Provincia ili Milano
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coperte di sabbie ; talora alternanti con strati di sabina e di ciottoli, talaltra collocate sotto le puddinghe. Ter tal modo alcuni di questi strati argilliferi sembrano spettare ad ima epoca anteriore al deposito delle puddinghe, giacche a queste sottoposte; altre invece sono posteriori, poiché si rinvengono, come nei contorni di Gemette, sulla sponda sinistra del Lambro, sovrapposte alle puddinghe stesse.
Frequenti sono nella provincia di Milano i depositi di ciottoli, grossi e piccoli; questi ultimi contraddistinti col nome di ghiaia. Si rinvengono per lo più sotto il terreno coltivabile, separati spesso da banchi di argille e di sabbie, e spesso anche misti alle sabbie.
Le sabbie, che a strati abbondanti si trovano nel sottosuolo della pianura lombarda, sono un complesso di parti silicee, calcaree, argillose, micacee, con poche dosature ferruginose. Le sabbie con predominio di silice sono quelle che si riscontrano nell'alto Milanese, ove miste a ciottolame ed alle sabbie ferruginose, formano quei vasti e sterili depositi, che sono gli scopeti, o, come diconsi più comunemente, le brughiere.
I numerosi banchi di puddinghe che si rinvengono in alcune parti di questa provincia debbousi a vasti depositi di ciottoli esistenti nei bacini dell'Adda, del Lambro, dell'Olona, del Seveso, sovente ad altezza molto superiore dell'attuale livello di questi filimi. La formazione di questi conglomerati, molti dei quali sono utilizzati nelle costruzioni cittadine, non può essere attribuita agli attuali fiumi: bensì a correnti anteriori, le quali deposero sui ciottoli prima trasportati, il cemento che li riuniva in un sol blocco, reso durissimo dalle cristallizzazioni, che talora vi si formano, e dalla pressione che per gli strati sovrappostasi, trasportati da altre correnti, lo strato delle puddinghe dovette subire.
Anche i massi erratici sono una specialità dell'alto Milanese, ove se ne riscontrano, per ino' di dire, ad ogni passo: 11011 ne mancano però anche nelle parti basse, fin dove pare meno supponibile il trovarne. Constano per lo più di roccie cristalline, gneiss, porfidi ed altre roccie di simile natura, staccati dai fianchi poderosi delle Alpi centrali, al momento del loro sollevamento, e trasportati poi qua e la dai ghiacciai. Nè mancano, nella provincia milanese, depositi di terreno terziario, rappresentato nella anzicenuata collina di San Colombano.
Della idrografìa della provincia di Milano, per quanto riguarda i fiumi, dopo quello che fu detto nel riassunto generale sulla regione, poco dobbiamo aggiungere.
Il Ticino, l'Adda, il Po, che sono fiumi terminali della provincia milanese, appartenenti quindi all'intera regione, furono precedentemente a sufficienza illustrati, perche qui se ne abbia a ripetere la descrizione.
Dell'Olona, del Lambro, del Seveso, della Molgora, del Nirone, della lana, filimi o corsi d'acqua speciali della provincia milanese, al già detto, stante la poca loro importanza, 11011 potremmo aggiungere se non brevi cenni di carattere puramente locale e che appunto per questo crediamo opportuno riserbare ai singoli casi, per 11011 dovere con richiami continui ritornare sid già fatto. Richiameremo all'incontro l'attenzione ilei lettore su di 1111 fenomeno degno d'essere studiato — dipendente dalla struttura sotterranea del suolo di questa provincia ed è quello della somma differenza del livello delle acque sorgive, che pure sono numerose e copiosissime iu tutta la regione. Secondo asserisce il Preislack, in qualunque parte del circondario milanese si voglia trovare acqua la si rinviene sorgiva, scavando alla profondità di metri 2.<>0 a metri 3, in terreno naturale: s'intende, non in snolo di demolizioni od in altro modo artificialmente accumulato. La profondità dei pozzi annienta considerevolmente al nord di Milano: a Gallarate, ad esempio, conviene cercare le polle d'acqua tra i metri 52 e 55; a Seregno alla profondità di metri 43; a Paina, invece, paese più settentrionale