorni — il quale, insieme ai loro liberi petti, doveva essere baluardo alla rinascente città. Il fatto di questa gloriosa risurrezione di Milano ci è ancora ricordato da monumenti singolarissimi, dimostranti ad 1111 tempo la fierezza provocatrice dei Milanesi d'allora ed il loro odio verso Barbarossa.Uno di questi è la famosa caricatura della moglie di Barbarossa in atto di tendersi le parti genitali: rozzo bassorilievo che fu murato nell'antica paste ria Tosa (alla quale forse diede il nome), che già conservossi nel palazzo Archinto, ora al Museo Archeologico ; 1111 altro è la caricatura dello stesso Barbarossa che si tiene fra le gambe un mostriciattolo 0 diavoletto, ed infine il lungo ed ingenuo bassorilievo — tanto caro ai Milanesi che sanno — rappresentante il ritorno dei profughi 111 patria preceduti da frate Jacopo collo stendardo crociato, tutti rozzamente scolpiti, e questi due murati sull'antica porta Romana, presso al ponte del fossato: e quando quella fu demolita, murati sulla fronte di una casa vicina al ponte medesimo. Una lapide pure del tempo in ingenui versi latini esalta il fatto, e ci dà anche il nome dell'autore delle due sculture, che sarebbe stato 1111 tal Gerardo < Opus Gerardns pollice dociitt, >.
Il movimento delle città confederate attirò di nuovo l'imperatore in Italia, con nuovo ed agguerrito esercito: ma a tagliargli la strada, fra il Monferrato e Pavia, rimastegli fedeli, i collegati furono solleciti ad improvvisare, nella piana ove 'Panaro e Bormida confluiscono, prima di gettarsi in Po, una nuova città, Alessandria (1175), che difesero strenuamente, trattenendo, troncando anzi, la marcia in avanti del sire telitene. E quando, dopo un anno di infruttuosi armeggiamenti, Federico veniva alla riscossa tentando di ricongiungere gli avanzi del suo primo esercito colle nuove forze che perla Valcamonica gli condnceva l'imperatrice in persona, i Milanesi coi collegati, si posero di mezzo, ed a Legnano, il 2!) maggio 117G, gli inflissero tale sconfitta di cui rimali :' imperitura memoria fra le più belle vittorie di popolo.
Col tracollodi Legnano, Barbarossa die la partita persa; e dopo aver impiegai ventiline anni e sette eserciti nel combattere inutilmente le città lombarde, poli, loro costituzione a liberi ed autonomi Comuni, prima colla tregua eli Venezia, indi colla pace di Costanza (25 giugno 1183), nella quale i delegati delle città lombarde trattavano da pai 1 a pari coi principi e gli elettori del sacro romano impero, dovette riconoscere loro 1 contestati diritti: di reggersi a lor piacimento, di fortificarsi, di mantenere eserciti, di battere moneta, di avere statuti proprii. di percepire tributi, riserbandosi a mantenere un vicario proprio in Lombardia, ed il diritto di esser vettovagliato (diritto di fodero), venendo lui, con seguito ed esercito in Lombardia: ma per contro, coll'inipegiio di soffermarvisi il meno possibile.
Monumenti che ricordano essenzialmente la vittoria di Legnano ed il trionfo della causa dei Comuni possono ancora riguardarsi in Milano la facciata della chiesa di San Simpliciano: rifatta appunto in uno slancio d'entusiasmo del popolo, credente che le tre colombe posatesi sull'antenna del Carroccio, proprio nel momento in cui più ardeva la battaglia, fossero mandate, a presagio di vittoria, dai martiri Alessandro,