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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Porto Maurizio
   343
   reprimere la quale una squadra romana visitò la loro costa nell'anno ISO av. G. (Liv.
   xt»
   41). Strabone parla di essi come di una tribù sempre esistente (Strab.
   iv
   p. 202)
   e la loro capitale
   detta Albium Intemelium od Albintemelium
   era ai tempi suoi una città ragguardevole.
   Noi non abbiamo modo di determinare l'estensione od i limiti del loro territorio
   ma pare confinasse con quello degli Ingauni a est e dei Vedianti (Nizzardi) a ovest; codeste almeno sono le sole tribù ricordate dagli scrittori dell'Impero romano come esistenti in questa parte occidentale della Liguria. Esso comprendeva anche probabilmente l'intiera valle della /intuba
   o Roja
   a cui Lucano (u
   422) dà l'epiteto di cavhs per la profondità del suo letto
   
   Albium Interne
   lium distava 16 miglia romane da Portus Monoeci o Monaco {Itin. Marit.
   p. 502) ed apprendiamo da Tacito ch'essa era un municipio romano
   e che fu saccheggiata dalle (ruppe dell'imperatore Ottone
   in guerra col suo competitore all'impero
   Vitcliic
   le quali trucidarono
   nella sua villa
   Procilla madre del virtuoso Agricola (Tac.
   HisL
   n
   13; Agrìc.
   7).
   In tempi posteriori Ventimiglia fu presa
   dopo lunga resistenza
   dai Goti cilene distrussero le fortificazioni e ne atterrarono i monumenti. Accorse in suo aiuto Costanzo
   cognato dell'imperatore Onorio
   il quale la riedificò
   ma fu conquistata di bel nuovo dai Goti. Poco appresso fu colpita da un'orribile pestilenza
   che mietè la maggior parte dei suoi abitanti
   per cui non fu difficile ai Borgognoni in prima e quindi a Rolari
   re dei Longobardi
   farne aspro governo. Gli abitanti impauriti fuggirono sulle montagne da cui re Rodoaldo riuscì con promesse a ricondurli al basso e a persuaderli a ricostruire la loro città la quale ricuperò
   sotto Carlo Magno
   parte della sua antica floridezza. Ma i Saraceni di Frassineto
   distrutta Matuzia o San Remo
   si volsero contro Ventimiglia i cui abitanti si posero in salvo con la fuga. Cacciati da Ugo re di Provenza vi tornarono saccheggiandola ed uccidendo chi si attentava di opporre resistenza. Snidati nel 073
   Ventimiglia visse finalmente in pace e fu eretta in contea limitata a ovest dal contado di Nizza
   a nord dalle Alpi e a est dal fiume Taggia o Argentina.
   Il primo dei suo: conti ricordato nell'istoria fu Corrado 1
   quartogenito di Berengario
   figliuolo di Rosone
   marchese di Toscana nel 963
   Poca però era la loro giurisdizione nella città la quale reggevasi a municipio ; dominavano bensì nelle valli adiacenti e il loro dominio non crasmettevasi per primogenitura
   ma spartivasi fra tutti i fratelli (1).
   Terminate le guerre in Oriente
   Genova mirava ad ingrandirsi nelle due Riviere
   ed avendo Ventimiglia ricusato di obbedirle
   vi fu costretta
   nel 1139
   dopo un assedio
   (1) I conti di Tenda — dice il Bertolotti — cominciarono a mostrarsi nella storia verso il secolo X. Vennero questi in più rinomanza quando la loro signoria passò nell'illustre casa dei Lascaris
   conti di Ventimiglia
   da cui prese il nome di Lascaris per il matrimonio del conte Roberto (altri dicono Guglielmo Pietro) con Trena (altri la chiamano Eudossia) figliuola di Teodoro Lascaris
   uno dei vari imperatori greci sorti dopo la presa di Costantinopoli fatta dai Latini
   e lo smembramento dell'Impero orientale. Intitolavansi conti di Ventimiglia
   signori di Tenda
   ed ir. Tenda fermarono le stanze loro
   posciachè dai Genovesi furono cacciati dal proprio loro seggio. Questi conti variarono tre volte cognome; prima erano detti Guerra
   poi Balbo
   ed in ultimo Lascaris.
   Della stirpe dei conti di Tenda era quella Beatrice a cui Filippo Maria Visconti diede la tortura e la morte in guiderdone dello quattordici città
   retaggio di Pacino Cane suo primo marito
   porta tegli in dote nelle nozze malaugurose. Pare che la colpa di Beatrice innanzi agli occhi del disumano duca non altra fosse che lo spiacergli per essere sterile e vecchia. Non pertanto egli consegnolla alla scure come rea d'illecito amore con Oroinbello
   un giovane suonatore di liuto. Ma la fermezza e la religiosa pietà con che Beatrice sostenne la morte
   rendono fede della sua innocenza ch'ella asserì sino al suo estremo respiro. Fu resa immortale dal Bellini