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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   '110
   l'arte Seconda — Alta Italia
   dell'impero di Roma, non pnò a mono dell'ammettere nella città tino stadio di coltura superiore di molto alla media normale d'allora nelle maggiori città dell'impero, non superato forse se non da Roma e da Bisanzio, ove ancor per poco si Accentravano gli splendori decadenti della grande civiltà greco-romana. Altra prova dell'esser Milano città dove gli studi erano tenuti in onore si può desumere dal fatto di Plinio il Giovane che, stabilitosi in Milano ed a questa città affezionatosi, avrebbe — secondo un frammento di lapide che prima copriva il tumulo di Lotario, re d'Italia, morto nel 950, che jioi murato in Sant'Ambrogio fu decifrato e completato da Teodoro Monimsen — regalata una grossissinia somma alla repubblica (o città) per erigere biblioteca, bagni e collegi, sussidiare e nutrire i fanciulli della plebe, che tali istituti avrebbero frequentati. Non solo: le lettere di Sant'Ambrogio, le opere di Sant'Agostino e di alta scrittori sacri e profani di questo periodo ci parlano concordemente di una Milano colta e fiorente e delle scuole, ove t cittadini andavano ad apprendere la grammatica e gli elementi della letteratura, l'eloquenza e le scienze sacre e profane che allora s'insegnavano.
   Sicuro che la sopravvenuta barbarie dei bassi tempi offuscò e di molto quest'aureola di città colta che Milano s'era formata negli ultimi secoli del periodo romano; ina quante città illustri non caddero durante quel periodo ancor più in basso, senza mai rialzarsi, e quante altre non scomparvero affatto ? Milano nella forte e vitale sua ossatura resistette e con essa resistettero e non si spensero del tutto le tradizioni di coltura che aveva ereditato dal periodo romano.
   Chi salvò quegli avanzi di civiltà dal naufragio completo, bisogna riconoscerlo, è la Chiesa: la Chiesa che in Milano ha, per il carattere speciale, per l'autonomia dei suoi riti, per i diritti acquisiti, una forza superiore alle altre. E intorno alle chiese, nei presbiteri, nelle canoniche, negli ospizi, nei conventi che — per quanto ristretta e trasformata — la scuola continua. È quivi che spogliandosi della crassa ignoranza tramandata dalle generazioni che avevano sofferto il giogo delle dominazioni barbariche, gotiche, longobardiche, franche, si preparano, si forgiano, se l'espressione è concessa, quegli animi, quei caratteri delle generazioni oscure, ma vigorose d'uomini che la rivoluzione vescovile condurrà poi ad essere liberi cittadini del libero comune. E una gran verità questa, è un gran merito, che noi, figli del secolo scettico e razionalista per eccellenza, dobbiamo riconoscere alla Chiesa del medio evo, alla milanese in ispecial modo.
   Nell'epopea comunale, quando, superata la grave crisi della lotta contro Barbarossa, la città rifiorisce moralmente e materialmente in ogni sua cosa, la coltura pubblica ha maggiore e più prosperosa espansione; nelle cronache, nelle carte, nei documenti e monumenti del tempo sono frequenti gli accenni alle scuole, tuttavia 1 istruzione non decampa dalle sue origini, dal suo carattere religioso: la scinda è sempre un annesso e connesso della Chiesa, del chiostro: l'insegnamento è sempre una delle mansioni del sacerdozio e gli uomini che sanno di lettere, anche se 11011 rivestiti degli ordini ecclesiastici, sono per il volgo e per l'abitudine considerati come chierici e chierici 0 clerici chiamati.
   11 primo fatto di laicizzazione dell'insegnamento non lo troviamo nella storia milanese se non nel secolo XIV, 0, per esser più precisi, nel 1361, quando Galeazzo Visconti, ottenuti dall'imperatore Carlo TV i diplomi e privilegi necessari, fondò l'Università di Pavia, coll'obbligo agli studiosi de' suoi Stati — liei quali coinprendevausi Milano, Pavia, Novara, Vercelli, Como, Brescia, Bergamo, Tortona, Acqui, Genova — di frequentarla e coll'assoluta proibizione di frequentare le università straniere. La ragione per la quale l'Università fu da Galeazzo messa a Pavia anziché a Milano, è data dal fatto, che, a Pavia, fin dal tempo di re Lotario, eravi una scuola con diritti e privilegi sulla circostante regione: che le spese di mantenimento dei professori e degli studenti — come