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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   '159 l'arte Seconda — Alta Italia
   Auspicando ed alla figlia Aurona, fece tagliar naso ed orecchie, onde colla seduzione della loro bellezza non gli avessero a suscitare contro nemici : ed a Teodoro, tiglio minore, chiuso in un chiostro, fece prendere gli abiti ecclesiastici.
   Aurona fondò il monastero delle Benedettine in Milano e vi si rinchiuse; Teodoro, sollevatosi ai gradi supremi del sacerdozio, diventò vescovo di Milano (725-739) e, morendo, volle esser sepolto nel monastero fondato dalla sorella: volontà rispettata, come lo attesta l'iscrizione che vedesi ancora in uno dei capitelli conservati al Museo Archeologico.
   Ma i monumenti, e veramente degni di questo nome, riassuntivi del periodo che va dalla caduta dell'Impero romano agli albori della vita comunale, nei quali insieme alle ultime nozioni dell'arte antica sopravvissuta a quel grande naufragio d'ogni civiltà, si fondano i conati, le ispirazioni, le tendenze, le ingenuità, le concezioni, gli ardimenti, le timidezze del misticismo barbarico, bisogna pur sempre ricercarli in Sant'Ambrogio, nell'altare di Volvinio, nel Ciborio, ed infine nelle porte e nel grande atrio portante il nome di Ansperto; preludio sicuro ai non lontani trionfi dell'arte lombarda, prodromi alla ricchezza e potenza di Milano retta in libero Connine.
   Dell'altare di Volvinio, di questo meraviglioso, anzi unico nel mondo, lavoro d'arte del secolo IX, abbiamo già fatto cenno nella descrizione della basilica di Sant'Ambrogio. Ma non è disutile il ritornarvi per un momento sopra qui con qualche maggiore particolare. È noto che Angilberto (secondo di questo nome nell'ordine dei vescovi milanesi e forse di famiglia Pnsterla, che tenne la sedia vescovile dall'824 all'859) fu uno dei vescovi coi quali cominciò ad accentuarsi maggiormente la potenza sovrana e la indipendenza da ogni potestà civile della Chiesa milanese. Ad Angilberto si attribuiscono i lavori di restauro ed anche di trasformazione della basilica di Sant'Ambrogio, che furono poi completati pochi anni appresso dall'arcivescovo Ansperto. Nel fervore da Ini messo ad abbellire ed arricchire la vetusta insigne basilica, palladio della fede e dell'orgoglio cittadino, Angilberto pensò (li adornarla d'ini tale altare da 11011 temer confronti con qualsivoglia altro, per ricchezza dì fregi e per fattura mirabile. Affidò l'incarico a Volvinio, magister phaber — non straniero e germanico, come vollero il D'Azincourt ed altri, ma latino, italiano, come dimostrarono con gran copia di argomenti il baurò, il Cicognara, il babus, il Ferrarla ed altri — di fabbricare un altare interamente d'oro e d'argento, b'artefice si mostrò degno del committente: e dalle sue mani uscì tal lavoro che Angilberto, come ben scriveva il Roinussi nell'opera già citata « lieto e superbo di veder interpretato il suo desiderio al di là di ogni speranza, deve lui stesso aver voluto per gratitudine compensare l'artista, chiamandolo a dividere la gloria dell'opera insieme a lui. Volvinio 11011 avrebbe osato di scolpire sè stesso entro uno scudo di fianco a quello di Angilberto se questi, dopo aver veduta l'opera bene avviata, 11011 avesse detto all'orafo — Accanto alla dedicazione che faccio dell'altare al mio patrono Ambrogio voglio vedere anche te, e voglio che Ambrogio ti coroni principe dell'arte tua ».
   L'altare è rivestito nella parte anteriore di lamine d'oro purissimo ; nelle altre tre parti (poiché non si tratta d'un solo paliotto, ma di una completa fasciatura della mensa sacra) di lamine d'argento, talvolta dorate, ornate tutte di pietre preziose e lavorate a rilievo.
   Nella parte anteriore sono tre scomparii rettangolari; i due laterali sono divisi ognuno iu sei scomparti minori nei quali sono finamente rappresentati i fatti principali della vita di Gesù. Nel compartimento di mezzo ò tracciata una grande croce, al centro della quale, in mi medaglione ovale tempestato di gemine, è la figura del Redentore seduto in trono fra una gloria di astri formati con diamanti e pietre preziose. Nei bracci della croce, entro appositi riquadri, sono scolpiti i simboli degli evangelisti; negli spazi pentagonali foiinati tra la croce e l'inquadratura dello scompartimento sono,