Mandamenti e Comuni del Circondario di Porto Maurizio
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reprimere la quale una squadra romana visitò la loro costa nell'anno ISO av. G. (Liv.
xt»
41). Strabone parla di essi come di una tribù sempre esistente (Strab.
iv
p. 202)
e la loro capitale
detta Albium Intemelium od Albintemelium
era ai tempi suoi una città ragguardevole.
Noi non abbiamo modo di determinare l'estensione od i limiti del loro territorio
ma pare confinasse con quello degli Ingauni a est e dei Vedianti (Nizzardi) a ovest; codeste almeno sono le sole tribù ricordate dagli scrittori dell'Impero romano come esistenti in questa parte occidentale della Liguria. Esso comprendeva anche probabilmente l'intiera valle della /intuba
o Roja
a cui Lucano (u
422) dà l'epiteto di cavhs per la profondità del suo letto
Albium Interne
lium distava 16 miglia romane da Portus Monoeci o Monaco {Itin. Marit.
p. 502) ed apprendiamo da Tacito ch'essa era un municipio romano
e che fu saccheggiata dalle (ruppe dell'imperatore Ottone
in guerra col suo competitore all'impero
Vitcliic
le quali trucidarono
nella sua villa
Procilla madre del virtuoso Agricola (Tac.
HisL
n
13; Agrìc.
7).
In tempi posteriori Ventimiglia fu presa
dopo lunga resistenza
dai Goti cilene distrussero le fortificazioni e ne atterrarono i monumenti. Accorse in suo aiuto Costanzo
cognato dell'imperatore Onorio
il quale la riedificò
ma fu conquistata di bel nuovo dai Goti. Poco appresso fu colpita da un'orribile pestilenza
che mietè la maggior parte dei suoi abitanti
per cui non fu difficile ai Borgognoni in prima e quindi a Rolari
re dei Longobardi
farne aspro governo. Gli abitanti impauriti fuggirono sulle montagne da cui re Rodoaldo riuscì con promesse a ricondurli al basso e a persuaderli a ricostruire la loro città la quale ricuperò
sotto Carlo Magno
parte della sua antica floridezza. Ma i Saraceni di Frassineto
distrutta Matuzia o San Remo
si volsero contro Ventimiglia i cui abitanti si posero in salvo con la fuga. Cacciati da Ugo re di Provenza vi tornarono saccheggiandola ed uccidendo chi si attentava di opporre resistenza. Snidati nel 073
Ventimiglia visse finalmente in pace e fu eretta in contea limitata a ovest dal contado di Nizza
a nord dalle Alpi e a est dal fiume Taggia o Argentina.
Il primo dei suo: conti ricordato nell'istoria fu Corrado 1
quartogenito di Berengario
figliuolo di Rosone
marchese di Toscana nel 963
Poca però era la loro giurisdizione nella città la quale reggevasi a municipio ; dominavano bensì nelle valli adiacenti e il loro dominio non crasmettevasi per primogenitura
ma spartivasi fra tutti i fratelli (1).
Terminate le guerre in Oriente
Genova mirava ad ingrandirsi nelle due Riviere
ed avendo Ventimiglia ricusato di obbedirle
vi fu costretta
nel 1139
dopo un assedio
(1) I conti di Tenda — dice il Bertolotti — cominciarono a mostrarsi nella storia verso il secolo X. Vennero questi in più rinomanza quando la loro signoria passò nell'illustre casa dei Lascaris
conti di Ventimiglia
da cui prese il nome di Lascaris per il matrimonio del conte Roberto (altri dicono Guglielmo Pietro) con Trena (altri la chiamano Eudossia) figliuola di Teodoro Lascaris
uno dei vari imperatori greci sorti dopo la presa di Costantinopoli fatta dai Latini
e lo smembramento dell'Impero orientale. Intitolavansi conti di Ventimiglia
signori di Tenda
ed ir. Tenda fermarono le stanze loro
posciachè dai Genovesi furono cacciati dal proprio loro seggio. Questi conti variarono tre volte cognome; prima erano detti Guerra
poi Balbo
ed in ultimo Lascaris.
Della stirpe dei conti di Tenda era quella Beatrice a cui Filippo Maria Visconti diede la tortura e la morte in guiderdone dello quattordici città
retaggio di Pacino Cane suo primo marito
porta tegli in dote nelle nozze malaugurose. Pare che la colpa di Beatrice innanzi agli occhi del disumano duca non altra fosse che lo spiacergli per essere sterile e vecchia. Non pertanto egli consegnolla alla scure come rea d'illecito amore con Oroinbello
un giovane suonatore di liuto. Ma la fermezza e la religiosa pietà con che Beatrice sostenne la morte
rendono fede della sua innocenza ch'ella asserì sino al suo estremo respiro. Fu resa immortale dal Bellini