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l'arte Seconda — Alta Italia
mozzata alquanto noi secolo scorso per ragioni militari — termina, fu un'aggiunta del secolo IX e forse lo si deve ad Ansperto.
Questo troncone di torre annerito dai secoli, ma abbastanza ben conservato, 6 dunque uno dei più angusti monumenti della Milano romana imperiale non solo, ma d'Italia, come quello elle ci conferma e stabilisce l'ubicazione esatta di quel palazzo, nel quale si svolsero parecchie delle grandi scene di quel dramma immenso che fu l'impero d'occidente precipitante: come la rinunzia alla porpora, nel 301, di Massimiano Erculeo; le nozze di Costanza, sorella di Costantino, con Licinio Cesare nel 313; la promulgazione dell Editto Costantiniano di tolleranza per tutti i culti, punto di partenza pei il trionfo definitivo del Cristianesimo : quivi organizzato da Costanzo si tenne il Concilio dei trecento vescovi che condannarono Atanasio ed esiliarono Dionigi, vescovo milanese: quivi Giuliano l'Apostata fu da Costanzo chiamato socio all'impero; e Graziano, nel 379, ripristinava le persecuzioni religiose, annullando il tollerante decreto ili Costantino. Quivi, infine» assistito da Ambrogio nel 395, moriva l'ultima fra lo granili figure che vestirono la porpora imperiale, Teodosio. Non è quindi senza un'impressione di sincera venerazione che l'archeologo guarda alla vecchia torre romana, addossata quasi a quel gioiello dell'arte rinascente che è il Monastero Maggiore.
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Il basso tempo, dalla caduta dell'Impero romano tino al mille, è il periodo più triste per la storia dell'arte, non solo in Milano, ma dovunque, all'infuori che in Oriente, nelle provincie ancora soggette ali impero ,i Bisanzio, ed in quelle che andavano invadendo e conquistando, portandovi la specialissima loro civiltà, gli Arabi, spinti alla conquista dell'Occidente più che dalla voce fatidica del loro profeta, dalla naturale espansione d'una razza allora esuberante di vita e di numero. L'arte non ha nò può avere iu questo periodo manifestazioni potenti e vitali; ciò che essa dà non è se non una transizione tra l'arte che fu e quella che sarà, non appena tempi migliori le consentiranno di rinascere. Perciò scarsi, e generalmente di poco valore artistico, ì monumenti che di questo periodo rimangono ancora in Milano, la quale in esso, oltre la barbarie generale dei tempi, conta due grandi eccidii. quello di Attila e quello di IJraja, e la sua totale decapitazione da metropoli politica dell'Italia superiore a bene-tizio di Havenna e di Verona prima, poi di Pavia e di Monza: cose tutte che dovevano prostrarla ancor più basso delle altre città.
1 poveri monumenti di quest'epoca disgraziata si rannicchiano tutti, dal più al meno, o nelle vecchie e storiche chiese, o nel Museo archeologico, od 111 qualche altra raccolta privata, come ari esempio, il museo del principe Trivulzio , clic ha un dittico del secolo V rappresentante la Calata dei Goti in Italia; monumento rarissimo per la storia e per l'arte nazionale. Ma è nelle chiese sopratutto clic si debbono cercare i monumenti di questo periodo, che va dalla catastrofe dell'Impero romano —preceduta, come da prodromo avvisatore, dalla turbinosa discesa degli Unni d'Attila, che da Àquileja a Milano, al Po segnano per l'Italia un solco di fuoco, di distruzione, di rovine — alla catastrofe longobardica ed alla carolingia, lasciatiti Milano in balìa 0 pressoché di se stessa e dei suoi vescovi (donde la impulsiva sua risurrezione) : è d'uopo ricercarli nelle chiese, pitiche nella edilizia cittadina non ne rimasero più traccio. E si comprende. La Milano di quel tempo era ben lungi dall'essere la seconda Roma, cantata da Ausonio, 0 la Milano nobilissima, ducale dei Visconti e degli Sforza, 0 la Milano fastosa degli Spaglinoli, 0 quella in gran parte rimodernata che vediamo oggidì. Dopo l'eccidio ili Uraja l'amore del < natio loco > trasse i superstiti Milanesi, che erano scampati alla rabbiosa vendetta gotica, nascondendosi nelle boscaglie vicine, sulle rovine della patria caduta. Ma nella povertà dei mezzi, nell'abbandono generale, nei trambusti di continue guerre, ben lungi dal raddrizzare gli atterrati monumenti,