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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Milano
   421
   tre per tre, scolpiti i dodici apostoli. Tutti i quadri sono contornati di perle conservanti ancora la loro pallida trasparenza; agli smalti sono frammisti diamanti, rubini e granate. Anche gli smalti, data l'epoca e la difficoltà estrema dei processi chimici d'allora per ottenerli, sono pregevolissimi,
   Le due parti laterali pine in argento con smalti e pietre, sono disegni simmetrici, nel mezzo dei quali campeggia la croce, lavorata a smalto ed a cesello. Nei vani lasciati dai disegni sono figure d'angeli, teste di santi e simboli della fede.
   Ma la parte storicamente ed archeologicamente più importante dell'altare di Yol-vinio è senza dubbio la facciata posteriore, nella quale l'artefice volle rappresentare i fasti della vita di Sant'Ambrogio e raffigurare il munifico committente dell'altare, Angilberto, e se stesso.
   Come l'anteriore anche questa è divisa in tre scompartì: sui due laterali, ripartiti ognuno in sci quadri, sono rappresentati gli atti seguenti di Sant'Ambrogio: guarigione d'un infermo nel piede; visione di Gesù ad Ambrogio; ordinazione d'Ambrogio a vescovo; dormendo presso all'altare è trasferito miracolosamente a Tours; uno sciame di api cerca il miele nella bocca d'Ambrogio fanciullo ; suo viaggio in Liguria e nell'Emilia; Ambrogio sul letto di morte mentre la sua anima sale al cielo; Onorato, vescovo, è avvertito da nn angelo di portare il viatico ad Ambrogio; Ambrogio dà sepoltura alle ossa di San Martino; predica secondo che un angelo gli suggerisce; fuga da Milano per non essere eletto vescovo e ritorno per comando dello Spirito Santo ; Ambrogio riceve il battesimo per immersione, siccome allora si usava e come fu rito, per molto tempo conservato, della Chiesa Ambrosiana. Come si vede, la leggenda mistica nel secolo IX si era già impadronita della grande figura storica eli Ambrogio e ne aveva largamente fatto suo prò'.
   Nel comparto centrale, aprentesi in due sportelli, dietro i quali è un ripostiglio che corrisponde sotto la mensa dell'altare, sono scolpiti quattro medaglioni. Nei due superiori l'artista ne raffigurò gli arcangeli Gabriele e Michele; nei due inferiori raffigurò in uno Angilberto che dedica e presenta a Sant'Ambrogio l'altare, e nell'altro se stesso benedetto ed incoronato da Sant'Ambrogio — premio massimo a cui nella sua ingenua pietà poteva aspirare l'artefice. Questa parte dell'altare di Volvinio è documento prezioso, perchè ci dà saggio delle foggie di vestiario del secolo IX, tanto pei laici che per gli ecclesiastici: ci dà anche un'idea, per quanto vaga, delle costruzioni d'allora, delle torri e delle mura che circondavano Milano. Bellissimi sono gli smalti azzurri e verdi che ne ornano i contorni, dando risalto ai toni dell'argento e delle dorature invecchiate; abbondanti pure le pietre preziose, come diamanti, rubini, zaffiri, perle, agate, granate ed altre di minor pregio. Infine, nei contorni di questa parte si leggono nel latino barbaro del tempo dei versi in lettere romane disposte all'ingiro del pallio e fra le varie parti, in modo che la lettera finale di un verso serva d'iniziale ad uno e talora anche a due altri versi. Mons. Biraghi tradusse tale iscrizione così: < Quest'arca al di fuori risplende venerabile, brilla di preziosi metalli, sfolgora eli ben lavorate gemme e nell'interno però è favorita di un tesoro più prezioso di tutti i metalli, cioè di sacre ossa. Lavoro cui l'egregio Presule, l'inclito Angilberto, offerì esultante e dedicò al Signore in onore del beato Ambrogio che giace in questo tempio. E ciò nel tempo che teneva l'alta illustre sede (di Milano). Riguarda, o Sommo Padre Iddio; iniserere del servo che ben fa; desso, per tua misericordia, riporti in contraccambio il premio celeste ».
   Ad un altare di tanta ricchezza, che allora non aveva pari nel mondo, era necessario un degno contorno: ed a ciò provvide l'abate Gaudenzio — sebbene la versione sia contraddetta da Carlo Cattaneo nello studio da lui fatto su\V Architettura in Italia dal secolo VI al Mille — colla erezione di quel Ciborio che sovrasta all'altare, e che è ancora oggi una delle cose più caratteristiche da osservarsi in Sant'Ambrogio. Gli