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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'aite Prima — Alta Italia
   poveri del Comune
   la quale ultimamente venne accresciuta da un legato di 40
   000 lire pel lascito Carenzi ; l'opera pia Viale di Acquetico
   fondata nel 1528 per dotare le fanciulle povere; una Congregazione di carità per soccorrere a domicilio gli infermi poveri e un Asilo infantile. Biblioteca comunale legata nel 1814 al Comune dall'avv. Antonio Sortono.
   L'industria conta in Pieve fabbriche di acque gassose
   di candele
   di paste alimentari
   di saponi
   di basti e selle
   ma soprattutto di scarpe di cui si fa un'attiva esportazione. Commercio floridissimo col Piemonte e la Riviera Ligure occidentale di bestie bovine e lanute
   di maiali
   cereali
   castagne
   ottimi formaggi
   burro
   selvaggina
   vino
   cuoiami
   tele
   ecc.
   Cenni storici. — Pieve di Teco è terra molto antica. Vuoisi che il nome di Teco derivi da Teatatis
   divinità che era adorata dai Liguri Ingauni abitanti della valle dell'Arroscia
   prima che cadessero sotto il dominio di Roma. Infatti nei tempi di mezzo
   Teco chiamavasi Teuti
   Dopo d'aver riconosciuta la signoria dei vescovi di Albenga e dei marchesi di Clavesana
   nel 138G-87 questo Comune passò sotto il dominio della repubblica di Genova. Nel 142f> Francesco Spinola
   pretendendo di essere creditore di 8000 fiorini verso la Repubblica
   se ne impossessò unitamente all'intiera valle d'Arroscia e la ritenne fino al 1436
   nel qual anno la restituì al Comune di Genova. Il castello di Teco fu distrutto nel secolo XVIII durante le guerre fra Genova ed i duchi di Savoia.
   Nel 1794-
   volendo i repubblicani francesi penetrare in Piemonte
   invasero la valle d'Oneglia e
   passando per Pieve
   le cagionarono disturbi e danni non lievi. Quattro anni dopo fu occupata per alcun tempo dalle truppe subalpine che le lasciarono pur esse poco grata memoria della loro permanenza.
   Verso la metà del maggio del 1799 gli abitanti della valle del Tanaro e di Oneglia
   capitanati dal conte Riccardi di Oneglia
   ruppero guerra alla repubblica di Genova
   assalirono la Pieve e la batterono per tre giorni continui ; ciò indusse i Liguri a chiamare in soccorso un corpo di Francesi dispersi allora pel Genovesato e varii furono i combattimenti che ne seguirono. Nel 1805 Pieve di Teco fu riunii a
   col rimanente della Liguria
   all'Impero napoleonico; nel 1814 tornò alla repubblica di Genova
   e nel 1815 venne
   con tutto il Genovesato
   aggregata al regno dei Reali di Savoia.
   Il vecchio storico Giustiniani
   descrivendo più particolarmente ì paesi della Liguria
   dice che Pieve di Teco era importante
   murata
   selciata
   munita di forti
   che racchiudeva più di 300 case
   aveva bei portici ed un florido commercio; e il P. Aurelio Schiaffino
   nella Ghronologia urbis Genuae
   mette Pieve fra le sedici città della Liguria. Nelle nuove leggi della repubblica di Genova il capitaneato di Pieve
   soppresso negli ultimi anni del secolo XVIII e che suddividevasi in tre comarche
   era posto fra i primi di quella Repubblica.
   Uomini illustri. — Oltre a parecchi personaggi preclari dell'illustre prosapia dei marchesi di Clavesana
   signori di Teco e della valle di Arroscia e parecchi vescovi ed ecclesiastici dotti e d'alto affare
   Pieve di Teco diede alla repubblica di Genova diversi segretari di Stato
   fra i quali un Sertorio
   un Borelh e un Gherardi e i diplomatici Defilippi
   Manfredi e Franteli]. Segnalaronsi nelle armi Francesco Aicardi e Paolo Andrea Borelli
   eletto nel 1785 colonnello dal Senato di Genova
   e nel 1800 presidente della municipalità di tutto il cantone di Pieve ove fu considerato qual padre della patria. Fiorirono nelle belle arti: Giulio Benso
   pittore rinomato
   morto nel 1668
   che molto lavorò pei Doria e per la Corte di Vienna; Nicolosio Granello
   pittore anch'esso di molta fama
   allievo del Semini di cui ammiransi dipinti a Genova e nel palazzo Doria a Pegli e Francesco Sasso
   pittore e celebre ritrattista
   che venne chiamato da Carlo III alla Corte di Madrid. Fra i moderni Pievesi va