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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Torino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1890, pagine 614

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   A
   Parte Prima — Al taf Italia
   Quanto alle intemperie che hanno un'influenza immediata sulla vegetazione sono principalissime, nel circondario di Torino, le brine, il freddo intempestivo e tal fiata anche il gelo, che sopraggiunge a primavera inoltrata, dannosi alla campagna e insieme ai viventi. Le rare pioggie estive, o, per converso, i temporali frequenti che imperversano in questa stagione, accompagnati assai spesso da grandine rovinosa, vi arrecano non di rado lo sterminio. Nella primavera poi e nell'autunno le lunghe dirotte pioggie impediscono sovente o danneggiano le seminagioni. Vero è però chele primavere sono spesso ridenti e promettenti, come sono sereni e giocondi gli autunni.
   L'amenissima collina torinese incomincia a sud-est da Torino ed è formata da una serie di poggi che stendonsi oltre Valenza sotto Bassignana ove il Tanaro si gitta in Po. Cotesta collina corre quasi parallela al fiume sopra cui si aderge da 400 a 480 metri. Da quell'altura spiccansi continui contrafforti dove più e dove meno discosti fra di loro, gli uni quasi rettilinei, sinuosi gli altri e ripiegati in arco, i quali scendono sino al Po coll'estreme loro falde, formando amene valli e vallicelle varie di foggia e di ampiezza e solcate da rivi e torrentelli, come, ad esempio, vai dei Salici, sì prossima a Torino. Le pendici esposte a sud ammantansi di vigneti, frutteti, giardini, pergolati, ville, boschetti, ecc.; quelle a nord sono vestite di boschi di roveri e castagni in gran parte ed abbondanti di caccia.
   I vini che si raccolgono sulla collina torinese sono generalmente di qualità mediocre; notevole guadagno si ritrae per contro dalle frutte primaticcie e dalle fragole squisite ed abbondanti che smerciansi nella grande città capoluogo. I gelsi, coltivati con diligenza, e la molta legna da ardere radducono anche largo guadagno.
   Ed ora che abbiamo descritto a larghi tratti la provincia e il circondario di Torino, passeremo alla descrizione del capoluogo, Torino, non senza dare in prima una corsa a Superga che ben la merita.
   Superga e il suo panorama.
   II magnifico panorama che si presenta allo sguardo dall'alto della Basilica di Superga (figg. 1 e 2) eccitò l'ammirazione di Gian Giacomo Rousseau, il quale, nel libro IV del suo celebre Emilio o Dell'educazione, così ne favella:
   — Ei mi condusse fuori della città sopra un'alta collina alle cui falde scorreva il Po di cui si vede il corso a traverso le fertili sponde che bagna; in lontananza l'immensa catena delle Alpi incoronava il paesaggio; i primi raggi del sole radevano già le pianure e proiettando, con lunghe ombre, sui campi gli alberi, i poggi, le case, arricchivano di mille effetti di luce il più bel quadro che possa pararsi innanzi ad occhio umano. Avreste detto che la Natura spiegava davanti ai nostri occhi tutta la sua magnificenza. —
   E il De Saussure, nel suo Viugyio delle Alpi (voi. in, cap. xi): — Lo spettacolo di cui si gode dall'alto di Superga, sopratutto dalla galleria sopra la cupola, è uno dei più belli ch'io mi conosca. Le Alpi presentano di lassù l'aspetto più magnifico. —
   E di vero, il panorama della collina di Superga è superiore in grandezza e bellezza alla sua fama. Niun luogo fu più favorito dalla natura per osservare, in tutta la sua estensione e magnificenza, la vasta cinta delle Alpi che confina l'Italia dal loro punto di congiunzione con gli Apennini sino alla penisola istriana, e dall'Apennino sino al gruppo dell'Adamello sopra il lago di Garda. Appiè di quest'immensa catena