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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Milano
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 547

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Seconda — Alta Italia
   Fig. 2S. — Milano: Il Cenacolo, affresco di Lionardo da Vinci, in S. Maria delle Grazie
   (da fotografìa di Iìrocu).
   a cine comparti laterali, con numerose cappelle appartenenti alle antiche famiglie Yimercati, Quartali, Paraffini, Visconti, Della Tela, Galla-rati, D'Adda, Marliani, Borromeo, Sauli, Olgiati, De Capitani, D'Alliairate, ecc., ecc., con quadri di Gaudenzio Ferrari, del Caravaggio, del Vicentini, del Malgavazzo, e freschi eli dubbio autore, ma certo di buona scuola milanese. Nella sagrestia è una tavola rappresentante Gasparo Yimercati, fondatore della chiesa, inginocchiato davanti a San Giovanni Battista: è attribuita a Bernardino Zonale da Treviglio.
   Bellissimi gli stipi in legno intagliato della sagrestia, e ricco il coro, per le pazienti decorazioni in tarsia, dovute, dicesi, al Daniello, frate domenicano e novelliere, addetto al convento delle Grazie.
   Il secolo barocco sovraccaricò le navate e le cappelle di deplorevoli stucchi, che formano uno strano contrasto colla severità delle linee gotiche e colla leggiadria degli ornati bramanteschi.
   Attiguo alla chiesa delle Grazie era il convento dei Domenicani, nel quale papa l'io V aveva trasferito il tribunale della santa Inquisizione. Bramante aveva disegnato per questo convento un magnifico cortile o chiostro a porticato, del quale non rimangono se non avanzi deturpati da successive costruzioni, condotte per l'avidità di toccar i fitti. Il convento venne soppresso nel maggio 1797 e mutato in caserma di cavalleria.
   V. quivi, nella grande sala dove 1111 tempo era il refettorio dei frati, che veggonsi ancora gli avanzi del famoso Cenacolo, l'opera maggiore di
   pittura che di Lionardo si conosca (fig. 28), cui l'umidità dei muri, la cattiva qualità dei colori ed il vandalismo degli nomini ridussero ad uno stato deplorevolissimo.
   Non sicuro della propria abilità a trattare il fresco, sembra, Lionardo dipingesse ad olio questa magna sua composizione, e sgraziatamente sopra un muro vicino a luoghi umidi, onde ben presto il lavoro cominciò a patirne. Sin dal 1612, l'Armenini, nel suo Microcosmos, deplora le condizioni nelle quali il capolavoro di Lionardo si trovava, sia per l'umidità, sia per l'amputazione delle gambe fatta alla figura del Salvatore coll'a-pertura d'una porta che dal refettorio metteva nel lavatoio. Nel 1720, per opera del pittore Bellotli, che vantavasi d'aver trovato modo di preservare il dipinto da ulteriori guasti dell'umidità, fu lavalo con corrosivi preparati dallo slesso pittore che poi non si peritò dal ritoccare le figure : dal fatto ne venne un guasto maggiore. Mezzo secolo dopo, un altro pittore, il Bossi, propone di ricopiarlo, ina le armature erette all'uopo non fanno che accrescere la rovina. l'oi sopraggiunse la baraonda belligera e politica della fine del secolo, il convento fu mutato in caserma di cavalleria, e sebbene Bonaparte avesse ordinato di lasciare sgombero il refettorio e rispettato il dipinto, gli ordini non furono eseguiti. F cavalli vennero stillati nel refettorio, ed i soldati, che li governavano, a perditempo si divertivano a lanciare mattoni ed immondizie contro le figure del Cenacolo. Dopo molle islanze l'autorità cittadina, nel 1801, ottenne che il luogo aperto a tutti fosse murato