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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Seconda — Alla Italia
   famoso Suo epigramma, sopra Milano, e la constatazione fatta dai periti che il basamento in pietra murata sul (piale le colonne in questione posano è contemporaneo alle colonne medesime, non lasciano più luogo al dubbio, che queste non facessero parte integrante dell'edificio delle Tenne ; ne fossero anzi, il peristilio grandioso, trionfale, dal quale il pubblico vi accedeva, e dove — come allora era uso — stavano gli eleganti sfaccendati, ad oziare e guardare il va e vieni delle bagnanti, conversando e ricamando pettegolezzi e maldicenze sulle novità e sui fatti della giornata. I peristilii del tempio, e più ancora quelli delle Terme, erano appunto il ritrovo dei giovanotti eleganti e galanti, come appuntò sarebbero oggi i caffè aristocratici, i bar ed altri consimili luoghi frequentati dal cosidetto boti fon.
   Circa alla data della loro erezione, la eleganza slanciata di queste colonne, i fregi ricchissimi dei loro capitelli corinzi, le fanno ritenere di uno (lei migliori momenti dell'arte romana, anteriori quindi al 300 dell'era cristiana: ed all'impero di Massimiano Erculeo, al quale queste terme furono attribuite. Sembra, e con molto fondamento lo si può credere, ch'egli non fosse se non un restauratore od amplificatore e che perciò l'aggettivo di erculei affibbiati a quei bagni da Ausonio e dai contemporanei dell'imperatore, più che altro, fosse una piaggeria bella e buona. Una singolarità del colonnato di San Lorenzo, e non l'unica che nell'edilizio accenni alla non lontana decadenza dell'arte pagana e ad un pervertimento del gusto, è la maggiore larghezza data all'intercolunnio di mezzo in confronto degli altri laterali : un fatto consimile si riscontra anche negli avanzi del celebre palazzo imperiale di Spalatro in Dalmazia, evidentemente contemporaneo al colonnato niilnncse : cioè fra il secolo III ed il IV dell'éra nostra. Nulla toglie però di credere queste colonne d'epoca anteriore, ed il Verri, ammirato della loro eleganza, le colloca addirittura nel secolo di Augusto: ciò che forse non è.
   Il marmo, bianchissimo 111 origine, ora annerito e screpolato per l'azione dei secoli e delle acque, si suppone venga dalle cave di Olgiasca sul lago di Como, delle quali in quei tempi si aveva già nozione. Ili queste colonne, moniiiuento davvero ragguardevolissimo dell'antica Milano, così scrive con molta grazia, in uno dei suoi briosi articoli d'arte, il già citato e compianto Carlo Borghi : * Benché mutilate, ròse, fasciate, appuntellate, il loro aspetto è imponentissinio. l'iù grandi di tutti gli edilizi circostanti, esse semplici colonne conservano la loro serenità abbronzata in mezzo alla vita moderna, la loro maschia eleganza in mezzo ad uno dei quartieri più poveri e meno pilliti e si ostinano a non cadere. Gli uomini, che hanno messo sulle spalle del tempo le devasUizioni del Colosseo, hanno cercato più d'una volta disbarazzarsi di questi grandi cadaveri col pretesto che inceppano il movimento. Ma sono uomini che fanno le città sulla carta, contenti e superbi quando hanno tirato delle linee rette. 11 popolo, pare non senta questo gran disturbo: vende e compra frutta e lunari e fiammiferi al piede di quelle vecchie conoscenze, e si divide in due file quando passa col carro 0 in carrozza; e chissà quante arrotature quelle colonne hanno risparmiate! »
   Il più popolare dei monumenti romani di Milano, per quanto assai modesto in linea d'arte, è pur sempre YUomo di pietra. Con questo nome fu battezzata dal popolino milanese una statua romana, probabilmente d'un magistrato e fors'anco di Cicerone, murata, altre volte, nell'antica chiesa di San Giorgio al Pozzo Bianco che sorgeva quasi a capo della attuale via San Pietro all'Orto verso il Corso ed edificata, credesi dall'arcivescovo Adelmanno Menelozio, che resse la Chiesa milanese durante lo scisma di Manasse (948-955). Fuvvi anche chi disse questa statua eretta dal popolo in onore di Adelmanno medesimo, ma è fiaba che non regge, fu tutt'al più 1111 adattamento; basta a dimostrarlo il semplice esame della statua, la quale, togata com'è, ha tutto il carattere di rappresentare un magistrato romano, e per la fattura sua, e per la distribuzione dei paneggiainenti e delle pieghe, senza pretendere di gareggiare coi capolavori della