Atto ter/,»
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Isa. Signor no, di concludere no.
Dot. Dunque tratteremo.
Isa. Il primo patto, che Doralice vada fuori di questa casa.
Dot. E la dote?
Isa. Prima la mia e poi la sua.
Dot. S' ha da rovinare la casa ?
Isa. Rovinar la casa,1 ma via Doralice.
Dot. Eccola.
Isa. Temeraria! Ha tanto ardire di venirmi davanti gli occhi ? Il sangue mi bolle. Non la voglio vedere. Venite con me. (entra nel suo appartamento
Dot. Vengo ! Ho paura che non facciamo niente.
Dor. (entra Doralice, e il Cav. corre dal suo appartamento). Vedete ! Io vengo per parlar con lei, ed ella mi fugge.
Cav. Giacché siete tanto discreta e ragionevole, mi date licenza che, salve tutte le vostre convenienze, tratti 1' aggiustamento con vostra suocera ?
Dor. Sì, mi farete piacere.
Cav. Volete rimettervi in me ?
Dor. Vi dò ampia facoltà di far tutto.
Cav. Mi date parola ?
Dor. Ve la do, con patto però che 1' aggiustamento sia fatto a modo mio.
Cav. Prescrivetemi le condizioni.
Dor. Una delle due, o che io debba essere la padrona di questa casa, senza che la suocera se ne abbia ad
1 La vecchia Contessa si ritrae tutta da sè : rovinar la casa ! Gran parte del piccolo mondo femminile goldoniano è fatto di ripicchi e dispetti: piccole anime inacidite, incapaci di fare il gran bene come il gran male, incapaci anche di una vendetta che riveli u n pensiero, precipiti un avvenimento storico, abbatta un' istituzione o un uomo.