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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Seconda — Alta Italia
   Germania gli Ottoni: il primo, a debellare Berengario, gli altri due, a rendere impossibile la riapparizione funesta del regno. E quando questi con Arduino d'Ivrea risorge, ecco subito l'areivescovo Arnolfo d'Arsago chiamare Arrigo di Bamberga, erede del trono e della potenza degli Ottoni, e spingerlo con facili vittorie tino a Roma a prendervi porpora e corona. Cosi, por opera degli arcivescovi milanesi principalmente, mette 111 Italia i primi germogli il ghibellinismo che sarà, due secoli dopo, forza e potenza di progresso per la nazione. Naturale che in cotesto febbrile agitarsi politico dei suoi arcivescovi, che di giorno in giorno crescevano in ardimento e potenza, la città ne traesse incremento e vantaggio materiale. S'arresta in questo periodo la parabola ascendente delle città così dette regie, perchè fondate od accresciute e favorite dalla conquista e dalle decadute monarchie: prende slancio all'incontro la parabola ascendente di Milano, i cui cittadini cominciano, primi che in ogni altra parte d'Furopa, a svincolarsi dalle strette del feudalismo.
   E colle libertà e le rivendicazioni del diritto romano va parallelo il miglioramento economico e morale della società e per conseguenza immediata della città che ne è campo d'azione. Lentamente, ma sicura, come nel progresso inorale, s'opera la trasformazione materiale della citta, e ne appaiono ben presto e ne rimangono lino a noi visibili monumenti.
   All'atrio di Sant'Ambrogio, che riassume un periodo d'arte e ne inizia un altro, segue subito, per opera dello stesso Ansperto, la nuova basilica di San Satiro, e a malgrado dei rifacimenti e delle vicende subite da questa chiesa nel corso dei secoli, rimangono genuini monumenti del tempo la bella e massiccia torre campanaria, la piccola cappella isolata, ora detta della, Deposizione, dal magnifico gruppo in terracotta del Caradosso che vi è conservato, e vari capitelli somiglianti a quelli del nartece di Sant'Ambrogio, in istile fra il lombardo ed il bizantino. E subito appresso, se non contemporanea alla cappella di San Satiro, la fiancata di San Babila, negli ultimi tempi spogliata di tutte le superfetazioni di cui l'aggravò il secolo XVII, e restaurata con amore e paziente cura dali ing. Cesabianchi, mostra uno dei saggi più interessanti dell'architettura lombarda nella sua prima epoca. Anche la cupola ottagona di questa chiesa, ritornata alla primitiva purezza delle sue linee, si appalesa come la riproduzione ridotta, della ottagonale cupola di Sant'Ambrogio, diventata oramai la chiesa tipo di questo periodo.
   In un momento nel quale la potenza ecclesiastica era tutto, e la fede il sentimento maggiore degli animi, è ovvio che l'arte debba trovare nelle chiese le sue più grandi e durature manifestazioni. Così a parlare del periodo vescovile successivo ad Ansperto rimangono ancora monumenti d'arte importanti, alcune parti della basilica di Santo Eustorgio, che dagli incunaboli dell'arte lombarda fino alla fioritura del Rinascimento ha raccolte le espressioni dell'arte in un decorso di cinque secoli: dagli archi e dai pilastri in stile lombardo al campanile ed ai ritocchi interni di stile gotico, alla cappella di San l'ietro martire, transizione meravigliosa dall'arte gotica alla rinascente. E sempre dello stesso momento parlano l'antica porta di San Celso e la chiesa di San Giovanni in Conca, la cui facciata rinnovata nel secolo XIII è l'unica cosa che ancor ci rimanga d'una fra le più squisite creazioni dell'arte lombarda.
   Frattanto si avvicinano tempi nei quali l'arte esce un po' dalle chiese e si adatta anche a corrispondere alle nuove esigenze della vita civile del popolo. La potenza degli arcivescovi, poggiando sulla divozione e sulla affezione del popolo, doveva, per tener vive queste, favorire il popolo sollevandolo dalla prostrazione morale e materiale nella quale l'avevano gettato ì passati secoli d'invasioni, di dominazioni barbariche, eli tirannidi feudali. Per essere aiutati nella gloriosa loro lotta contro le monarchie feudali e la feudalità gli arcivescovi di Milano dovettero poco per volta sciogliere i ceppi dai quali il popolo era tenuto, trasformando i servi in uomini liberi, le plebi