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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Genova e Porto Maurizio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1892, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alta Italia
   al figlio Ugone. Morto questi senza prole
   divenne
   verso il 1150
   dominio del marchese Anselmo di Ceva. Caduti i Ceva in bassa fortuna
   i Dianesi si sottrassero
   mediante un tributo
   al loro dominio e si posero sotto la protezione delle repubblica di Genova.
   I più volte citati marchesi di Clavesana
   discendenti del suddetto Anselmo
   tentarono un secolo dopo di recuperare parte dei loro antichi diritti ed ottennero a tal uopo
   nel 1310
   un diploma di Arrigo VII ; ma codesti diritti si estinsero con la caduta del marchesato.
   I Dianesi rimasero fedelissimi a Genova e le resero importanti servigi nelle varie guerre di mare sostenute dalla Repubblica. Anzi
   nell'ultima che essa ebbe a sostenere contro i Pisani
   la celebre così detta della Meloria
   una nave di Diano si segnalò per il valore straordinario della sua ciurma; e il nobile fatto
   oltre ad essere stato registrato negli annali di Genova
   fu rappresentato in pittura nella gran sala del Governo con una epigrafe assai onorevole; e ancora starebbe a testimonio di sì valorosa impresa se un incendio non avesse
   nel secolo scorso
   consumato il dipinto.
   La Repubblica compensò quel servigio con speciali franchigie
   fra cui noteremo la facoltà ai Dianesi di eleggersi il podestà e di farsi i regolamenti di polizia interna.
   Coli
   elett. Oneglia — Dioc. Albenga — P2 T. e Str. ferr. Genova-Ventimiglia.
   Cervo (954 ab.). — Siede sull'erta ripida del capo Cervo a 3 chilometri da Diano Marina
   con a piedi il fiume torrente Cervo accavalciato da due ponti
   uno in pietra per la ferrata e l'altro in legno. Vi si sale dalla strada nazionale per mezzo di scalee che tengono le veci di strade e davanti la piazza in pendìo trovasi la parrocchiale elegante e di forma ovale
   incominciata nel 1630 su disegno del Malvardi di Bor-gomaro e consecrata nel 1736. È ricchissima di marmi e l'aitar maggiore in ispecie è tutto di pietra dura finemente ornato di verde antico. Il fresco grandioso del coro è opera di Francesco Carrega da Porto Maurizio e del celebre Maragliano il gigantesco Crocefisso in legno
   inalberato fra le belle colonne dell'altare. Proporzionata alla magnificenza di questa chiesa
   edificata colle oblazioni degli abitanti
   già solerti e doviziosi pescatori di corallo
   è la sua sacrestia situata a est. Non sorgono in Cervo veri palazzi
   sibbene vaste
   agiate e belle case con amenissimi giardini. Piccolo ospedale. Frammezzo al Cervo e Diano Marina sorge il santuario veneralo della Madonna della Rovere ove si fa il 2 febbraio una fiera frequentata. Vino di ottime qualità
   agrumi
   frutta saporite e olio squisito di cui si fa
   e si faceva più ancora in addietro
   commercio attivo. Al Cervo incominciasi ad osservare la differenza notabile fra le varietà dell'ulivo che a levante sono in gran parte Colombara e Martina e dàimo olii mediocri
   laddove a ponente giganteggia sino al Varo la Taggiasca che dà olio sopraffino e non inferiore a quello di Toscana sì rinomato.
   Cenni storici. — Vuoisi sia d'origine antica assai. Fu ceduto alla repubblica di Genova
   nell'anno 1340
   dal marchese Del Garretto che dai Genovesi era stato fatto prigioniero. Nel 1345
   fu occupato da Antonio Doria marchese di Finale. Nel 1525 fu saccheggiato dalle truppe piemontesi. Uno scoscendimento di terreno
   nel 6 dicembre 1801
   vi arrecò gravi danni. Narrasi che
   per compiere la facciata della suddetta chiesa
   tutta la valida popolazione maschile (150 circa) di Cervo partì per la pesca del corallo
   ma non tornò più e non se n'ebbe mai più nuova e neppure del luogo ove si pescava il corallo.
   Uomini illustri. — Nacquero in Cervo
   oltre parecchi dotti sacerdoti
   un Mulledo
   valente astronomo e matematico
   uno dei pochi chiamati a fondare il Sistema metrico decimale; uno Spiaggia
   altro cultore delle scienze esatte applicate alla nautica
   e quell'Ambrogio Viale che
   sotto il pseudonimo di Solitario delle Alpi
   tradusse l'Eneide e pubblicò liriche
   lodate dal Denina e terze rime con asprezza dantesca.